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La notte di S. Lorenzo e la storia di Miriam

CULTURA E SPETTACOLO - 10 08 2018 - Méngu

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/stelle cadenti

L' éra 'l 10 agùst 1949 e 'l tirava mìga 'n bùf dé vent ilò a Runch...

La notte era scesa lentamente spegnendo ogni suono.

Gli uccelli si erano quietati fra le foglie dei tigli , ogni tanto solo il canto dei grilli rompeva il quieto passare del tempo.

Era calato il silenzio! Una dolce calma ormai sconosciuta avvolgeva il paesaggio.

E' quel silenzio che ti invade il cuore , che ti dà un' estasi dolce e ti avvolge come un mantello, ti accarezza come la mamma.

E' quel silenzio che ti fa pensare solo alle cose della vita, che ti può dare angoscia e paura quando non sei sereno.

Era il 10 agosto, io e mia nonna eravamo ilò a Runch nello spiazzo che si affaccia su Tirano, tra le grandi piante di tiglio.

 

Cara nonna Virginia, sento ancora l'odore del tuo scusàl , annuso l'odore del pastùn déli galìni, che preparavi ogni giorno, sento scorrere le tue mani rugose sulla mia faccia, vedo i tuoi occhi da contadina stanca e rassegnata, mite e buona che scrutano il cielo buio e stellato.

Ricordo il tuo silenzio di nonna, che tutto scruta, tutto dà e nulla vuole in cambio e che prega sempre il Signore per timori e affanni altrui.

 

Adés che sòo scià vécc ta sùgni, cara nòna!

Sogno ancora d'essere putugnàa 'n dèl tò scòs, tra i vestiti consunti dal lavoro.

Desidero ancora quel silenzio che mi faceva sognare d'aver le ali, di volare leggero tra i boschi e i prati come gli uccelli.

Quel silenzio senza fine mi faceva buono e non mi stancava mai.

Ora non l'ho più e mi manca immensamente!

 

Nonna cara, noi quella notte aspettavamo vedere cader le stelle, ti ricordi?

Svuff! Nòna vardàla! Che cùa, che cùa la gà!

Tas e préga, la diséva sùta vus!

L' è 'n sègn dél Signur, prèga par chi 'l tàa völ bée, pénsa dé giutà la pòra gént, la diséva !

I suoi occhi erano lucidi mentre mi accarezzava lentamente la fronte.

Vuff! vuff! vuff! Nòna, nòna vardàn trè!

Che bèl nòna ,che bèl!

 

Mia nonna non rispondeva, sorrideva felice e pregava.

Penso pregasse per nonno Méngu, suo amato sposo.

Notte magica!

Lei forse pensava che il nonno si divertisse a tirare stelle dal cielo.

Notte dolce tra il caldo umido dei tigli di Ronco e cari ricordi.

 

Ilò a Runch passammo buona parte della notte osservando le stelle cadenti, poi stanco chiusi gli occhi vinto dal sonno.

La nonna era solita adagiarmi sül lécc dé scarfòi e darmi un bacio.

Penso fù così anche quella notte.

Quella sera, guardando le stelle cadenti, mi raccontò la storia di Miriam.

 

Miriam era una dolce e bellissima bambina.

Era una bambina semplice, portava gli scarponi senza calze perché le calze costavano troppo e i suoi genitori erano poveri.

I suoi occhi e il suo sorriso erano dolci e teneri come il nascere del sole sul Mortirolo.

D'estate abitava con i genitori in località Canài .

Lì avevano una piccola baita con una cucina e una stalla dove vi era il bestiame.

All'alba di ogni giorno papà Ginu scendeva a lavorare a Tirano e alla sera, terminato il lavoro, con il suo immancabile rutsàch risaliva la mulattiera .

Ogni sera , giunto alla Volta dèl Pèrsech faceva un lungo gorgheggio, così come fanno i contadini nel Tirolo.

Era il segnale per mia nonna che preparava la gazzosa fresca sul grande bancone che troverete ancora adesso nel piazzali sotto i tigli .

Ginu prima di arrivare in baita faceva ancora il solito gorgheggio, Miriam capiva e a piedi nudi e a grandi salti raggiungeva papà.

Con un balzo gli si aggrappava la collo come una scimmietta.

A Ginu svaniva d'incanto la fatica , poi raggiungevano la stalla e insieme a mamma Rìna accudivano il bestiame.

Così ogni giorno fino a fine settembre...

 

Era il 10 agosto del 1940

La notte era quieta come quella passata con mia nonna sullo spiazzo.

Notte tragica!

Nella stalla di Ginu da due ore risuonava il lugubre lamento della mucca Stèla che

pantegiàva per 'l dulùr.

Papà Ginu e mamma Rìna accarezzavano il grosso ventre per lenire il dolore di Stèla.

Erano preoccupati, non sapevano cosa fare!

Ecco Miriam sbucare tra le ombre della stalla e gridare

"Papà, mamma, vado a Tirano a chiamare il veterinario "

Miriam, non puoi ! E' buio e ti perderai, avrai anche paura, disse papà Ginu.

Non darti pena papà, vado e torno, disse Miriam.

Miriam mise gli scarponi e in un baleno fu sulla mulattiera per Tirano.

La notte era stellata ma il buio della piante dava un sinistro aspetto alla strada.

Ombre e luci sembravano muovere i sassi della mulattiera.

Miriam ebbe paura ma continuò la sua corsa verso Tirano.

Giunta a Runch, si fermò sul piazzale dove io e mia nonna quella sera avevamo visto le stelle cadenti

Era la notte di S. Lorenzo.

Miriam, guardò la valle illuminata e chiese aiuto al Signore guardando il cielo stellato.

Svuff!

Vide una bellissima stella cadente passare sopra la testa e spegnersi sulla cima del monte Masuccio.

Si ricordò di quello che i vecchi tramandavano allora ai nipoti.

Espresse un desiderio e sussurrò :

"Signore, Dio delle stelle, devo correre a Tirano per salvare la mia mucca Stèla ma ho paura , aiutami tu."

Ed ecco che dal cielo si videro scendere mille stelle cadenti.

Non si spensero ma volteggiarono leggere nel cielo e si trasformarono in mille lucciole che si posarono intorno a Miriam .

Miriam riprese la sua corsa sulla mulattiera tra le lucciole che formavano una aureola di luce intorno al suo corpo.

Era la lanterna del Signore.

 

Terminata la sua corsa e giunta al Castelàsc , Miriam alzò le mani per ringraziare il Signore.

Tutte le lucciole si posarono sul palmo delle mani e si spensero lentamente nel buio della notte svanendo nel nulla.

Fù così che Miriam potè salvare la sua mucca Stèla, accompagnando il veterinario ai Canài la notte stéssa.

La mucca Stéla ebbe un vitellino che chiamarono Lurenzin.

 

Méngu

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1 COMMENTI

10 08 2018 16:08

sanmichele

Le sue parole, caro Méngu, toccano il cuore...