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La festa del primo maggio è ancora una festa?

CULTURA E SPETTACOLO - 30 04 2019 - Ivan Bormolini

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Domani, come tutti gli anni a partire dalla seconda metà dell'800 festeggeremo la festa dei lavoratori. Nei secoli sia lavoratori che lavoratrici hanno giustamente ed altrettanto faticosamente, conquistato molti diritti ed è giusto che coloro che hanno ancora un lavoro domani ricordino questa storica ricorrenza.
Pensando agli anni floridi in cui in larga parte del mondo tutto procedeva a gonfie vele, questa data aveva davvero un profondo valore. Ma oggi cosa dobbiamo festeggiare?

 

La nostra economia nazionale sta nuovamente attraversando un periodo difficilissimo che trova nel termine recessione tutta la sua complessa drammaticità. Anche quella mondiale sta mostrando un trend negativo, ma soprattutto quella interna, subisce ancora i pesantissimi contraccolpi di quella iniziata nel 2008 ed esplosa dal 2009 in poi. 
Spesso, anche recentissimamente gli istituti di ricerca, hanno pubblicato dati davvero poco lusinghieri sui tassi di disoccupazione che riguardano non solo quella giovanile ma anche quella in età più avanzata.
Inoltre, la scorsa settimana, sono emerse le statische che confermano che si sta nuovamente facendo ricorso a periodi di cassa integrazione da parte di molte aziende per il calo della domanda del commercio interno e dell'export.

 

Chiudono ancora, magari dall'oggi al domani, molti siti dalla piccola, alla media sino alla grande impresa, senza considerare le enormi difficoltà dell'edilizia un tempo settore trainante. Che dire poi dell'artigianato, del commercio e di altri comparti, insomma le difficoltà non mancano e sono purtroppo ancora una volta palesemente evidenti.
La ricorrenza di domani, dovrebbe essere in grado di porre grandi più che  moniti, delle concrete soluzioni sul nostro futuro e su quello delle nuove generazioni. 
Sicuramente questi gridi d'allarme, li sentiremo in varie manifestazioni organizzate dai sindacati, a questo coro si uniranno le varie fazioni politiche da desta a sinistra, magari un po' distaccati con un parere su Facebook, contenente parole come proporremo, attueremo e concretizzeremo. 

 

Udiremo frasi come “il lavoro è dignità”, il diritto al lavoro è sancito dall'Articolo numero uno della Costiruzione, oppure ancora la politica, recentemente passata ed attuale, è stata incapace di individuare e mettere in atto soluzioni a tutela degli imprenditori e dei lavoratori e via discorrendo.
Sapete cosa vi dico, al disoccupato diplomato o laureato, al quarantacinquenne o cinquantenne, che si è trovato senza lavoro, questi bei comizi, queste voci “social”, oppure interviste ad effetto, non servono. A tutte queste persone occorre un lavoro che consenta di riacquistare quella dignità perduta, non si chiede altro, solo una semplice condizione, lavorare e guadagnare onestamente uno stipendio. 

 

La cosiddetta busta paga, che consenta di vivere ed eventualmente guardare con una certa serenità e solidità al futuro.
In tutto questo complesso calderone si vanno ad aggiungere altre voci. Sono quelle situazioni che invocano profetiche soluzioni da anni, diminuzione o abolizione del così detto lavoro in nero, la piaga del caporalato e non assolutamente per ultima quella dell' infortunio sul lavoro, che ancor oggi vede troppi morti ed altrettante situazioni gravemente invalidanti.
I tempi dei profeti, sono acqua passata, purtroppo oggi si cerca di magheggiare, magari con il contentino del reddito di cittadinanza o la quota cento. Ma consentitemi di dire che tra  l'essere profeti dalla facile favella, all'attuare misure concrete che tutelino il diritto al lavoro, l'imprenditoria  e la vigilanza su chi abusa per pochi euro all'ora di manodopera, di acqua sotto i ponti ce ne passa e ce ne dovrà ancora scorrere.

 

Era necessario già da tempo, ma oggi in particolar modo, attuare misure concrete atte a tutelare gli imprenditori, che con estrema forza di volontà hanno cercato e cercano in ogni modo di tenere in vita ciò che rimane delle proprie aziende, dando lavoro alle maestranze. 
E' più che mai imprescindibile, ascoltare la loro voce, udire il loro impegno nel tentativo di mantenere un difficoltoso potafoglio clienti, oppure, magari con ristrettissime risorse, investire in nuove tecnologie sinonimo di qualità e innovazione.
Snellire la burocrazia, diminuire la tassazione, ammorbidire il costo che ogni imprenditore si assume per ogni dipendente a carico e via dicendo.

 

A me pare, che questo governo, non sia assolutamente in grado di fare tutto questo. Non è combattendo contro laceranti divisioni interne della maggioranza che si risolvono queste importanti questioni.
Non è il quotidiano sopravvivere, il tirare a campare, oppure il tergiversare su questioni importantissime come il lavoro, ed ancora il rimandare a data da destinarsi importanti provvedimenti, che si risolvono i problemi dei lavoratori, del precariato e della disoccupazione dilagante, in tutti i settori.
Non è più il tempo di nascondere le briciole sotto il tappeto, perchè quelle briciole stanno divenedo ormai pagnotte belle grosse, ma prive di un lievito costruttivo, ed a farne le spese sono tutti coloro che domani vorrebbero ridare quel vero valore storico alla festa dei lavoratori. 

 

Ivan Bormolini

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