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La fatica delle mamme e delle nonne

CULTURA E SPETTACOLO - 29 12 2018 - Méngu

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/Dùi nisciöli, quàtru castègni, trèi nùs e …’n pit de pas!
Foto di Wilma Del Simone: Dùi nisciöli, quàtru castègni, trèi nùs e …’n pit de pas!

Ho sentito dire da una signora anziana trafelata e esasperata: “Speriamo che queste feste passino in fretta e tutto torni alla normalità, questo periodo è per me stress e super lavoro, anche oggi ne ho otto a tavola da servire, ieri erano undici”. Ho udito e taciuto, ma subito dopo averla lasciata sbuffante e quasi in corsa con due pesanti borsoni della spesa sul lungo viale di Madonna di Tirano mi sono chiesto il perché di questa esternazione.

 

Dal suo affanno ho dedotto che per quella signora il periodo natalizio e fine anno dovevano essere un tormento e non un sereno momento di condivisione e di riposo. Forse è normale per una casalinga ragionare così: “Sono feste solo per voi uomini e in particolare per voi anziani d’antico stampo che pretendete d’essere serviti e riveriti e l’unico complimento che fate è, a mezzogiorno e sera, dire: “cara, è pronto il mangiare?“.

 

Avrebbe anche risposto che figli, nuore e nipoti con la loro vitalità e l’ inquietudine del tempo le toglievano il respiro, che nessuno le dava retta e aiuto perché spaparanzati in poltrona innanzi al televisore e occupati in mille telefonate e messaggini. Insomma che lei si sentiva serva di tutti. Avrebbe detto che quel susseguirsi di feste per lei è un periodo di penitenza, forse più di quello di santi preti che, anche loro sottoposti ad un superlavoro di messe e confessioni, almeno trovano la tavola pronta, la camicia e la tonaca stirata.

 

E se tu avessi interrogato l’anziano marito avrebbe aggiunto che per lui la situazione era ancora peggiore poiché doveva far di conto tra spese di regali ai figli, nipoti, nuore e parentele varie senza dimenticare nessuno. La sua tredicesima e parte della pensione si dileguava come neve al sole, lasciando poco spazio alle sue esigenze e quelle di sua moglie che pretendeva almeno per una volta d’uscire a pranzo e di non far la serva a tutta la tribù. Siamo sinceri tra noi: c’è chi le feste di Natale, di fine e inizio anno le aspetta con impazienza, ma c’è anche chi queste feste le passa come periodo di superlavoro e di stress servendo gli altri e trascurando se stessi.

 

Allora che fare? Semplice ! Occorre vivere queste feste in modo semplice, dividendosi il lavoro, spegnendo il telefonino per colloquiare viso a viso con la serenità che porta la quiete. Occorre non pretendere ciò che non si può avere, magari copiandosi a vicenda in mille cose che il mercato impone, pensando che c’è tanta gente che ha meno in beni materiali e in salute. I nostri vecchi riassumevano il tutto dicendo: “ Vardàt ‘na òlta àa ‘n pìt ‘ndrée e ta starée pü bée” (guardati una volta anche un poco indietro e starai meglio).

 

Questo è un proverbio che vale per i giovani, ma anche e soprattutto per i non più giovani che non raramente sono i primi a dare il cattivo esempio. Auguro alla signora casalinga trafelata e con i borsoni della spesa di cui sopra che almeno per una volta, in questi giorni di festa possa godersi in santa pace un pranzo cucinato da altri. O no?

 

Méngu

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