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L'organo Serassi della parrocchiale di San Martino

CULTURA E SPETTACOLO - 06 02 2020 - Ivan Bormolini

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/ORGANO SERASSI SAN MARTINO

(Di I. Bormolini) Riprendo anche in questo nuovo anno la rubrica dedicata all'arte tiranese. Alcuni mesi fa avevo parlato della storia dell'organo della nostra Basilica, ora è giunto il momento di descrivere le vicende legate all'organo Serassi nella nostra chiesa parrocchiale di San Martino.

 

Prima dell'attuale strumento ne esisteva un altro, nei primi anni dell' 800 questo, nonostante le riparazioni risultava inservibile.

Nel 1841, al fine di realizzarne uno nuovo, era stata interpellata la ditta dei fratelli Antonio e Gaetano Prestinari, grazie ai buoni uffici di un nipote dell'avvocato Visconti Venosta.

I Prestinari avevano inviato al Visconti Venosta un accurato prospetto per la costruzione dello strumento. In quel preventivo, contenente l'indicazione dei registri e delle caratteristiche, si precisava ovviamente anche il prezzo quantificato in 15.550 lire milanesi. Il pagamento doveva essere effettuato in tre rate, 9.000 lire al termine del montaggio ed il resto in altre due rate annue.

La trattativa non aveva avuto seguito, tra le cause vi era forse l'elevato costo. Siamo nel maggio 1847, vista la necessità di dotare la parrocchia di un nuovo organo, la Fabbriceria si rivolgeva all'amministrazione comunale, invitandola presso l'Imperial Regio Subeconomo, il prevosto Zaffrani, al fine di stabilire il da farsi.

 

Era chiaro che andavano analizzate le risorse finanziarie, nello stesso tempo si rivelava importante nominare una commissione che si occupasse del progetto, questa doveva essere formata da “persone cognite nell'arte”. Tra gli scopi della stessa vi era la determinazione della spesa dell'opera che andava affidata ad un valente e conosciuto fabbricatore di organi.

Nel corso di quelle sedute, si era deliberato che il Comune “potesse” concorrere per una somma di lire 3000 da pagarsi in sei anni., la Fabbriceria interveniva con un contributo di lire 5.600,da versare in rate annuali di lire 700.

La Deputazione Comunale, con una nota a firma di Antonio Visconti Venosta, Agostino Lantieri e Carlo Mazza, aveva dunque risposto positivamente all'invito considerando l'opera proposta “ di ornamento e di decoro del tempio e in onore della popolazione”.

 

Per entrare nel vivo, con una nota del 5 febbraio 1848, il maestro di musica in Merate Giuseppe Biraghi, interpellato dalla Fabbriceria forniva dei consigli.

Egli proponeva con entusiasmo il progetto dell'organaro Giudici, persona che ben conosceva e che raccomandava per serietà e bravura.

Biraghi asseriva che il progetto “è veramente in grande ed eseguendolo appuntino, potrebbero con giusta ragione què di Tirano, andar superbi d'aver uno dè più begli e strepitosi organi della Lombardia”.

 

Il meratese aggiungeva inoltre di essere disponibile ad assistere alla fabbricazione e di poter ottenere dal Giudici un ulteriore ribasso sul prezzo.

Nella missiva però aggiungeva anche altro: “ Qual'ora poi oltre all'Opera Classica, volessero avere oltre al Classico anche l'Autore, li consiglio di dipendere dai Serassi, spenderebbero parecchie lire in più, ma avranno anche la celebrità del nome del fabbricatore”.

Comunque nel concludere i suoi consigli, spezzava un'ulteriore lancia a favore del Giudici definendolo un artefice che progredisce e fa progredire.

Stando all'analisi dei fatti di quel tempo, le raccomandazioni del Biraghi a favore del Giudici, parevano tardive.

A lui aveva infatti risposto il capo dei fabbriceri Mottana, dicendo che la Commissione “aveva ritenuto conveniente di stringere un contatto con li Signori Serassi,con i quali s'era già in relazione per simile opera sino dal passato dicembre”.

 

Risulta a questo punto chiaro e nello stesso tempo evidente, che al fine di realizzare il nuovo organo la stessa Commissione si era mossa su più fronti al fine di valutare tutte le possibili offerte e progetti.

Pare inoltre, analizzando le date, che non si volesse tergiversare a lungo, infatti il rapporto con i Serassi, fra i più noti e qualificati organari del tempo, si faceva fitto.

Il 30 marzo 1848, i Serassi si affrettavano a spedire a Tirano, mediante “Il Corriere di Lecco”, il plico con le loro proposte e relativi disegni.

La concomitanza delle vicende storiche, aveva però posto un freno alla realizzazione del nostro organo.

Si era nel periodo burrascoso della prima guerra d'Indipendenza, i fabbricieri comunicavano ai Serassi di soprassedere per qualche tempo. Era certo indispensabile la raccolta delle offerte per il nuovo organo, ma si doveva concorrere in sovvenzioni per la causa italiana.

Sta di fatto che i lavori per l'installazione del nuovo organo, definitivamente assegnati ai Serassi, erano iniziati solo nel 1851 per concludersi nell'estate dell'anno dopo.

 

Francesco Bonacosa, su disegno dell'ingegnere Ulisse Salis, realizzava la cassa, questa era imponente e solenne.

Si provvedeva inoltre alla fattura di un telone dipinto, questo era ed è ancor oggi predisposto per essere calato sulle canne. L'opera raffigura il patrono di Tirano San Martino ed era stato realizzato da un pittore ignoto ma di buona valenza.

Un vero peccato che questa grande tela venga rarissimamente resa visibile nella sua grandiosa bellezza.

Tornando all'organo, si pensava anche ad una cantoria da realizzarsi ai due lati dello strumento, però questa non veniva realizzata.

Per l'inaugurazione, nel luglio 1852, al fine di evidenziare l'importanza dell'opera, interveniva un musicista d'eccezione, Padre Davide da Bergamo, considerato un famoso organista e compositore.

 

A conti fatti, il costo dell'organo, cassa compresa, sfiorava le 9000 lire. Questa era una somma considerevole per la Fabbriceria, ai solo Serassi andavano versate 6800 lire allo scadere delle rateizzazione pattuita.

Nel settembre del 1857, la famosa bottega bergamasca, lamentava un ritardo nel pagamento e chiedeva il saldo del medesimo, ossia un residuo debitorio di lire 3398.50.

Risulta che il saldo ai Serassi veniva effettuato solo nel 1861, con un versamento finale di lire 1386.

Per far fronte alle spese, la Fabbriceria era stata costretta a chiedere un prestito di lire 5000 al Sig. Giovanni Botterini, con un interesse annuo del 5%.

Dalla vendita del vecchio organo si era ricavata uno somma modestissima pari a 392 lire, soldi che certo non erano nemmeno lontanamente paragonabili all'investimento compiuto per il nuovo organo.

Pochi anni dopo la sua inaugurazione, in occasione dei grandi restauri della chiesa parrocchiale, l'organo veniva smontato e rimontato da Giacomo Locatelli, allievo dei Serassi.

Questa era sta un'opera meritevole come scriveva il 7 settembre 1875, il collaudatore l'organista Claudio Saragozza al punto da dire “Essa appariva migliore rispetto alla sua prima costruzione”.

L'organo di San Martino risulta essere il numero 609 all'interno del catalogo dei Serassi e al numero 19 del catalogo degli organi delle ditta di Giacomo Locatelli.

 

GLI INTERVENTI RECENTI: siamo nel 2016, anno in cui si è provveduto ad un'accurata opera di manutenzione dell'organo Serassi. Va detto che un precedente e simile intervento di restauro era stato attuato nel 1968, quindi 48 anni prima.

Normalmente un simile strumento va sottoposto a tali interventi ogni vent'anni. Il costante utilizzo ne aveva permesso una buona conservazione, tuttavia dopo quasi mezzo secolo, un notevole strato di polvere si era depositata al suo interno. Oltre a ciò le parti interamente meccaniche necessitavano di una revisione.

Si è quindi provveduto ad una manutenzione della parte fonica ( ripulitura della polvere, revisione meccanica e riaccordatura- intonazione). Notevole l'impegno nella riqualificazione cromatica ( eliminazione dello stato di vernice nera per un recupero ai colori originali ).

Sono intervenuti per quest'opera: la ditta Mazza di Tirano per la realizzazione dei ponteggi dal pavimento al soffitto, la ditta Tamburini di Crema per la parte fonica e la ditta Lusardi, sempre di Crema per le opere sulla cassa lignea.

Avevo seguito questo restauro ai tempi del giornale “Il Tiranese senza Confini”, ne avevo parlato con il prevosto don Paolo Busato, pubblicando un'intervista.

Sono convinto che quell'intervento abbia ridato nuova luce a questo patrimonio di arte, di fede e di storia tiranese. La voce musicale di ben 2400 canne e di uno strumento di eccezionale valenza sono un vanto per la nostra comunità.

 

 

FONTI: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini di Sondrio.

LE CAMPANE DI SAN MARTINO: Settembre anno 2016. Stampa Tipografia Petruzio.

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