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L'Adda e il Poschiavino nella storia

CULTURA E SPETTACOLO - 08 07 2021 - Ivan Bormolini

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/IL FIUME ADDA A TIRANO AGLI INIZI DEL 600
IL FIUME ADDA A TIRANO AGLI INIZI DEL 600

Gentili lettori, il mese di luglio di ogni anno ci ricorda i drammatici eventi della terribile estate del 1987. A partire da oggi e durante la prossima settimana, non proporrò la cronistoria di quel periodo anche se il ricordo di quanto era successo e delle vittime è ancora indelebilmente impresso nel nostro vivere. Per quanto riguarda Tirano, ho deciso di scavare nel passato per analizzare alcuni fenomeni alluvionali e franosi che avevano interessato il nostro territorio sino ai primi del Novecento; prima di parlare di questi, ho ritenuto interessante fare qualche cenno sul fiume Adda e sul torrente Poschiavino, due corsi d'acqua indissolubilmente legati a Tirano e alla frazione di Madonna. Vi auguro buona lettura. ( I. B.)

 

(Di I. Bormolini) La nostra città è legata da millenni alle vicende inerenti al fiume Adda e al torrente Poschiavino.
Se analiziamo le origini del nome Tirano, appaiono audaci due ipotesi riguardanti lo scorrere dell'Adda e del Poschiavino, queste si basano sul fatto che il nome della città sarebbe derivato da “inter amnes” (tra i fiumi), oppure “turris amnis” (torre del fiume).
La situazione idrografica dei due corsi d'acqua, in origine era ben differente rispetto ai giorni nostri e molteplici sono i fatti che nella storia di Tirano ci parlano della convivenza tra il fluire delle loro acque e la popolazione. 

 

L' Adda dopo la stretta della Valchiosa e sino ad arrivare al nucleo abitato quasi tutto racchiuso dentro le antiche mura, per un tratto era probabilmente simile all'attuale, esisteva però un' ansa che si addentrava molto all'interno sulla sinistra ed esattamente nella zona dove sorge il poligono, lo stadio comunale ed altri impianti sportivi, stiamo dunque parlando di un fiume che scorreva privo delle attuali arginature. All'altezza del ponte di via Martiri della Libertà, aggirando forse un isolotto l'Adda piegava a destra interessando la zona della stazione ferroviaria, la via Calcagno, la via Ponticello e la via dell'Agricoltura.
Questo percorso, pareva fatto apposta per andare incontro ed accogliere le acque dell'affluente Poschiavino, questo incontro avveniva nella località Miscent anticamente detta anche dei Miscenti, la via si trova nelle immediate vicinanze del palazzo San Michele e dell'antica casa del Beato Mario Homodei. 
Il toponimo della via Miscent deriva dal latino misceo che corrisponde alla traduzione mescolare, quindi le acque in quel luogo si mischiavano unendosi proprio a pochi passi dall'attuale piazza Basilica.

 

Il Poschiavino scorreva tra massi, ghiaie e isolotti, era stato costretto nell'iniziale letto artifiaciale grazie al lavoro predisposto per volontà dei monaci di Santa Perpetua, esisteva già il ponte della Folla che consentiva di raggiungere direttamente le contrade di Villa di Tirano.
In seguito alla costruzione del Santuario, iniziata pochissimo tempo dopo l'evento prodigioso dell'Apparizione Mariana, l'alveo in più riprese era stato indirizzato verso la montagna al fine di allontanarlo dal sacro luogo.
Il ponte era originariamente in legno, poi in pietra e muratura, era stato più volte travolto e ricostruito a cuasa delle piene che si verificavano ciclicamente. Tra queste, particolarmente intensa e definita terribile era stata quella dell'anno 1772, questa aveva sepolto nel letto del torrente il ponte in pietra, ricostruito due anni dopo nuovamente in legno, nel 1816 era stato realizzato in muratura.

 

Adesso entriamo nello specifico delle antiche vicende inerenti al fiume Adda che anche a Tirano aveva sempre un' attenzione particolare così come in altre località della valle interessate dal suo passaggio.
Il fiume era certamente una risorsa capace di fornire molti servizi, i problemi sorgevano in caso di piena, la recente memoria storica in riferimento all'alluvione del 1987, ci ha mostrato quanto fosse pericolosa la sua furia, così come quella del Poschiavino.
In passato in epoche remote, più precisamente durante la dominazione delle nostre valli da parte dei Grigioni, i Capitoli novi della Magnifica Università di Tirano, nei loro contenuti riportavano norme ben precise riguardanti il fiume Adda.
Il Capitolo 112 ad esempio, disponeva quanto si doveva fare in materia “alli lavoreri del fiume Adda".
Per “lavoreri”, si intendevano l'insieme di opere realizzate o da compiere lungo quelle che erano le sponde del fiume al fine di impedirne la fuoriuscita delle acque capaci di invadere l'abitato e i coltivi.
Si trattava in buona sostanza, di ripari approntati, sistemati convenientemente con grossi massi ( corni ) atti a formare quelle che in dialetto sono ancora oggi definite “li mulàdi”, si parlava di argini rinforzati con tronchi opportunamente disposti ed il tutto completato con arginelli fatti da ghiaie e rami di pino.

 

Nel Capitolo 74, si consentiva che per il “lavorerio dell'Adda” si poteva tagliare legname anche nelle “selve in giù” quindi quelle in basso, dove il taglio era vietato per usi privati.
Nello stesso Capitolo, si prevedeva anche il pagamento della licenza concessa ai privati per il taglio del legname da utilizzare al suddetto scopo e secondo una tariffa particolare.
Un altro particolare inerente alla manutenzione del fiume riguardava la pesca, al Capitolo 8, con le modifiche apportate nel 1721 al testo originario degli Statuti, si interveniva sul tema.
Si vietava di collocare le nasse senza la licenza del Consiglio dei 12, organo quest' ultimo che era parte dell'Amministrazione di quei tempi. La pesca con le nasse, sembrava avesse deteriorato le “molàte del fiume” causando danno grave al pubblico.
A vigilare sull' Adda e sugli interventi da effettuare ci pensava il Consiglio dei 36, altro organo dell'Amministrazione. 
Questo affidava a persone di fiducia, deputati, sovrastanti o sovrintendenti, l'incarico di presiedere ai lavori manutentivi ed eventuale rifacimento dei ripari sulle sponde, oltre a controllare che qualcuno non scaricasse nel fiume rifiuti di nessun genere. 
Alla voce spese per la manutenzione, definite “per la ripatione dell'Adda”, va detto che erano a carico dei proprietari dei terreni interessati lungo il percorso del fiume, anche se forestieri abitanti nel Comune.
Per l' impiego dei sovrastanti era stabilito che essi erano debitamente rimborsati solo quando “attendevano alli lavoreri”, per ciò che riguarda appunto i “lavoreri”, le spese e le prestazioni, risulta importante un proclama emesso su istanza del del decano il primo luglio 1760.
In questo si stabiliva che ogni famiglia abitante nel territorio di Tirano, era tenuta a dare una giornata di lavoro, o più giornate in caso di necessità, secondo un turno assegnato ad ogni contrada.
Questa prestazione, doveva essere fedelmente fornita sotto la direzione del sovrastante o dei consiglieri di contrada, in particolare questi ultimi si dovevano attenere al piano operativo dello stesso sovrastante che nel caso specifico citato era un certo signor Antonio Mazza.

 

LA QUESTIONE DEI PONTI: su questo importante tema è necessario compiere un altro passo indietro nella storia rispetto all'epoca della dominazione dei Grigioni (1512-1797). Pergamene datate 1345,1348 e 1350, citano un “ponte di Gèra”, altre intorno al 1354 fanno cenno a vigne di là del ponte e dal torchio.
La località “Gèra”, detta anche dai nostri avi “Li Gèri”, si trova lungo la via Ortigara e non è improbabile, vista la necessità di attaversare il fiume per motivi di lavoro o per spostamenti, che si fosse reso necessario costruire un ponte che unisse le due rive.
Però va ricordato che un'altra “Gèra” c'era nell'attuale zona di via Calcagno verso Madonna, dunque in conclusione il citato “ponte di Gèra”, potrebbe essere quello che è passato nella tradizione con il nome di “Ponticello”, un ponte utilizzato da coloro che dovevano attraversare l'Adda percorrendo la via che dall'edicola votiva di S. Giuseppe si inoltrava verso la campagna di Madonna in direzione di Villa. 

 

Il ponte vicino al torchio non poteva che essere quello in corrispondenza della Porta Poschiavina ( non esistente come tale prima dell'edificazioni delle Mura di Tirano ), questo deveva esistere già nel 1303, considerando che una pergamena datata in quell'anno cita un “il ponte dell'Adda” dove esisteva anche una torre. 
Da queste conclusioni si evince come nella toponomastica tiranese ben si ricordino i fatti sin qui brevemente elencati, la via Miscent annovera il punto di unione delle acque dell' Adda e del suo affluente Poschiavino e la via Ponticello, testimonia la presenza di un ponte sul letto originario del fiume. 
Tornando infine all'epoca dei Grigioni, emerge un fatto un poco particolare, nel giugno del 1643 in materia di ponti si emanava una “grida generale”, in questa si vietava a qualsiasi persona di poter erigere sopra il fiume Adda “alcuni generi di ponteggi senza licenza...”. 

 

Ci ritroveremo giovedì prossimo con un evento che aveva destato grande preoccupazione e paura per il nostro abitato di Tirano.

 

 

FONTI:

ASPETTI DI VITA QUOTIDIANA A TIRANO AL TEMPO DEI GRIGIONI (1512-1797). Autore: William Marconi. Stampa: Bonazzi Grafica Sondrio 1990. Dal primo capitolo: L'ambiente naturale e le opere dell'uomo. Pag. da 15 a 18 L'Adda e il Poschiavino.
TIRANO. Il centro storico storia arte architettura. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio. Dalle pagine 16 e 17, Tra le montagne, pag. 23 Una storia millenaria.

 

 

L'immagine di copertina è tratta dal libro TIRANO pag. 20. Autore del volume don Lino Varischetti. Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.
L'immagine è dei primi del 600.

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