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In disparte

CULTURA E SPETTACOLO - 22 07 2018 - Don Battista Rinaldi

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Chi lavora ha bisogno di prendersi un momento di riposo. Ecco la ragione per cui, al ritorno dalla loro missione, gli apostoli sono invitati da Gesù a riposare un po’. Come mai, l’evangelista dà così importanza a quella che potremmo ritenere una ‘banalità’? Infatti la scena si ripete spesso nel vangelo di Marco e di solito prepara una rivelazione importante. Nel nostro brano l’espressione è ripetuta due volte ed è accentuata dal fatto che Gesù e i dodici si ritrovano soli su una barca, sul lago.

 

Un primo significato è certamente quello che l’evangelista vuol far percepire a coloro che nella comunità hanno la responsabilità della presidenza e dell’annuncio della parola di Dio; perché confrontino il proprio zelo apostolico con quello dei Dodici e imparino a servire i fratelli con dedizione e tanto amore: è Gesù il modello di ogni pastore, perché colma la sete e riscuote la fiducia di un popolo sbandato come ‘pecore senza pastore’.

 

Ma il messaggio principale è affidato proprio all’espressione ‘in disparte’. Il servizio alla comunità richiede molto impegno e grande generosità, ma bisogna fare attenzione, perché può trasformarsi facilmente in attività frenetica; incombe anche sui ministri – e chi scrive ne sa qualcosa – il pericolo di perdere il contatto con Cristo e la sua parola per rispondere a tutte le richieste e iniziative della gente. Gli apostoli che si riuniscono attorno al Maestro e valutano con lui ciò che hanno fatto e insegnato, mostrano quale deve essere il punto di riferimento di ogni attività apostolica.

 

Gesù buon pastore si mostra più attento ai missionari che alla missione e al suo eventuale successo. Mentre ascolta i racconti degli apostoli egli sente anche la loro fatica e il loro bisogno di riposo. Per questo dà ai suoi inviati il diritto di riposarsi e consegna loro la responsabilità di darsi tempo, di fermarsi, di abitare il silenzio e la solitudine, di sostare per ‘essere’ e non alienarsi nel ‘fare’.

 

Gli apostoli, dal canto loro, capiscono che prima di mettere in atto progetti è necessario un confronto sincero con il Maestro, per verificare con lui le priorità da svolgere e per sentirsi inviati non a fare quello che a noi piace, ma quello che per Lui conta. Le scelte e le iniziative che non nascono dalla riflessione comunitaria sulla Parola di Dio, rischiano di essere dettate da criteri solo umani, talvolta anche troppo umani.

 

Infine, fondamento dell’azione pastorale di Gesù è la compassione. Egli vede il bisogno dei discepoli, ma anche quelli della gente; percepisce di quale cibo hanno fame e di quale acqua hanno sete. Così accetta di mutare il proprio progetto, accetta di lasciarsi scomodare e si impegna nella faticosa predicazione. Gesù comincia a distribuire il suo pane: l’insegnamento che nutre mente e cuore e il cibo che alimenta il corpo. Un modello che non è mai esaurito e che ancora ci provoca e dà la forza per operare.

 

Don Battista Rinaldi

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