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Il "rampelìn" del montanaro Alfredo

CULTURA E SPETTACOLO - 29 07 2021 - Ezio (Méngu)

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/Falcetto a serramanico ( Rampelìn )
Falcetto a serramanico (Rampelìn) - @picclick.it

Non offendetevi per ciò che dirò a voi amanti della montagna, voi che appena potete scarpinate per sentieri e mulattiere. Vi dico, col braccio teso, che se non avete in tasca il “rampelin” (falcetto a serramanico) siete dei montanari della “mutua“. Un buon montanaro non procede in montagna con la testa bassa come una pecora ma si avventa in ogni luogo con la testa alta o magari anche bassa ma con l’intento di ispezionare e di godere ogni centimetro del suolo dove cammina. Un buon montanaro non si lascia frustare il naso e graffiare un polpaccio con una “rama” (frasca) e se dà ingombro al suo passo la taglia estraendo il suo inseparabile “ rampelin “ dalla tasca e “ zàchete” di botto la tronca rendendo il passaggio agevole per lui e per chi poi percorrerà il sentiero.

 

Un buon montanaro che non è un “ bròch “ (brocco) di montagna non si limita a curarsi la muscolatura e ad espellere i suoi acidi urici con potenti sudate o vantarsi che è salito da Tirano a Ronco in 32 minuti come facevo io da ragazzo. Il montanaro d.o.c. ci tiene soprattutto alla pulizia del percorso e a far sapere che il sentiero è in ordine. E se per caso, lo trova talmente infoltito e intransitabile chiama aiuto ai suoi amici e lo fa rinascere più battuto di prima. Tutto questo per dire che chi ama la montagna deve avere necessariamente un “ rampelìn “ in tasca per ogni occasione. Sentite una storiella veritiera accaduta all’alpe Canali e raccontata da una signora dell’Alpe Canali che penso rida ancora ricordando la possente “rampèla” di un vero montanaro. Tutti sanno che questo attrezzo ha un manico ricurvo dove alloggia la lama e che all’occasione viene sfoderata estraendola con due dita. Il montanaro in causa si chiamava Alfredo ma dopo quella sua avventura lo chiamarono “ rampèla “ ( coltellaccio a lama ricurva ) . Non era vecchio, era di mezza età e di corporatura possente.

 

Era uno di quei montanari che assomigliano ai dromedari che fermano il loro passo solo per farsi una bevuta e per fare la pipì. Alfredo era di buona tenuta vescicale da competere con un cavallo. Orbene Alfredo era partito dal Dosso, aveva imboccato il sentiero della “ Cà dei Gatèi “ e giunto appena sotto ai prati della “ Volta del Persàch “ aveva fatto una “ posa “ ( riposino ) . Seduto su un grosso sasso palpò le tasche e si accorse di aver dimenticato a casa il suo inseparabile “ rampelìn “ . Tornare indietro era tardi, quindi raggiunse Ronco con un viso sudato e pensieroso. Mia nonna Virginia lo salutò e gli chiese “ Uèila Alfrédu , cùsa ta me cuntàt ‘ncöö?” (ciao Alfredo cosa mi racconti oggi) Rispose con un grugnito “ Verginia, làsum bùi , u desmentegàa a cà ‘l rampelìn e ‘l me mànca cùma l’ànima” ( Virginia , lasciami stare, ho dimenticato a casa il mio falcetto e mi manca come l’anima ) “. Poi si sedette al bancone e ordinò il solito “ pestùn “ ( fiasco ) di vino fresco che mescolò con una gazzosa. Fece il resoconto dei fatti che succedevano in Tirano a mia nonna, poi dopo una buona oretta s’alzò e se ne andò con passo pensieroso.

 

Giunse alle Canali, proprio alle prima case, e vide che tra i sassi lisci della mulattiera era cresciuta alta una folta isola di piantine “d’albera “( pioppo ) che deturpava il regolare selciato in pietra dei nostri avi. Pensò al “ rampelìn “ dimenticato a casa, poi ebbe una idea di come poteva diserbare quel tratto di mulattiera. Ricordò quando un medico gli disse, vedendo il referto, che la sua urina era un concentrato di sali e per giunta ebbe sentore che in quel momento la sua vescica non poteva più reggere e stava per deflagrare. Si fermò, fece le manovre canoniche che ogni maschio usa per far la pipì, poi la fece sull’isola di piantine tra i sassi. La fece con professionalità ad ampio raggio come quando si sparge un diserbante totale. Non si avvide però che a pochi metri di distanza tra le frasche c’era la Camilla con la roncola che tagliava un poco d’erba papaverina per le galline. Alfredo se la prese comoda e fece tre evoluzioni di getto che miracolosamente sfiorarono le belle trecce di Camilla. Infine a getto esaurito e prima di deporre “ l’arma “ si diede tre possenti colpi di bacino da sembrare d’aver preso un morso di vipera.

 

Camilla, taciturna e nascosta tra le frasche di “ coler “ ( nocciolo ) , filmò mentalmente tutto quanto, ma stette in silenzio trattenendo persino il respiro innanzi a quella “ cruenta “ visione . Alfredo riprese il cammino verso l’alpe Piscina soddisfatto d’essersi vendicato contro quelle piantine infestanti che, secondo lui, attaccate dall’acido urico e dai sali , sarebbero morte in poche ore e il tratto di “bruzzera” ( mulattiera ) sarebbe rimasto pulito come il sederino di un neonato. Nel pomeriggio Camilla usava, con il bel tempo, scendere a Ronco e a chiacchierare con mia nonna del più e del meno. La nonna giunse a dire “ Questa mattina è passato Alfredo, ma non mi sembrava più lui, era affranto perché aveva dimenticato il suo “ rampelin “ a casa. Ha bevuto il solito “ pestun “ di rosso e una gazzosa e poi se ne è andato a testa bassa. Camilla guardò mia nonna in viso , sorrise e poi disse: “L’ho visto anch’io presso i prati di Canali mentre falciavo l’erba papaverina con la mia roncola. Come al solito se l’era presa con le frasche e le erbe infestanti . L’ho visto palpeggiarsi le tasche dei pantaloni, poi ha estratto non un “ rampelin “ ma qualcosa che sembrava uno ““ zapin” ( zappino ) . Con quell’ arnese ricurvo verso il basso avrebbe potuto sradicare “ ‘na bedùla “ , ma si è limitato a innaffiare le piantine di “albera” cresciute tra i sassi della mulattiera.

 

Quell’ uomo deve avere dei potenti sali in corpo poiché, nello scendere a Ronco, ho visto che le foglie di quelle piantine erano già secche. Virginia, non capisco la sua angoscia per la mancanza del “ rampelin “ poiché ha in sé un’ altra potente arma diserbante a getto come la macchina della “ bordulésa “ ( irroratrice ) “. Le due donne risero di gusto, ma la nonna disse a Camilla di non parlare del fatto con nessuno. Figuriamoci far tenere un segreto a Camilla. Era come per Alfredo non tagliare una “ frasca “ ingombrante sul sentiero. Fu così che tutti seppero che Alfredo anche quando non aveva il solito “ rampelìn “ in tasca, in caso di emergenza, aveva un altro attrezzo per la disinfestazione.

 

Ezio (Méngu)

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