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Il perdono

CULTURA E SPETTACOLO - 17 09 2017 - Don Battista Rinaldi

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Una parola quasi impronunciabile nella nostra cultura. Proprio il contrario di quanto Gesù pretende per la sua comunità. Stando al Vangelo di Matteo, infatti, le regole uniche per la chiesa di Gesù sono quelle del perdono reciproco e dell’accoglienza dei ‘piccoli’ (non solo i bambini, ma tutti gli esclusi ed emarginati).

 

Se dovessimo misurare con questo metro le nostre comunità… ci accorgeremmo di quanto sono lontane dal modello. 
E non solo. Tutte le volte che papa Francesco parla di misericordia e di perdono vi è subito una folta schiera di fedeli (anche preti e vescovi) che ribattono: e la verità? E la giustizia? E la storia della Chiesa ci documenta una lunga discussione sul tema ‘misericordia e giustizia’. Forse dimenticando che la giustizia del Dio di Gesù Cristo è la misericordia; la sua verità è il perdono. Sono questi i tratti più profondi del suo volto e… del suo cuore.

 

Noi allora, per tentare di conciliare realtà che sembrano inconciliabili, siamo arrivati a concludere che Dio perdona, ma solo quando uno è pentito. Ma la parabola di oggi ci ricorda che il perdono di Dio è proprio il perdono di quanto è imperdonabile secondo il buon senso comune. Quindi il pentimento è la conseguenza del perdono ricevuto, non la condizione previa. E poiché il perdono non cambia sempre il cuore di colui che lo riceve,  il primo segno che abbiamo compreso la forza del perdono ricevuto è il nostro pentimento e la capacità di perdonare le offese ricevute. Avendo fatto l’esperienza del perdono, cerchiamo a nostra volte di ricreare le condizioni per una relazione gratuita e sincera con chi ci ha offeso. Solo così crescono relazioni più autentiche e umane. Non certo con le punizioni e le condanne. Eppure quante volte sentiamo dire, al termine di tre gradi di giudizio: finalmente è stata fatta giustizia!

 

Nella parabola del servo spietato che ascoltiamo oggi nel vangelo notiamo, invece, una certa cattiveria e stupidità. Non è forse anche stupido il servo che dopo essersi visto perdonare una debito immenso e impossibile si mostra senza pietà nei confronti dell’uomo che gli doveva una cifra infinitamente inferiore e irrisoria? Ma spesso il peccato è tanto pericoloso perché è tanto ridicolo.
Un aspetto non secondario della parabola è la tristezza e il dolore dei compagni di servitù di fronte all’agire malvagio del servo che non ha pietà e quindi la loro denuncia: se posso perdonare il peccato contro di me, anche infinite volte, non ho l’autorità di perdonare il peccato che un altro fa a un terzo. Anche Dio si ‘infuria’ di fronte alle ingiustizie verso i più deboli.

 

Don Battista Rinaldi

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1 COMMENTI

16 09 2017 17:09

Méngu

Perdonare fa bene anche alla salute. Non perdonare significa essere continuamente risucchiati, come in un buco nero in un gorgo di malessere fisico e spirituale. Chi non perdona sporca la propria energia interiore, la quale non ha più la forza necessaria di produrre il bene. E a volte, chi non perdona o non è pentito , medita solo vendetta provocando una disarmonia del corpo che porta a malattie fisiche e psichiche difficilmente curabili anche con la medicina moderna. Perdonare è difficile, ma necessario. Aristotile scriveva “ chi non è incline al pentimento è incurabile “. Io aggiungerei, anche per il perdono.