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II parte - Il giovane amore malamente negato

CULTURA E SPETTACOLO - 09 02 2018 - ivan bormolini

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IL PICCOLO ROMAZETTO TIRANESE

L'AMOR TRIONFANTE E L'AMOR PERDONATO

(Un testo scritto di Ivan Bormolini)

 

SECONDA PARTE: Il giovane amore malamente negato

Passavano i giorni, la gamba di Anna dava evidenti segni di guarigione, l'amorevole e artigianale steccatura di sue padre, stava dando buoni frutti, occorreva ancora riposo.

 

Un pomeriggio Anna aveva avuto una visita inaspettata, quella di Giovanni, che aveva chiesto informazioni su dove abitasse, doveva rivederla. In quelle ore avevano parlato molto, ed anche la giovane dagli occhi azzurri non era rimasta indifferente alle parole di quel ragazzo, semplici ed amorose, era un galantuomo a differenza del padre.

 

Si erano rivisti varie volte, sempre ovviamente di nascosto, solo i genitori di lei sapevano di quell'amore tra quei due giovani così diversi ma così uguali.

Una sera il buon Luigi prese tra le braccia sua figlia:

Figlia mia, io e tua madre capiamo i reali sentimenti di quel ragazzo, ma vedi appartenete a due mondi completamente diversi. Mai suo padre permetterà una simile unione. Farà di tutto per allontanarvi e farvi soffrire ed io non ti voglio veder piangere per un amore che forse non avrà mai un futuro.”

 

Anna stringendo forte il premuroso padre gli disse:

Papà, quel che sarà sarà! Il mio cuore si è innamorato di Giovanni, è ricco, diverso da noi, ma è nobile di cuore, il resto non mi interessa, combatteremo anche contro le decisioni del signor Battista.”

Nel frattempo quella sorta di incontri clandestini continuavano, Giovanni voleva attendere tempi più consoni per parlare di questa relazione con quel padre che mai avrebbe accettato quell'unione, in cuor suo pensava che che un giorno le cose sarebbero cambiate in meglio.

 

Povero ragazzo, poveri ragazzi, non immaginavano cosa sarebbe successo nel breve periodo di poche settimane.

Durante uno di quegli incontri, la giovane coppietta era stata notata dalla persona sbagliata, ovvero un fidato servo di Battista che si trovava a transitare per la zona del castello di Santa Maria.

Non gli era parso vero di correre al palazzo e spifferare tutto a Battista.

Signor padrone, suo figlio si vede con una figlia di contadini, vestita di poveri abiti, certo quella non è all'altezza di vostro figlio, sarebbe uno scandalo se qualcuno del vostro rango sapesse.”

 

Battista non aveva detto una parola, ma da quel momento ogni minimo spostamento di suo figlio era seguito in modo discreto da occhi ben vigili. Appena il quadro della situazione era chiaro e Battista aveva ottenuto le giuste informazioni, si era impegnato a ordire un piano davvero spiacevole per il figlio. Non aveva perso tempo e un giorno, mandando a chiamare il figlio, aveva rotto ogni indugio comunicando a Giovanni la sua drastica decisione.

 

Questa volta quel dialogo a senso unico era iniziato veramente con un sonoro ceffone; Giovanni, non intuendo nulla, non aveva avuto nemmeno il tempo di rispondere o chiedere il perché, non immaginava che da settimane era seguito e che suo padre sapeva tutto.

Ma come figlio ingrato, non hai ancora scordato quella serva popolana, cosa ti sei messo in testa, vuoi disonorarmi, vuoi gettare fango sulla nostra famiglia o cos'altro vuoi fare. Rideranno tutti se venissero a sapere. Dove hai la testa, dove hai la coscienza! Ti vieto di rivederla. E' un ordine!

Anzi vai a preparare i tuoi bagagli, già domani mattina partirai con tua madre per Como, andrete dai nonni. Ti ho iscritto in una scuola dove apprenderai i primi rudimenti di economia, così un giorno potrai gestire quello che tuo padre ha creato.

 

Il gelo tra padre e figlio era da questo ulteriore momento insanabile.

Vai a Como, studia e trovati una ragazza degna della tua condizione sociale, tua madre vigilerà su di te, evitandoti di farti venire altre sciagurate idee. Nel frattempo sino all'alba di domani non potrai uscire dal mio palazzo.”

Anna, non vedendo arrivare Giovanni al loro appuntamento, attese per lunghe ore, aveva intuito tutto ed il suo triste pianto non era consolabile nemmeno dall'affetto dei genitori. Voci di amici le avevano fatto sapere che Giovanni era stato costretto a lasciare il borgo e non si sapeva per quale destinazione e nemmeno per quanto tempo.

Nella mente di Anna le parole del buon padre riecheggiavano come un eco assordante e continuo.

 

Il tempo passava, giorni, settimane, mesi e la giovane ragazza non riusciva a trovar pace; nel frattempo il padre, per arrotondare un po' le entrate economiche, essendo abile in vari lavori manuali, si era messo alle dipendenze di falegname. In poco tempo era divenuto anche un buon bottaio, costruiva e riparava botti, tini e brente in legno. La sua bravura era stata notata da molti ed in altrettanti chiamavano Luigi per varie riparazioni.

 

Da Como nel frattempo giungevano scarsissime e brevi notizie, si diceva che Giovanni studiava con rassegnata diligenza. Pensava in cuor suo di poter tornare e riabbracciare la sua amata, ma purtroppo non sapeva né quando né come. Era il malvagio padre che decideva per tutti e tutti dovevano sottostare ai suoi ordini.

Battista, però non aveva agito solo contro il figlio, ma anche nei confronti di sua moglie. L'aveva mandata a Como con la scusa di seguire il figlio, ma sinceramente sarebbero bastati i nonni. Il piano era molto chiaro nella mente perversa di quell'uomo: a Tirano aveva bisogna di campo libero.

 

Nei suoi numerosi viaggi in Svizzera si era invaghito di una ricca ereditiera bernese, giovane bella ed anche furbescamente attratta da quell'uomo, pur essendo fidanzata ufficialmente con un giovane nobile francese.

Dagli incontri a Berna all'arrivo nel sontuoso palazzo di Tirano della ricca Giuditta, non era trascorso molto tempo.

 

Di quel suo primo arrivo nel borgo se ne era parlato per mesi, nulla di nascosto, tutto alla luce del sole. Sembrava fosse arrivata una principessa ed il suo servo fedele. In molti avevano notato gli occhi dell'ereditiera, furbi e vivaci, un volto che certo non passava inosservato sia tra i nobili che tra i contadini.

Battista, sembrava al settimo cielo, ricco, al massimo della sua potenza economica pareva pavoneggiarsi in quella Tirano e tra quei tiranesi che si chiedevano dove volesse arrivare quel riccone, che si vantava delle suo doti amorose con la giovane Giuditta.

Sontuosi pranzi e cene tra le mura di quel palazzo, regali costosi, vestiti, monili in oro ed argento, per Giuditta sembrava fosse Natale tutti i giorni, ma lei voleva ben altro ed era disposta a tutto per ottenerlo.

 

Nel frattempo Battista scriveva alla famiglia, li rassicurava che tutto andava bene, con un'insolita gentilezza diceva nelle missive che gli affetti famigliari gli mancavano. Di tanto in tanto, per non destare sospetti si recava a Como dalla famiglia per brevi visite, lasciava loro il denaro sufficiente per continuare a condurre una vita agiata e poi con una certa fretta, parlando di affari, asseriva di dover tornare per forza a Tirano.

Ma non erano gli affari economici a fargli avere l'ansia di rientrare, ma piuttosto quelli che lui pensava fossero amorevoli e reali fatti cuore.

 

[FINE SECONDA PARTE]

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