MENU
/nuvole

I principi che ti ha insegnato tua madre

CULTURA E SPETTACOLO - 08 01 2018 - Mèngu

CONDIVIDI

/famiglia

Non sono tanti i principi che nella vita vanno osservati. Sono due o tre, sono quelli che bastano a far vivere correttamente, per non avere troppi sconquassi nella vita. Lo diceva Enzo Biagi (1920 – 2007), giornalista e scrittore indimenticabile con questa frase asciutta, lapidaria e veritiera: “Le verità che contano, i grandi principi, alla fine restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino”.

 

Ma quali sono questi principi che, si presume, una madre possa insegnare ai figli? Parlerò per me. Uno dei principi è quello di dire sempre la verità, costi quello che costi. “Chi ha mangiato il cioccolato che era nella credenza?”. Chiedeva lei a noi due fratelli, con sguardo severo. “Sono stato io”, rispondevo. Lei scuoteva la testa e mi diceva di chiederlo e di non “rubarlo “, poi con un sorriso mi diceva: “Ti perdono perché hai detto la verità“ . Così ho imparato a dire la verità e a non rubare.

 

Da grandicello, alla domenica mi diceva: ”Vai a Messa, stai attento a quello che dice il prete“. Di ritorno confermavo d’essere andato a Messa e di aver ascoltato la predica. Così ho imparato ad ubbidire e a ascoltare. Da giovanotto, dopo un alterco con mio padre, mia madre mi mise sotto il naso un foglio con scritto i dieci comandamenti e mi disse: “Leggi, e prima di parlare e agire ascolta cosa ti dice la tua coscienza”. Mio padre annuì. Quei principi basilari sono come delle stelle polari che servono quando si perde l’orientamento. In quei consigli v’è il “vangelo” del vissuto dei nostri genitori, c’è il buon senso comune, c’è un codice naturale di amore, di giustizia e di morale. Nessun genitore, nemmeno il più depravato, dà consigli a danno dei propri figli.

 

Ora le cose sembrano cambiare. In questi tempi, cosiddetti moderni, qualcosa è cambiato nella nostro modo di vivere e nel rapporto tra genitori e figli. Lo si percepisce nelle famiglie dove ci sono fratelli e sorelle distanziati solo d’una decina di anni d’età. Varia il linguaggio e la tecnologia trascina figli e padri in un vortice dove tutto si evolve così rapidamente da cambiare “verità, mentalità e costumi“ che solo poco prima sembravano consolidati.

 

Ad esempio, vediamo madri e padri che per loro comodità o il quieto vivere delegano l’educazione dei loro figli affidandoli per ore e ore innanzi ad uno schermo televisivo o allo smartphone, dove l’etica e la morale hanno intrapreso un percorso non troppo chiaro e non ancora sufficientemente sperimentato. Vediamo padri e madri che si dicono “amici” dei loro figli, che competono in modo ridicolo con loro nell’apparire giovani, nel vestire, nel parlare, nel fare e nel dire. Vediamo padri e madri che innanzi ai loro figli appaiono seri e convincenti quando dicono di voler dare ai loro figli la massima libertà d’agire, di fare, di vivere. Non pochi grandi danno uno sciagurato esempio nel godersi la vita ad ogni costo in modo egoistico e oltretutto si esaltano dicendo chiaro e forte che la vita è una sola e che la gioventù va goduta perché passa a saetta.

 

Risultato? Vediamo padri e madri separati che conducono vite consumate, forsennate e infelici e che sballottano tra loro i figli d’uno e dell’altro compagno tra serate rumorose e festini da grandi. Genitori dai capelli grigi che amoreggiano, e parlano e si comportano come ragazzi immaturi innanzi ai loro figli. I loro figli osservano, li imitano ma nel loro intimo li disapprovano, li detestano e soffrono per la mancanza d’un padre e d’una madre vera.

 

Dov’è il “credo” di questi genitori? Certuni si dichiarano atei con arroganza! Poveretti loro perché non sanno che nessuno è ateo veramente, poiché credere che non esiste un Dio è pur sempre credere in qualcosa, ma dal nulla si passa all’angoscia. Tanti di questi genitori, di questi figli battezzati, cresimati hanno dimenticato, purtroppo, la “stampella“ che dà il senso dell’essere e che ci sorregge nei momenti bui della vita, che ci aiuta a non gettarci nella solitudine e nella disperazione. Per loro la religione, la Chiesa, l’ascolto della Parola vale poco o nulla e se entrano in una chiesa è perché nel loro programma turistico è previsto una visita in quel “museo“.

 

Ma non sempre è così. Ci sono ancora le” mosche bianche”. Ci sono ancora genitori e figli che hanno preservato i valori positivi dei loro genitori, valori che danno pace, serenità e ristoro all’animo, alla nostra coscienza. Questi principi sono come brace sotto la cenere, non sono del tutto spenti poiché la creazione del Mondo non è finita. Il Mondo si evolve continuamente sotto il disegno di un Dio dai molti nomi e dai molti modi di agire. Ogni generazione ha il suo modo di pensare, e la creazione è sempre protesa verso la forza del bene e la giustizia, sconfiggendo il male. Sono convinto, malgrado sbandamenti e incertezze, che la forza della vita dei giovani troverà sempre la sua strada, riaffermando i principi del bene e della verità, aldilà di ogni credenza o ragion di fede.

 

Mèngu

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI