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I parroci di San Martino e la loro elezione

CULTURA E SPETTACOLO - 30 01 2020 - Ivan Bormolini

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/Il prevosto Andres
Il prevosto Andres

(Seconda e ultima parte di I. Bormolini ) Ci siamo lasciati ieri con alcuni fatti e curiosità inerenti ai nostri parroci di San Martino.

Come preannunciato e come da richiesta della nostra lettrice, in quest'ultima parte dedichiamo l'attenzione al loro metodo di elezione.

La prima domanda che ci poniamo è la seguente: quanti dei 23 parroci nella lunga storia della chiesa parrocchiale di San Martino non sono stati eletti dal Consiglio Comunale?

 

Sono stati in totale sette, dal primo Simone Cabasso ( 1859 ) all'ultimo e tutt'ora in carica don Paolo Busato. Troviamo in questa lista Lino Varischetti, Gino Menghi, Tullio Viviani, Battista Galli e Remo Orsini.

Per il resto i restanti sedici, da Martino Manfredotti ( 1602 ) a Pietro Angelini ( 1929 ) erano stati nominati dal Consiglio Comunale.

Torniamo al 1589, all'atto della nomina a parrocchia della chiesa di San Martino, il vescovo Ninguarda oltre ad eleggere direttamente il primo parroco Simone Cabasso, conferiva il diritto di giuspatronato, ovvero anche la facoltà di nomina dei parroci da parte della Comunità.

Non entro nel merito di tutte le norme sul giuspatronato, ma descrivo la procedura stabilita dai Capitoli della Magnifica Università di Tirano del 1606.

La competenza di eleggere il parroco era del Consiglio dei 36.

 

I consiglieri chiamati all'elezione del parroco, che avevano già prestato giuramento al momento del loro insediamento, dovevano ancora giurare; “invocato il nome della SS. Trinità in testimonio della Verità, che procederanno all'intenzione mossi, non per sollecitazioni o promesse disoneste o faziosità ma solo spinti dal convincimento, maturato nella coscienza individuale, a operare nell'interesse della Comunità”...

Seguono poi altre norme... A noi ora interessa il meccanismo di elezione:

“Vien proposto alla ballottazione segreta il primo sortito, colla solita dichiarazione nel votare, che la balla nera nel bussolo sia per l' affermazione e la bianca in detto bussolo per la negatività.”

 

Veniamo ora all'esempio del prevosto Andres già ieri citato con qualche breve cenno:

il Consiglio comunale, morto il prevosto Merizzi, doveva provvedere alla nomina del successore, se nell'anno 1806, non si era raggiunto nessun risultato, il 1807 si rivelava decisivo.

Il Comune informava la Curia della necessità di provvedere a nominare un parroco per San Martino e dal Vescovado di Como in data 4 febbraio giungeva la comunicazione a firma del Vescovo Rovelli

( vescovo della Diocesi dal 1794 al 1819 ) e del Vicario Episcopale Gio. Giuseppe Perlasca Camcel.

Nella missiva, se così la possiamo definire il Vescovo Carlo Rovelli, appartenente all'Ordine dei predicatori, sanciva che giovedì 29 gennaio 1807 i Signori Esaminatori con l'approvazione dei firmatari, approvavano e dichiaravano idonei i seguenti Signori Sacerdoti, riporto fedelmente parte del contenuto della lettera giunta dalla Diocesi:

“Andres Giovanni, già da vari anni parroco di Castione superiore di anni 47, Giacommetti Luigi Cappellano sussidiario di Cremenaga Parrocchia, di anni 25, Luraschi Giuseppe vicario titolare nella Parrocchia di Olgiate di anni 32, De Cesaris Giochino da quattro anni parroco di Cambiagligo d'anni 29, Chiesa Giuseppe nella Parrocchia di Rovellasca d'anni 34”.

 

Il podestà ricevuta la nota del vescovo, convocava il Consiglio comunale. Dall'Ufficio Municipale in data 15 febbraio 1807, a firma del podestà facente funzione Nicola Visconti Venosta, Bonazzi e ricetti savi e Bertolini nelle funzioni di segretario, partiva la convocazione del Consiglio comunale per “l'ellezione del nuovo Parroco di questa Comune”. Questa si doveva tenere il 25 febbraio alle ore 16.00.

Nel frattempo la così detta allora “specifica”, contenente l'elenco dei sacerdoti aspiranti alla Parrocchia, era stata resa pubblica; di conseguenza, tutti i tiranesi avevano potuto conosce sia i nomi dei candidati che la loro età e provenienza. L'elenco in questione “ fu affisso nel luogo solito di questa Comune con un esemplare d'avviso”.

 

In questo contesto storico l'autore di questa ricerca, William Marconi, pone in evidenza un altro particolare, ovvero che l'adunanza del Consiglio comunale, oltre all'avviso personalmente recapitato ad ogni consigliere, poco prima dell'incontro vi era il richiamo, definito pubblico e solenne dato dalla campana maggiore, ovvero quello che ancor oggi, seppur spesso scordato, chiamiamo “campanun”.

Tralascio in questo mio articolo, alcune delle parti burocratiche e pure l'elenco dei presenti ma entro nel vivo di quella seduta:

“Lettosi preliminarmente il Regolamento 15 maggio 1804 relativo all'esercizio del diretto patronato della Comunità e dei consorzi comunali sull'elezione dei parroci.

Il Sig. Pretore delegato politico ha fatto leggere i nomi degli aspiranti alla vacante prebenda prepositurale di San Martino...”

“Posti nel bussolo i nomi de' cinque aspiranti e fattane l'estrazione da una terza mano, è sortito per primo da porsi alla ballottazione il sig. Luraschi Giuseppe vicario titolare nella parrocchia di Olgiate. Per secondo il sig. Andres Giovanni parroco di Castione, per terzo il sig. De Cesaris Gioachino parroco di Cambiaglio.

Per il quarto il sig. Chiesa Giuseppe cappellano di Rovellasca, pel quinto il sig. Giacometti Luigi cappellano sussidiario di Cremenaga”.

 

Ecco l'esito della votazione:

per il Luraschi c'erano stati 2 voti favorevoli e 32 contrari, per l' Andres 30 favorevoli e 4 contrari, il De Cesaris otteneva 5 voti a favore e 29 contrari, il Chiesa 4 voti e contrari 30, Giacometti 2 contro 30 a suo sfavore.

Quindi analizzati i numeri risultava che la maggioranza comparativa era a favore dell'Andres, il pretore assistente lo nominava quindi come eletto “alla Prebenda prepositurale di Tirano”.

 

FONTE: LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini- William Marconi. Stampa: finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini di Sondrio.

Il ritratto del prevosto Andres è tratto dalla stessa fonte.

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