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Gestione dell’immigrazione tra umanità e sicurezza

CULTURA E SPETTACOLO - 06 04 2017 - Alessandro Cantoni

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/alessandro cantoni

L’immigrazione è un problema complesso, che richiede risposte concrete. Partiamo da alcuni dati. Secondo il Viminale, nel 2015 ci sarebbero stati 135.842 sbarchi sulle nostre coste. Il numero degli arrivi avrebbe, inoltre, subito un incremento pari al 18% nel 2016, con 181.436 nuove presenze registrate in Italia.

 

Cifre impressionanti ed inquietanti, le quali rivelano l’esigenza di fare fronte ad un’emergenza planetaria. L’Europa dei tecnocrati e dei banchieri, che non è esattamente l’Europa dei popoli auspicata da Giorgia Meloni e dal centro-destra, ha stanziato per il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione - accorpante FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione), FER (Fondo Europeo per i Rifugiati) e RF (Fondo Europeo per i Rimpatri) -, 2,4 miliardi di euro per i Paesi della Comunità, in un periodo compreso tra il 2014 ed il 2020.

All’Italia spetterebbero, parimenti, circa 560 milioni di euro (558.244.435 N.d.A.).

 

Analizzando le statistiche concernenti l’immigrazione irregolare in un lasso temporale di quattro anni, nel 2011 sono stati censiti 47.152 clandestini, nel 2012 35.872, mentre nel 2013 la cifra ammonta a 30.000. Nel 2014 si parla di 30.906 irregolari e, infine, 10.148 nei primi mesi del 2015, stando alle precisazioni di Guido Ruotolo ne Il Secolo XIX.

 

Una costatazione allarmante, poiché la cifra complessiva raggiungerebbe il limite di oltre 150.000 immigrati non regolari, sbarcati sulle coste italiane. Essendo che il costo complessivo di rimpatrio per ciascun profugo corrisponde a 4.000 euro circa, in soli quattro anni, le spese ammonterebbero a oltre 600 milioni di euro.

Insomma, i fondi europei non sarebbero neppure sufficienti a consentire le procedure di rimpatrio. Da ciò deriva l’esigenza di istituire centri di accoglienza nelle nazioni presentanti criticità politico/economiche.

 

La trattazione con i Governi africani (e non solo) diviene, perciò, indispensabile. Tuttavia, non si tratta di una soluzione scevra di complicazioni, in quanto nel caso della Libia, ad esempio, l’Italia ha concordato un patto di 800 milioni di euro con il governatore ufficialmente riconosciuto dall’Onu, Fayez Serraj, a fronte di altri due non ufficialmente riconosciuti.

Risulta fondamentale una collaborazione dei governi occidentali, a sostegno di leader democratici, in grado di garantire stabilità alle nazioni in via di sviluppo.

 

Il punto focale sul quale urge trovare un’intesa è la gestione dei flussi nei Paesi d’origine, ad opera della autorità locali ed europee, al fine di garantire libertà di circolazione a coloro i quali rispondono dei requisiti necessari alla partenza. Si impedirebbe, altresì, la circolazione di imbarcazioni pericolose per la vita dei migranti medesimi, facilitando il viaggio alla ricerca di un futuro ed una vita più dignitosi.

 

Occorre solidarietà ed umanità, ma al medesimo tempo prevenzione e sicurezza, evitando la penetrazione all’interno della nostra comunità di cellule terroristiche sovversive, peraltro già presenti in tutto il globo.

Un processo complicato, che richiede la cooperazione di autorità comunitarie, extraterritoriali e delle Ong, le quali potrebbero svolgere un ruolo dominante, sebbene regolare.

 

Non possiamo consentire che imbarcazioni appartenenti alle Organizzazioni non governative (si consideri il caso della Sos Mediterranée) recuperino migranti vicino alle coste libiche, senza portarli nei punti di attracco più prossimi, bensì, nuovamente, nella nostra penisola.

 

Alessandro Cantoni

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