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Dio gioca a dadi con gli uomini

CULTURA E SPETTACOLO - 20 12 2018 - Alessandro Cantoni

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/michele falciani

La prima impressione che mi dà Falciani è quella di un uomo mite e profondo. Lo sguardo bonario e fanciullesco nasconde un radicale attaccamento alla vita, che per lui è sicuramente un dono divino. È un artista, certo, ma soprattutto un uomo che ha conosciuto la sofferenza e la fatica di doversi staccare dalle proprie radici. I suoi settantadue angeli, che ci ha mostrato questa sera presso la libreria civica Arcari di Tirano, sono un omaggio a quel Creatore che ha guidato la sua esistenza verso un cammino di gioia e di amore, ma soprattutto di speranza. Michele Falciani è un uomo di spirito e di intelletto, dotato di una razionalità che sfocia nel simbolico, nel rigorismo geometrico e matematico. Il suo spirito è impregnato anche di irrazionalità, di puro misticismo.

 

I bellissimi dipinti che ha presentato sono raccolti in un catalogo finemente illustrato e corredato di alcuni versi composti dall’autore. I proventi ricavati dalle vendite del volume I 72 angeli di Dio saranno inoltre destinati all’Associazione Bianco che, grazie al suo impegno sociale di enorme rilievo, si impegna da diversi anni nella lotta contro le leucemie ed il cancro infantile.

 

Insieme alla vocazione artistica ed umanistica, il pittore Michele Falciani, tiranese, manifesta così una particolare attenzione verso i mali che affliggono la nostra società. Spesso sono proprio i bambini le creature più indifese e vittime della violenza, ma anche della malattia. Eccolo dunque il suo messaggio: occorre prestare una maggiore attenzione all’altro, a colui che ci sta accanto. Un invito a riconoscere il divino che c’è in lui, in noi, ma anche un’esortazione a tendere verso l’ideale, l’intangibile. In una parola, Dio.

 

Le creature alate di Michele danzano leggiadramente avvolte in un turbinio di brillanti tonalità. Perciò al compiacimento della vista si unisce un generale tripudio dei sensi. Gli angeli si muovono al ritmo di una musica armoniosa perché, come ci spiega l’artista, l’uomo è un’armonia, un equilibrio delicato tra luci ed ombre, tra piacere e dolore, tra corpo ed anima. La sua credenza ha origini remote, affonda le radici nel sapere delle civiltà mesopotamiche e di quella greca. Mi torna alla mente l’immagine descritta da Platone nella Repubblica, quella secondo cui l’uomo assomiglierebbe ad un nocchiere, governatore di due magnifici cavalli alati. Uno bianco, in tutto simile a Pegaso, che incarna l’animo razionale; l’altro nero, cinereo, che rappresenta le passioni umane: l’animo concupiscibile, legato ai sensi, alle passioni più basse e ignobili.

 

Molti di questi figli dello Spirito non sono affatto soli. Si uniscono in un solo abbraccio, oppure si sfiorano delicatamente, baciandosi.

Questo ci fa capire che il cammino verso Dio – ricorda l’autore - è sempre universale, nel senso che procede da un singolo verso l’Idea suprema. Il legame che ci unisce a Dio, il viaggio spirituale può essere compiuto con l’ausilio di qualcun altro. Tenendo per mano la propria amata, un amico, ma persino in comunione con l’altro, lo sconosciuto, colui che convive insieme a noi sulla Terra.

 

L’amore verso il Padre non ha senso se non in un’ottica di Cura. Quell’etica della Cura che deve tornare a fiorire tra gli esseri umani. Del resto, già il Kant della filosofia morale ce lo aveva ricordato: l’uomo deve essere trattato come fine e non come semplice mezzo. La comunione con l’altro può aiutarci a sentire, a vedere, ad attingere al Soprasensibile.

 

Alessandro Cantoni

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