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Condividere... il pane

CULTURA E SPETTACOLO - 29 07 2018 - Don Battista Rinaldi

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Per qualche domenica abbandoniamo il vangelo di Marco e leggiamo nel vangelo di Giovanni il racconto della ‘condivisione’ dei pani. Un racconto ben sviluppato, dove l’evangelista dopo il fatto dei pani aggiunge il lungo discorso di Gesù. Non dobbiamo commettere l’errore di pensare che si tratti dall’inizio alla fine di una riflessione sull’eucaristia. Il tema dell’eucaristia accompagna nel sottofondo tutto il discorso, ma, in modo esplicito, viene introdotto solo alla fine. E il messaggio centrale del racconto non è tanto quello della moltiplicazione, ma della condivisione, del dono. Noi siamo affetti dalla smania di moltiplicare tutto: i soldi, la salute, gli anni di vita, le amicizie, i successi, e quando non ci riusciamo noi chiamiamo in causa Dio perché faccia al nostro posto. Una smania che è segno della paura della morte e di mancanza di fede. Gesù con il suo gesto intende dare una risposta al problema materiale della fame e lo fa seguendo una logica che non ci permette di rimanere indifferenti, ma che coinvolge e responsabilizza.

 

L’iniziativa di sfamare le folle non viene dai discepoli, ma direttamente da Gesù. E non è motivata dalla compassione nei confronti di persone stanche o smarrite: è un gesto gratuito, non la reazione ad un bisogno. È il gesto rivelativo di quanto Dio farà nella Pasqua donando il suo stesso Figlio per la vita del mondo, con un amore sovrabbondante e gratuito. Il dono del pane soddisfa anche la fame dell’uomo, ma non come si reagisce a una disgrazia, piuttosto come un consegnarsi all’uomo perché questo sia felice, abbia una vita in abbondanza.

 

Nel dialogo tra Gesù e gli apostoli l’evangelista fa emergere le strategie dettate dalla sapienza degli uomini per risolvere il problema della fame, strategie che sono le nostre e che l’autore colloca sulla bocca degli apostoli. Ci pare di sentire una tiritera quotidiana: non c’è soluzione, siamo in troppi e le risorse sono poche, forse viene il dubbio che la creazione non sia perfettamente riuscita; organizziamoci, sistemiamo ciascuno a casa loro, ma non illudiamoci di sconfiggere la miseria…

 

Il pane è il simbolo più adeguato per esprimere il bisogno dell’uomo e l’amore di Dio. Tutta la storia di Dio con l’uomo può essere condensata nel gesto con cui Dio ‘dà il pane ad ogni creatura’ (salmo 136); cioè dà la vita, che è la natura, la cultura, la terra, il lavoro, la corporeità, la fragilità, il bisogno di incontro, di socialità, di comunione, insomma di tutto ciò che dà senso alla vita e che è essenziale per essa.

 

E questo pane è messo a disposizione proprio da un bambino; il valore simbolico del dettaglio è evidente: il bambino è il discepolo chiamato a mettere a disposizione dei fratelli tutto ciò che possiede. E Gesù è il pastore annunciato dai profeti che inaugura un mondo nuovo in cui nessuno dovrà più azzuffarsi per il cibo: il prodigio avviene perché quello che c’è viene condiviso e si rinuncia a possedere e a conservare per sé. Senza qualcuno che pretenda ‘prima i nostri!’

 

Così Giovanni ricorda alle sue e alle nostre comunità che il problema del pane materiale è strettamente legato alla celebrazione dell’eucarestia. Come si fa a spezzare insieme il pane eucaristico e non condividere il pane materiale?

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1 COMMENTI

29 07 2018 22:07

Méngu

Caro Don Battista, mi piace leggerLe un terzo di paginetta del libretto di Ermanno Olmi “ Lettera a una chiesa che ha dimenticato Gesù”, a proposito del miracolo dei pani e dei pesci. Scrive testualmente Olmi a pag. 43-44: “ …. “ come possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare ? “ Gli disse allora uno degli apostoli: “ C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma non basta per tanta gente” Si sedettero allora nel prato sul monte delle beatitudini, ed erano circa cinquemila. Come potevano cinque pani e pochi pesci sfamare una moltitudine ? “ se credete nell’amore farete miracoli… “ Le parole di Gesù avevano smosso i cuori di coloro che tenevano nascosto il cibo per non condividerlo con gli altri. E fu così che si compì il miracolo: fra tutta quella gran folla riunita, chi non aveva riceveva dal suo vicino, e chi aveva ne donava. Quel giorno , la fratellanza divenne giustizia. Che ne dice don Battista ? A me pare un “ miracolo “ credibile.