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Chi non è contro di noi è per noi

CULTURA E SPETTACOLO - 30 09 2018 - Don Battista Rinaldi

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Vi è una grande tentazione nella chiesa di oggi, quella di impedire e di porre ostacolo all’azione dello Spirito se questa si manifesta in modi e forme non corrispondente ai propri schemi. E allora, soprattutto: la chiesa è ammalata di ‘franceschite’, nelle nostre attività pastorali non si nomina più Gesù Cristo, il Concilio ha rovinato quel poco di buono che ancora resisteva nella Chiesa… E via discorrendo su questi toni. Una visione chiusa e rigida dell’appartenenza comunitaria contro una visione più aperta ed evangelica. Soprattutto un ergere la propria visione ‘contro’ quella di altri – magari anche contro quella dello stesso papa – solo per una stupida gelosia, che diventa minaccia alla vita comunitaria. Non certo la ricerca di una crescita per tutti.

 

Proprio di questo ci parla il vangelo di oggi.

La pagina di oggi, che segue quella in cui i discepoli sono stati incapaci di scacciare un demonio che affliggeva un epilettico, mostra come gli stessi proibiscono a un estraneo, che invece ci riusciva, di cacciare i demoni nel nome di Gesù. Segno di una profonda frustrazione che diventa arroganza. Quale frustrazione si cela, dunque, dentro coloro che hanno continuamente di mira le scelte e le parole di papa Francesco?

 

Inoltre l’azione dei discepoli mostra anche la loro pretesa di detenere il monopolio della presenza del Signore. Una pretesa di dominio e di potere alla quale si oppone la concezione inclusiva di Gesù: ‘Chi non è contro di noi è per noi’.

I discepoli rappresentano quelli che vedono nemici dappertutto; Gesù, invece, mostra come se la sua chiesa vive la radicalità evangelica e lo spirito delle beatitudini non può non conoscere persecuzioni e inimicizie. Ma la stessa radicalità evangelica impedisce alla chiesa di fabbricarsi dei nemici e di considerare tali i non credenti o altri gruppi o categorie di persone. La presenza e l’azione di Dio non sono in mano ai soli cristiani, o magari a certi sedicenti tali, ma sono suscitate dallo Spirito che è in grado di manifestarsi attraverso tutti gli uomini. La chiesa che pretendesse di essere l’unica a parlare a nome di Dio, ridurrebbe lo stesso ad un idolo e diverrebbe occasione di inciampo ed ostacolo al cammino dell’uomo verso Dio. Soprattutto diventerebbe un corpo comunitario che ‘nasconde’, invece che lasciar trasparire la presenza di Cristo: mani, piedi e occhi che ostacolano il cammino di fede dell’altro, piccolo, cioè povero nella fede, invece che favorirlo, sostenerlo e aiutarlo.

 

Diventa necessario allora ‘rinunciare’ (= tagliare) a tutto ciò che può ostacolare il cammino proprio e degli altri verso il Regno. Per questo serve una purificazione del proprio cuore, della propria mentalità, del proprio linguaggio, per vivere il vangelo con maggiore libertà. È quel perdere la vita che è essenziale per ritrovarla.

 

Don Battista Rinaldi

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1 COMMENTI

30 09 2018 10:09

Méngu

Ecco un sermone, credo, condiviso da molti ma proferito da pochi sacerdoti nelle nostre Chiese. Non pretendo di essere nella Verità assoluta ma sento profondamente di condividere questo pensiero . “La presenza e l’azione di Dio non sono in mano ai soli cristiani, o magari a certi sedicenti tali, ma sono suscitate dallo Spirito che è in grado di manifestarsi attraverso tutti gli uomini. La chiesa che pretendesse di essere l’unica a parlare a nome di Dio, ridurrebbe lo stesso ad un idolo e diverrebbe occasione di inciampo ed ostacolo al cammino dell’uomo verso Dio “. Aggiungo, a mio parere, che “ la diversità di credenze “ può essere anche una Grazia se queste diversità portano tutte al bene, alla eguaglianza, alla fratellanza e alla giustizia. A questo, io credo, dovrebbe tendere l’ Ecumenismo . Grazie caro don Battista. Sono anziano e vicino alla “ resa dei conti “; trovo però grande consolazione in questi Suoi pensieri che da sempre mi hanno accompagnato nella vita e che spesso ho trovato d’ostacolo ( graziosamente velati ) nel ragionare di molti.