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Carnevale: l’elogio alla follia e all'allegria

CULTURA E SPETTACOLO - 17 02 2018 - Méngu

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Un mio amico anzianotto, osservando la lunga sequela di cartelli espositori allineati in piazza Cavour mi grida da lontano: “Speriamo ci sia esposto anche il partito della “fritùla!”. Rispondo avvicinandomi a lui al trotto: “Parla sottovoce, o balos (mariolo) che non sei altro, vuoi farti prendere per matto?”.

 

Lui, con voce da megafono mi risponde: “Cosa c’è di male? Nelle elezioni del ’46 subito dopo la guerra, se ben ricordo, durante i comizi in Tirano vi fu un oratore di un partito ora scomparso dalla scena politica, che in piazza Cavour promise “fritula per tutti“. Allora era una grande promessa poiché durante la guerra ai giovani in armi la “fritula” mancava e la sognavano durante le interminabili guardie notturne. Quell’oratore, che era stato combattente, lo sapeva , perciò l’aveva inserita come stemma nel logo, inoltre aveva scritto una poesia che poi aveva fatto stampare su migliaia di volantini. Quella poesia l’ho imparata a memoria come tanti giovani del mio tempo. Ricordo che i ragazzi e le ragazze, all’udir la buona notizia, andarono in visibilio, le mamme e i papà un poco meno.

 

Ora può darsi che qualcuno, quatto quatto, abbia ripreso quell’idea e ci faccia la gradita sorpresa? Lo scopriremo a giorni quando la tiritera di espositori sarà piena zeppa di loghi e di immagini”. Intanto s’è formato un crocchio di persone curiose intorno a noi, che avevano sentito le parole tonanti dell’amico e il nome “fritula“ indicante la famosa frittella gran vanto e piatto prelibato del tiranese. Per cavarmi dall’impaccio ho dunque chiesto al socio se poteva recitarmi la poesia del “partito della fritùla  . Qui sotto la scrivo come me l’ha recitata. Ambasciator non porta pena! Finito la recita c’è stato un battimani e qualcuno voleva il bis. Io però mi sono dileguato quatto, quatto tra la folla, mentre l’amico raccoglieva ancora battimani.

 

Il partito della fritula ( o chisciöl )

Era giugno e nei giorni di gran baldoria,

capitò che la fritula entrò in gloria

per il genio d’ un grande oratore

che seppe al popolo parlar d’amore.

 

In un gran piazzale, ventilato e vasto

così parlò quell’uomo nobile e casto

che portò agli altari la prelibata frittella

che tanti chiamano fritula, tanto è bella.

 

I focosi maschi paragonano la vivanda

alla perla delle donne in loro mutanda.

Fortuna che il casto uomo, gran cicerone,

nulla sapeva di questo dolce paragone.

 

Così parlò alla allegra e gran brigata:

“son sicuro di non dir una stronzata,

che a tutti la fritula piace ben condita,

dolce, succosa, calda e ben colorita.

 

Per venir croccante, cotta e saporita ,

ci vuol dolcezza e un gran menar di dita,

sol così si gusta la dolce prelibatezza

che ognun sogna nella sua giovinezza “.

 

Sorrisero i maschi nel sentir tali parole,

“Ognun si mangi la fritula che vuole “

gridarono le donne con gran vigore

orsù, doniamo la fritula con il cuore.

 

Si misero tutte ai fuochi e ai fornelli

con gran lena al canto degli uccelli,

le fritule furono pronte in un istante,

le donne le donarono tutte quante.

 

Solo il parroco con la croce in mano

non gustò la fritula in quel baccano,

ma nel benedir quel cibo dolce e prelibato

disse: chi non ne mangia fa gran peccato.

 

Méngu

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