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Arte in santuario: l'icona della Madonna di Tirano e il nuovo altare

CULTURA E SPETTACOLO - 24 09 2020 - Ivan Bormolini

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/LA MADONNA DI TIRANO
LA MADONNA DI TIRANO

(Di I. Bormolini) Ci siamo lasciati ieri con qualche notizia sull'antico altare profanato nell'epoca della Repubblica Cisalpina citando doverosamente l'artista pavese Giovan Angelo Del Majno.

Nel luogo dell'Apparizione a documentare la sua grande abilità, rimangono tuttora due distinti gruppi di statue lignee, conservate grazie alla profonda venerazione di cui erano e sono oggetto.

Stiamo parlando dell'immagine della Madonna, collocata nell'edicola che sovrasta l'altare e le sette statuine della scena dell'Apparizione che sono invece nello scurolo.

 

La statua della Vergine Maria, icona della Madonna di Tirano, è considerata a pieno titolo un capolavoro d'arte, è certo difficile immaginare una visita nella Basilica senza indugiare con sguardo ammirato a questo grandioso capolavoro, simbolo di fede e devozione.

Nell'osservarla, colpisce l'atteggiamento materno di Maria, regina del Cielo che è in piedi su una nube sorretta da angeli. Ha un volto delicato e dolce mentre è in adorazione del Figlio posto ai suoi piedi.

Il Bambino Gesù, non è però quello originale, si tratta infatti di un'opera di Carlo Panizza del 1948 e la culla era stata intagliata dai fratelli Andreola di Bormio negli anni cinquanta; sia il capo della

 

Madonna che quello di Gesù, sono incoronati con una corona in lamina d'oro finemente cesellata.

Con grande solennità e festoso concorso di popolo venuto sin dalle regioni del Tirolo e della Baviera, il 29 settembre 1690, i due simulacri, grazie all'onore concesso dal Capitolo Vaticano per espressa volontà di Papa Alessandro VIII, venivano incoronati con diademi offerti dal conte Alessandro Sforza di Piacenza.

Per un'antica consuetudine, la statua della Madonna, viene rivestita con un manto vero capace di accrescerne la regale maestà. Il manto che adorna abitualmente la statua, è in seta e in oro e risulta essere un ex voto che il popolo valtellinese aveva donato alla Madonna di Tirano durante la peste del 1746. infatti in una targhetta si legge:

“EX VOTO VALLISTELLINE GRASSANTE / EPIDEMICO MORBO FRANCISCO XAVERIO / A CASTRO S. NAZARIJ SVPREMO VALLIS / TELLINAE TOTIVS CANCELLARIO / ANNO 1746”.

 

Il tutto tradotto dice:

“Ex voto della Valtellina nell'infuriare dell'epidemia da Francesco Saverio Castel Sannazaro, supremo cancelliere di tutta la Valtellina nell'anno 1746”.

Nelle solennità del passato, sino alla spoliazione del 1798 di cui abbiamo dato informazioni nell'articolo di ieri, il simulacro della Vergine, veniva rivestito con monili offerti dai fedeli, tra questi un prezioso anello donato dalla regina di Francia e , in particolare una “pettorina” detta la “Zoia grande” in oro e smalto con diciotto rose e tempestata da ben centosette diamanti. Questa risulta essere un ex voto dell'imperatrice Claudia, moglie di Leopoldo I° d' Austria, grata alla Madonna di Tirano per la guarigione ottenuta. Attualmente dalle mani della Madonna pende un rosario, dono del Papa Giovanni Paolo II.

 

L'intero conteso sin qui descritto, si trova dunque “nuovo altare dell'Apparizione”, solo nel maggio del 1801, infatti, se ne deliberava la ricostruzione. Nella sua struttura richiama quello perduto sia nell'edicola, sia nelle due aperture che immettono nella cappella. In queste erano stati adattati due cancelli realizzati nel 1730/31 per il precedente altare ed ora rimossi.

Anche il contenuto figurativo delle tavolette a rilievo in marmo di Carrara ricorda quello dell'ancona cinquecentesca. Il fronte della mensa è ornato dalla delicata scena dell'Annunciazione, a questa fa riscontro alla base dell'edicola, la tavola che raffigura l'Apparizione di Maria a Mario Homodei, il tutto secondo un'iconografia andata consolidandosi nel corso del XVIII secolo.

Nella parte sottostante ammiriamo due rilievi raffiguranti il Miracolo della resurrezione dei due bambini nati morti nel 1505, di cui ho già diffusamente parlato nelle precedenti puntate a destra, mentre a sinistra, troviamo il ritorno alla vita del figlio di Mario Homodei annegato nella roggia del molino.

 

Bellissimo è anche il tabernacolo, dove sulla porta vi è raffigurato il richiamo biblico “Surge et comede” ( alzati e mangia ), rivolto al profeta Elia con chiaro invito al banchetto eucaristico.

Di notevolissimo pregio sono i due angeli con turibolo, esempi di statuaria bellezza neoclassica, sono in legno in lacca chiara simulante il marmo, questi sono posti ai due ingressi dello scurolo.

Dalla volta, lungo il perimetro della cancellata vi sono pendenti, otto lampade di rame, peltro, ottone e argentate, risalgono all'Ottocento; sostituivano nel nuovo altare quelle più antiche, realizzate in argento massiccio e finite alla Zecca di Milano per essere fuse.

 

FONTE: LA MADONNA DI TIRANO. MONUMENTO DI FEDE DI ARTE E DI STORIA. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: Finito di stampare nel mese di giugno 2004 dalla Tipografia Polaris-Sondrio.

La foto di copertina è di Ivan Bormolini.

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