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Anna Galanga recensita dal filosofo Diego Fusaro

CULTURA E SPETTACOLO - 24 06 2022 - Marco Travaglia

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/Anna Galanga a Venezia
Al centro, Anna Galanga a Venezia

Dal 4 al 28 giugno, a Venezia, Anna Galanga sta esponendo a Venezia due dipinti: In sul verone Serena disposizione e Seducente follia. Si tratta di uno di una serie di avvenimenti di cui l’artista tiranese è protagonista in questi mesi.

 

A fine marzo, Galanga ha ricevuto il libro monografico che rientra nella collana d’Arte “Talenti”, selezionati dal filosofo Diego Fusaro, nel quale rientrano 20 suoi lavori stampati a Taranto. In questo contesto, a maggio, presso Marina di Pulsano, si è tenuta la presentazione della collana. A fondo pagina proponiamo la recensione integrale che Fusaro ha riservato all’artista tiranese.

 

A giugno c’è stata la conclusione del progetto. Il 19, infatti, nel corso dell'inaugurazione della rassegna internazionale d’Arte “Noi siamo in un sogno dentro un sogno” con la consegna del “Premio Pier Paolo Pasolini”, alla presenza di autorità, letterati, umanisti, critici e filosofi e un folto pubblico, il professor Fusaro ha ricevuto le 30 monografie della collana TALENTI e le trenta stampe in esposizione per la sua collezione privata.

 

Come anticipato in apertura, Anna Galanga è ospite a Venezia presso la collettiva d’arte di artisti selezionati dal titolo “Onirica”, allestita nella sala superiore dei locali della Scoletta di San Zaccaria; un’esposizione che, seguendo le parole del direttore artistico Christian Palazzo, “racchiude le varie essenze dell’introspezione umana rievocate e rappresentate con le arti visive”.


“Essere presente nel primo centro espositivo di Venezia – commenta Anna Galanga - ad una esposizione così particolare e importante, allestita nell'ampio e rinnovato salone di indiscusso prestigio storico, artistico e religioso, all'interno della Scoletta di San Zaccaria, a due passi dalla Basilica di San Marco, spazio espositivo che conserva il fascino di un luogo antichissimo, dalla muratura medievale, dove si intravvedono le tele preesistenti, è un tuffo nel passato e soprattutto un privilegio e nel mio caso una rinnovata emozione”.

 

Un viaggio astorico nel sacro profano della culla dell’identità occidentale -

Recensione del prof. Diego Fusaro

Entrare nelle porte della mente della pittrice Anna Galanga è compiere un viaggio anacronistico e astorico in un universo interiore che prende forma dalle radici della collettività e nei suoi connotati oscillanti tra l’oriente e l’occidente ci troviamo a ripercorrere la via archetipa di un immaginario che prende forma nella culla della civiltà, costeggiata dalle grandi rovine intellettuali di un archeologico “attual-classicismo”formato da quel percorso generazionale che l’arte classica l’ha amata, venerata e rinnegata già innumerevoli volte nella storia. È come esser giunti “Dove l’acqua di Tevero s’insala” nel secondo canto del Purgatorio dantesco, dove fiumi di anime attendono l’imbarco sulla nave angelica in un territorio che nel XIV secolo vedeva persistere le imponenti rovine romane, un ideale ombelico del mondo e fondamento della spiritualità. Attraverso il lavoro dell’artista di Varese, che ora lavora e vive a Tirano (SO), ci troviamo di fronte ad una perfetta sintesi contemporanea della cultura occidentale. All’interno alle sue opere leggiamo il libro della storia di noi stessi, quella che ci ha resi grandi facendo ancora parlare di Noi e ritroviamo le radici partenopee che si propagano all’infinito sfiorando popoli, culture, religioni fino ad arrivare a sfiorare gli Dei. Dell’antichità vengono sfogliate le pagine come in un nuovo manuale di storia dell’arte che propone frammenti archeologici di un passato idealizzato e favolistico con frammenti di cattedrali gotiche che divengono teatri di pagani riti di baccanti, pizie invasate dall’oracolo e triclini sui quali affascinanti Veneri stendono le graziose membra in un’atmosfera rarefatta, resa dai colori luminosi e delicati, come se la luce che invade il supporto dell’artista provenisse direttamente dalle vetrate dei rosoni, tra sogno, allegoria e voluttà. In questo scenario, in cui il tempo della storia non coincide con nessuna linea narrativa, non siamo certi se ci troviamo nel passato o in un futuro forse non troppo distopico nel quale si è attuata “la decrescita felice” oppure se siamo dinanzi ad uno scenario post bellico e post atomico, dove perfette figure inanimate e disegnate richiamano le maschere dagli occhi vuoti e i tratti marmorei mentre la disposizione dell’impalcatura architettonica e prospettica conferisce alle opere un senso di straniamento metafisico, come se le “Muse inquietanti” venissero dipinte alla stregua di “due tahitiane” di Gauguin. E proprio nell’azzardata citazione di Gauguin, in questo contesto possiamo provare di trovare una chiave di lettura per capire il lavoro complesso a più livelli di lettura dell’artista Galanga ricordando “da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo” opera summa della poetica dell’artista post impressionista che nel suo capolavoro dipinge su un’ ideale e concettuale linea del tempo la storia dell’arte, della filosofia, delle religioni e dei popoli: opera in cui il mondo cristiano e quello pagano sono divenuti tutt’uno. Ecco dunque, passati per il percorso indicato dalla storia dell’arte, ora possiamo trovare nell’opera di Anna Galanga sia una profezia per il futuro che lo sguardo aulico su un concetto del nostro presente da non dimenticare: le nostre radici. Da dove veniamo. Chi siamo. Dove andiamo.

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