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A due a due

CULTURA E SPETTACOLO - 15 07 2018 - Don Battista Rinaldi

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Nel vangelo di oggi ascoltiamo il racconto di Gesù che prende l’iniziativa della missione. Una missione che non consiste in un fare per gli altri, in attività varie per convincere, convertire o fare proseliti; neanche consiste in una vita esemplare per conquistare anime. La missione cristiana deve essere sacramento della presenza della venuta del Signore, segno di un Dio che viene.

 

Pertanto il missionario è uomo di ascolto e di fede che obbedisce alla Parola di Dio; non è un avventuriero isolato, ma agisce a nome di una chiesa e svolge la sua missione insieme ad altri (a due a due) per testimoniare la gioia della relazione, della comunione e della carità. La testimonianza della carità tra gli stessi missionari diventa ‘segno’.

 

Inoltre, siccome l’annuncio del vangelo è destinato anzitutto ai poveri (cioè coloro che ritengono di aver bisogno degli altri), deve svolgersi con sobrietà a povertà di mezzi. Il mezzo e il modo di porsi sono già un contenuto essenziale che fa spazio al Dio che viene: se pieni di noi stessi e delle nostre ‘cose’ non c’è più spazio per il Signore, per il protagonista e soggetto della missione che è il Risorto stesso.

 

E non possiamo pensare di eludere la precarietà e la povertà imposta agli inviati con interpretazioni simboliche di questo mandato. Gesù non proibisce il superfluo, ma il necessario, ciò che potrebbe rendere la missione più efficiente, rapida e produttiva. Insomma il suo punto di vista non è quello dell’efficacia operativa.

 

Il mandato di Gesù crea dei testimoni, cioè persone che, innanzitutto, fanno regnare su di sé le esigenze del vangelo. La loro stessa presenza deve lasciar trasparire colui che li ha inviati.

E poi la missione non dovrà mai essere ‘contro’ qualcuno, anche quando gli inviati non saranno ascoltati o accolti; piuttosto grande rispetto nei confronti di tutti e non insistere più del dovuto per non diventare assillanti o infastidire le persone. I missionari autentici sono attenti a non violare mai la libertà altrui: sono inviati a portare una proposta, non a ingaggiare battaglie e discussioni teologiche.

 

La conclusione è piena di speranza: gli apostoli che operano non tanto con parole ispirate, ma con ‘i modi del Signore’ vincono ogni male.

Ma alla luce di queste direttive di Gesù che indicano i tratti perenni della missione della chiesa non possiamo sfuggire ad una doverosa verifica di quanto succede oggi nelle nostre comunità. Innanzitutto il mandato non è solo per i pastori, ma riguarda tutti i fedeli. Inoltre diventa qualificante dell’attività missionaria il sentirsi al servizio di una chiesa che ci invia; per dire che nessuno deve sentirsi ‘padrone’ della propria chiesa o comunità, ma al suo servizio, secondo le scelte di chi ci ha inviato.

 

Don Battista Rinaldi

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