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Via due primari, sindacati: "Urge la riapertura di un confronto istituzionale"

CRONACA - 19 07 2018 - CGIL - CISL - UIL

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/ospedale

La perdita di due primari importanti nel giro di un mese non possono passare inosservati e non destare grande preoccupazione circa le ricadute che esse possono avere sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate in provincia di Sondrio.

 

Il Sindacato Confederale è quindi, doverosamente, chiamato a intervenire sull’argomento anche a seguito del percorso fatto nel passato con la Conferenza dei Sindaci che occorre riavviare al più presto per evitare ulteriori decadimenti del nostro sistema socio sanitario.

 

L’applicazione della Legge 23/2015 sul nostro territorio è stata particolarmente impattante in quanto, in nome di una salvaguardia e valorizzazione della SANITA’ DI MONTAGNA, si è dato il via ad una sperimentazione sia in contesto ATS (programmazione e controllo) che ASST (erogazione) andando inoltre ad incidere modificandoli e intrecciandoli gli ambiti territoriali della provincie di Brescia (Vallecamonica) che di Como (Alto Lario).

 

Da questa cornice di intenti sembrava trasparire l’intenzione di porre realmente particolare attenzione alla Montagna, cosa che purtroppo non è avvenuta in quanto il territorio è stato chiamato ad attuare tutto l’impianto della riforma a ISO-RISORSE, costringendo così a scelte improntate ad una visione economicistica del riordino dell’offerta ospedaliera lasciando sempre più “asciugare” i nostri reparti a discapito del proliferare di offerta privata o privata convenzionata.

 

L’auspicata deroga ai criteri generali in merito ai budget di spesa per personale – medico e non – e le necessarie risorse per gli investimenti tecnologici, invocate all’inizio del percorso, non hanno trovato traccia nel percorso costringendo le due aziende del territorio ad operare senza le opportune risorse.

 

In questo contesto apparivano fondamentali l’avvio del POT di Morbegno e dei PreSST territoriali nei quali realizzare la connessione tra la rete ospedaliera e la presa in carico dei bisogni dei cittadini con particolare rilievo di quelli cronici. Oggi, dopo quasi tre anni dall’entrata in vigore della Legge 23, registriamo enormi ritardi di attuazione e una sostanziale inefficacia delle scelte sinora messe in campo. Si pensi, ad esempio, agli effetti dell’azione attuata a cavallo tra il 2017/2018 (guarda caso in campagna elettorale) sulla presa in carico dei pazienti cronici che, nonostante i milioni di lettere inviate in Lombardia e le migliaia di quelle inviate in provincia di Sondrio, in concreto hanno principalmente generato “confusione” tra i malati.

 

L’assenza di una vera e propria capacità di rilancio e di riorganizzazione della nostra offerta ospedaliera sta portando i nostri presidi – anche quelli storicamente più attrezzati come Sondalo e Sondrio – verso un impoverimento professionale.

 

Si pensi ad esempio al presidio di Sondrio che dopo il rifacimento dell’intero Blocco Operatorio ha visto la realizzazione del nuovo Pronto Soccorso. Come ci si spiega che da un lato le sale operatorie lavorino sempre più a regime ridotto – con allungamento dei tempi di attesa e aumento dei tassi di fuga – mentre i tempi di erogazione delle prestazioni di Pronto Soccorso esplodono con casi drammatici (12/14 ore di attesa) che pensavamo di non dover sperimentare.

 

Abbiamo, vanamente, auspicato un progetto di consolidamento e rilancio del presidio di Sondalo, ma i fatti dimostrano che l’unica operazione vera è stata lo sdoppiamento della Neurochirurgia che, beffa nella beffa, ora perde inspiegabilmente il suo primario. Del potenziamento della riabilitazione, della rinascita della cardiologia o della cura dei disturbi alimentari non vi è traccia. Forse perché per investire occorrono risorse umane e tecnologiche che non ci sono? Forse perché serve la volontà che non c’è??

 

La sofferenza maggiore l’abbiamo sicuramente vissuta al presidio di Chiavenna, sacrificato in nome e per conto della riforma. Appare infatti evidente come le scelte aziendali abbiamo disinvestito sul presidio per consolidare Menaggio che, ironia della sorte, oggi tutti o quasi a gran voce chiedono torni sotto Como. A questo aggiungiamo l’ormai imminente, tranne sorprese dell’ultima ora, chiusura del punto nascita a favore dell’Ospedale di Gravedona rispetto alla quale ribadiamo la necessità di mantenere un punto nascita in grado di garantire prestazioni di qualità ed in sicurezza sia per la madre che per il nascituro.

 

Come CGIL CISL e UIL riteniamo che le scelte strategiche, organizzative e gestionali attuate da ASST Valtellina e Alto Lario siano state spesso frutto di azioni necessarie a fronteggiare emergenze contingenti anziché prodotte da una vera progettualità.

 

E’ necessario, urgente, riprendere un forte confronto politico-istituzionale in tema di sanità territoriale per il quale chiediamo l’immediata apertura di un confronto con la Conferenza dei Sindaci, l’Amministrazione Provinciale e Regione Lombardia, convinti di poter dare un contributo al dibattito e per la costruzione di un progetto comune.

 

Le Segreterie Territoriali

CGIL - CISL - UIL

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