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Sanità di montagna, Grassi: "E' il momento di aprire un confronto serio"

CRONACA - 02 03 2017 - Luigi Grassi

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/luigi grassi

Con la riforma del Welfare approvata lo scorso anno, la Regione Lombardia ha legiferato, con lungimiranza, un modello dentro cui costruire una moderna sanità per la montagna.

Per il nostro territorio, già molto fragile e bisognoso di particolari attenzioni, si è trattato di un gesto molto apprezzabile e di grande attenzione.

 

Per realizzare un nuovo modello di Sanità di montagna efficace ed efficiente è indispensabile, di sicuro, uno strumento di legge adeguato che riservi le necessarie e maggiori risorse economiche ma serve soprattutto una strategia condivisa tra gli erogatori dei servizi ed il territorio di riferimento.

Invece ciò che sta accadendo nella nostra Provincia in questi mesi dimostra, in modo assolutamente inequivocabile, che siamo ben distanti da una partenza lusinghiera.

 

La nuova dirigenza ha disposto, con atteggiamento prepotente, una serie di provvedimenti discutibili ma soprattutto neppure discussi con il territorio mettendo la nostra Montagna in grande fermento che sta acquisendo, con mia grande soddisfazione, sempre più consapevolezza delle proprie potenzialità e delle proprie reali necessità da rivendicare non più con il cappello in mano.

 

Ha giustamente avuto risalto nazionale anche la costituzione, a Trento, di un Comitato di amministratori locali, medici e cittadini che dal Trentino alla Toscana passando per la Lombardia, il Veneto, il Friuli, il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Liguria, si stanno mobilitando per la difesa di tutta la sanità del nostro arco alpino.

 

Anche in Provincia si sono costituiti tre Comitati spontanei che hanno raccolto, fra tutti, oltre 30.000 firme di cittadini che hanno voluto segnalare il proprio disagio e le proprie preoccupazioni circa le decisioni prese, in solitaria, da parte della dirigenza dell’ASST.

Mi auguro che questi comitati confluiscano presto, in un grande movimento di opinione perché potranno convincere molti Sindaci ad occuparsi di sanità con convinzione e con un nuovo slancio.

Sono scesi in piazza a protestare tutti i Sindaci della Valchiavenna mentre, in queste ore, stanno manifestando anche i Sindaci del Morbegnese.

 

Nelle settimane scorse invece con molti Sindaci della Media e Alta Valle ci siamo trovati, accompagnati da Sindacati e cittadini in alcune assemblee pubbliche, per elaborare un buon progetto di Sanità di montagna che sarà indubbiamente complicato ma non più delegabile a pochi e per questo si è invocata, in più occasioni, la convocazione della Conferenza dei Sindaci che è l’unico strumento istituzionalmente preposto e democratico che abbiamo a disposizione.

 

Io stesso ne ho chiesto per iscritto, più volte.

Di fronte a questa fotografia, la Conferenza dei Sindaci della Provincia che cosa fa?

Prende tempo!!

 

Ancora una volta, dopo la sua recente elezione, il Presidente convoca solo gli organismi ristretti anziché i Sindaci dell’intera Provincia e tra l’altro li convoca per discutere un’emergenza, come se fosse una normale discussione a margine di una serie di adempimenti burocratici con, aggiungo, una visione molto miope del problema avendo trascurato gli altri due ospedali che sono Sondalo e Sondrio.

 

Evidenzio inoltre che è singolare pure la tempistica. Si convoca il Consiglio di Rappresentanza il giorno dopo l’entrata in vigore della disposizione che vedrebbe chiuso, di notte, il Pronto Soccorso di Morbegno.

A quale scopo?

Che messaggio diamo, come Istituzioni, alle oltre 15.000 firme di quel territorio???

 

Quando la dirigenza di ASST ha presentato alla stampa il Piano Strategico Aziendale (Poas) 2016/2018, senza averlo condiviso con il territorio, il Presidente Molteni aveva commentato l’accaduto affermando che avrebbe fatto finta di non aver capito ciò che era successo.

Ho sperato che quella frase fosse stata pronunciata con lo scopo di evitare uno scontro pubblico con la dirigenza ospedaliera e ho confidato celasse la ferma volontà di stigmatizzare, nelle sedi opportune, quest’offesa inaccettabile e fosse l’occasione per far partire un importante confronto con tutto il territorio.

 

Le ultime dichiarazioni apparse sui giornali del Presidente della Conferenza mi confermano invece che ci sia la determinazione di perseverare nel non voler capire ciò che di grave sta succedendo.

Personalmente considero un errore madornale non coinvolgere, su temi così delicati, tutti i Sindaci della Montagna di ATS e credo di non sbagliare se dico che sono moltissimi i Sindaci che la pensano come me.

 

L’elezione dei rappresentanti dei Sindaci, avvenuta dietro la regia della politica, sta palesando gli inevitabili ed già annunciati limiti e questo atteggiamento pavido e soprattutto stanco consegna i Sindaci ad un ingiusto ruolo marginale nella programmazione sanitaria territoriale.

Ciò che dico è dimostrato chiaramente, dal fatto che i Sindaci del morbegnese chiedono autonomamente di poter incontrare il Presidente Maroni senza sentire la necessità di riporre le proprie istanze al Presidente della Conferenza dei Sindaci o dell’Assemblea d’Ambito.

Mi risulta, per esempio, che il neo Presidente dell’Assemblea dei Sindaci (Sindaco di Tirano) è stato inviato, a dicembre 2016, dal Comitato della Difesa della Sanità di Montagna a convocare l’assemblea di Distretto dei Sindaci, secondo quando previsto dall’Art. 5 del nuovo Regolamento, ma che, ad oggi, non si sia degnato di alcuna risposta.

Secondo me, quando le Istituzioni si sottraggono al confronto fra pari e rifuggono il dialogo con i cittadini, interpretano malissimo il proprio ruolo e la propria funzione e allontanano le risoluzioni dei problemi.

 

Posso anche condividere il pensiero del Sindaco di Sondrio secondo cui “la sanità di montagna non è solo ospedali” ma mai accetterei di pensare ad una Sanità di Montagna che non tenga conto dei suoi ospedali.

Sarebbe un errore intollerabile farci smontare la rete degli ospedali senza aver prima condiviso, con tutto il territorio, gli esperti, i sindacati, i medici ed i Sindaci, una sostenibile riorganizzazione che garantisca ai nostri cittadini una eccellente assistenza.

 

A me pare che i tempi siano maturi per intraprendere insieme un cammino di responsabilità e come si suol dire: “l è òra de tiràr su i pòm” e rimboccarsi le maniche.

Ai Presidenti chiedo la sensibilità e l’attenzione di coinvolgere tutti i Sindaci per discutere di un tema che non può più essere considerato, perché troppo complicato, ad esclusivo appannaggio di pochi privilegiati.

Sono convinto che sul nostro territorio ci sono molti Sindaci seri, pronti ad assumersi le proprie responsabilità e capaci di discernere le questioni di campanile con le reali necessità dei cittadini.

 

Oggi siamo di fronte ad una importante notizia per il nostro territorio.

Il Poas, presentato dall’azienda in ottobre e da noi, a più riprese, contestato è stato temporaneamente sospeso.

Non si deve perdere questa occasione.

 

Si tratta di un grande risultato e frutto del grande lavoro di sensibilizzazione di tutti i Comitati e delle migliaia di cittadini che hanno voluto dimostrare la loro attenzione, dei Sindacati, dei Sindaci che hanno voluto schierarsi con i Comitati e dei Consiglieri Colucci e Capelli della Commissione Regione Sanità che hanno voluto essere in Provincia a raccogliere, simbolicamente, le firme raccolta dal Comitato di Difesa della Sanità di Montagna.

La posizione espressa dal Sottosegretario regionale Parolo, rappresenta un’importante ed autorevole rassicurazione.

 

E’ proprio venuto il momento di aprire un confronto serio e approfondito di tutte le parte del territorio, nessuno escluso, sul progetto di riordino e sviluppo della Sanità di montagna.

 

Luigi Grassi, Sindaco di Sondalo

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