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Riflessioni su Nassiriya ieri e oggi passando per Tirano

CRONACA - 12 11 2019 - Ivan Bormolini

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/piazza marinoni

(Di I. Bormolini) Ieri, giorno della festa patronale di San Martino, passando per piazza Marinoni ho dato uno sguardo al monumento ai Caduti, inaugurato nel novembre del 1925, con una grande partecipazione del popolo tiranese.

In questo grandioso obelisco sono riportati i nomi dei soldati di Tirano morti o dispersi in guerra, 114 nel primo conflitto mondiale e 81 nel secondo. Un tributo pesantissimo di vite umane anche per le famiglie di quell'allora nostro piccolo paese.

 

Lo storico monumento meriterebbe un'attenta opera di ripulitura e andrebbe meglio conservato, ma non è di questo che vi voglio parlare. Lancio solo un appello al fine che si predisponga un consono e duraturo intervento per continuare a ben tutelare non solo il monumento stesso, ma soprattutto l'enorme sacrificio di valorosi soldati che mai possiamo in alcun modo scordare.

Il tutto leggendo di sfuggita i titoli del quotidiano che avevo tra le mani mi ha fatto riflettere.

 

Oggi martedì 12 novembre, la nostra Italia ricorda il sedicesimo anniversario della strage di Nassiriya. Erano le 10:40 ora locale, le 8.40 ora italiana, quando la base italiana “Maestrale”, denominata anche “Animal House”, a sette chilometri da Nassiriya nel sud dell'Iraq, era sotto uno spietato attacco.

Un camion cisterna, conteneva il suo carico mortale, come si poteva evitare una strage con liquido infiammabile mescolato a 150/300 chili di tritolo?

Un Carabiniere, Andrea Filippa, era di guardia all'ingresso della base, aveva sparato uccidendo i due kamikaze, impedendo che il veicolo carico di odio, morte e distruzione esplodesse all'interno.

Malgrado il gesto eroico del Carabiniere Filippa, nel giro di qualche istante con lo stesso, morivano altre 27 persone.

Ventotto vite umane atrocemente spezzate: 12 Carabinieri, 5 Militari dell'Esercito, un cooperante, un regista. Assieme a loro perdevano la vita 9 iracheni e 58 alla fine erano i feriti.

 

Oggi l'Italia, le nostre Forze Armate, le Istituzioni e le Associazioni, certamente ricorderanno quel drammatico e triste anniversario.

Mi ricordo bene in quei drammatici giorni. Mi piace anche ricordare come anche noi noi tiranesi eravamo stati vicini con il cuore e con l'affetto ai nostri Carabinieri.

L' ingresso della caserma intitolata al Vice Brigadiere Bruno Castagna, nella bella piazza Lantieri, era colma di fiori e non era mancato qualche messaggio di estrema vicinanza a quegli uomini che sia in terre lontane, oppure tra le vie della nostre città, ieri come oggi ci tutelano in ogni modo.

Ho usato il termine “nostri”, non per un caso: in effetti i tiranesi hanno sempre visto nella presenza dell' Arma dei Carabinieri una storica e importante presenza.

 

Nel 2009, l'allora Amministrazione comunale guidata da Pietro Del Simone, sotto la regia storica dell'Assessore alla Cultura Bruno Ciapponi Landi, aveva deciso di dedicare un cippo, tutt'oggi collocato nello spazio verde attiguo alla caserma, a memoria dei 150 anni di presenza a Tirano dell'arma dei Carabinieri.

Era stato un momento di festa storico, denso di ricordi che riguardavano la lunga storia dei Carabinieri a Tirano. Numerosi i tiranesi che vi avevano preso partecipato. Altrettanto era stata la presenza delle autorità Militari di ogni ordine e grado.

Ebbene, io ho una memoria piuttosto lunga, ed essendo presente a quella bella commemorazione, avevo ascoltato le parole dell'allora Comandante Provinciale dei Carabinieri, il quale ricordava anche la strage di Nassiriya.

 

Sono passati sedici anni da Nassiriya: nel frattempo è nato, ed è apparentemente solo morto l'Isis, definito il sedicente stato islamico.

Parliamoci ben chiaro, io non sono un politologo, uno stratega di azioni militari, e ben che meno un analista della polveriere di guerra che si sono innescate e si stanno nuovamente generando.

La mia idea, è che oggi si debbano doverosamente celebrare i morti di quella strage, ricordandoli con giusti onori, come degli eroi di guerre moderne, le quali alla fine della fiera, sono sempre tristemente ed ovviamente ricche di vittime e di odio.

Oltre a ricordare con estremo onore coloro che sedici anni fa sono partiti in divisa e sono tornati a casa in una bara avvolta da una Bandiera Tricolore, è necessario in maniera doverosa, porsi altri interrogativi.

L'attacco iracheno di pochi giorni fa, è forse presagio di nuove strategie terroristiche,? Oppure di una nuova rinascita o riorganizzazione dell'Isis?

Fatto sta che l' Esercito Italiano, pare nuovamente sembrare sotto attacco in Iraq, cinque feriti di cui tre in gravi condizioni, parliamo di amputazioni di arti e altre patologie.

Ben inteso non stiamo parlando di dilettanti allo sbaraglio, ma di uomini in forza a corpi ben qualificati del nostro apparato di Esercito e Marina Militare. Appartengono al 9° Reggimento paracadutisti Col Moschin e al Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare, il che è tutto dire.

 

Perchè ho scritto tutto questo?

Non certo perchè, come qualcuno mi ha recentissimamente accusato o meglio “taggato” di voler riempire per forza una pagina di giornale! Spero che la risposta dalla mia pagina Facebook in tal senso sia stata ben più che esaustiva!

Il tutto è nato per un motivo: difficile che io vada al bar per un caffè, ieri ci sono andato. Nel colloquiare di due persone ho sentito una frase aberrante: “sono lautamente pagati per fare gli eroi in divisa in altri luoghi del mondo, devono assumersi anche le conseguenze.” Il tutto riferito all'attacco iracheno alle forze speciali italiane

Io non commento oltre, o meglio non oso dire la mia, su questa frase. Lascio a voi lettori eventuali interventi.

Dico solo questo: a me la saccenza di sapere quale sia lo stipendio di questi professionisti, impegnati in missioni all'estero non interessa. Mi preme di più che portino a casa la loro pelle, perché ognuno di loro ha dato e dà un qualcosa di importante a livello di cooperazione internazionale.

In queste mie esternazioni, oltre a coloro che sono impegnati in molteplici missioni all'estero, rivolgo il mio pensiero anche a coloro che nella nostra Italia si occupano della nostra incolumità.

Non è possibile piangere Carabinieri, Vigili del Fuoco o Poliziotti, morti nell'adempimento del loro dovere... I casi recenti ci dicono pure questo!

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