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Quell'insana volontà di perdere la pazienza e far del male

CRONACA - 19 11 2019 - Ivan Bormolini

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/lettera aperta

(Di I. Bormolini) Ci risiamo! Ancora una volta giornali e telegiornali ci hanno raccontato recentissimamente una storia di insegnanti che hanno usato violenza su dei piccoli alunni. Sicuramente, anche se ci si augura il contrario, tra un pò verremo a conoscenza, anche se ci augura il contrario, di qualche maltrattamento subito da un ospite indifeso di una casa di riposo.

 

Dai lividi sospetti sui corpi, dai mutamenti caratteriali, sino alla vera e propria paura manifestata in vari modi dai bambini e dagli anziani, scatta la denuncia presso le autorità competenti.

Di conseguenza le videoregistrazioni, atte a dimostrare la veridicità drammatica dei fatti. Poi si passa agli arresti, quasi sempre domiciliari, per coloro che si sono macchiati di simili e vergognosi reati. Si aprono di conseguenza le lunghe fasi processuali.

Personalmente, e sono certo siano la maggioranza delle persone a pensarla come me, detesto qualsiasi forma di violenza sia verbale che fisica. Ma ciò che ancor più mi infastidisce, sono coloro che se la prendono con maltrattamenti di varia natura contro chi è più debole ed indifeso oppure, peggio ancora fortemente disabile.

 

Questa categoria di lavoratori, insegnanti, infermieri ed operatori con varie qualifiche, essendo a strettissimo contatto con bambini, anziani, malati e disabili, dovrebbero svolgere il loro lavoro prima di tutto con quell indispensabile dose di umanità, dedizione, sensibilità, rispetto ed amore. Caratteristiche queste ultime che sono la base primaria per poter operare in tali ambiti. Non deve certo mancare la professionalità, ma è proprio in quest'ultima che si racchiudono anche le doti appena elencate.

 

Invece no! Accanto a figure professionali irreprensibili sotto ogni aspetto, per fortuna la maggioranza, vi sono le eccezioni. Sono coloro che lavorano solo ed esclusivamente per lo stipendio, e davanti alla prima e magari banale difficoltà si scagliano con vessazioni e gesti violenti contro il malcapitato o i malcapitati di turno. Definirli lavoratori è un termine grosso, assurdo ed anche poco rispettoso nei confronti di coloro che invece svolgono la loro missione con estrema attenzione e lucidità mentale.

A questi individui, bisognerebbe ricordare che se hanno scelto una determinata e non metto in dubbio anche difficile professione, dovevano mettere in conto anche determinate situazioni, che certo non si risolvono con botte, soprusi vari e quant'altro di più indecente le cronache ci mostrano.

 

Parlavo prima di processi: io non sono né avvocato né giudice, sono uno di quelli che pensa che un'insegnante che prende a botte sulla testa un bambino, oppure un operatore che lancia una sedia contro un povero anziano, ed ancora prende a calci e cazzotti un disabile, all'atto delle prove schiaccianti, debba essere messo in carcere, reputo troppo semplice e comodi i domiciliari, spesso utilizzati in queste casistiche.

 

Nell'immediato accertamento dei fatti, inoltre si devono radiare i colpevoli dalla loro professione. Quindi oltre al licenziamento in tronco, senza alcun beneficio, al carcere in attesa di sentenza, e successive altre e durature pene detentive con annesso risarcimento dei danni morali e materiali, si deve impedire che tali personaggi, che magari cambiando regione o città, possano nuovamente tornare ad esercitare quella professione, mi pare sia già successo.......Ecco, anche no! Sarò forse duro o magari estremo? Non ne sono convinto, perchè chi si macchia di tali reati, a mio modo di vedere le cose ha commesso gravissime e continuate violenze contro chi in quel momento non poteva e non sapeva difendersi. Un po' troppo facile non vi pare?

 

Vengo ora a parlarvi, di quella nuova e dilagante “moda”, un triste Made in Italy, che varie persone mettono in scena negli ospedali.

In molti casi, leggendo le statistiche, si parla di vere e proprie aggressioni contro il personale medico, infermieristico, e al cospetto degli operatori del soccorso in ambulanza.

Sono questi tutti colpevolizzati di non aver fatto bene il loro lavoro, di non aver preso le decisioni giuste al momento giusto, oppure e questo è un classico italico, di essere arrivati in ritardo all'indirizzo fornito alla centrale operativa.

Certo parlando di casi di malasanità, veri o presunti, potremmo star qui a discorrere per delle ore. E' chiaro che qualcosa non funzioni come dovrebbe in questa complessissima macchina: tagliati i fondi ieri, ridotto il personale oggi, e domani chiuso o seriamente depotenziata l'azione di un presidio, vien logico pensare che quelle risposte che un tempo avevamo, oggi e nel divenire potrebbero risultare carenti, se non lo sono già divenute.

 

Tutto questo però, non giustifica in nessuna maniera ciò che anche nella nostra regione si sta verificando, ossia le aggressioni nelle corsie o nei pronto soccorso, oppure al personale addetto alle ambulanze, medico o infermieristico che sia.

In Lombardia, il problema non è assolutamente da sottovalutare, ed addirittura si parla di un fenomeno in crescita.

E' evidente, e non sono io a dirlo, che il personale sia poco, ma non è colpa di quest'ultimo se i tempi di attesa si protraggono.

Sono infatti sicuro, che non si sottovaluti il problema del paziente e meno che meno l'emergenza e l'urgenza, stabilendo il codice di accesso in pronto soccorso, visite ed esami conseguenti al caso.

 

Tuttavia però, certa gente, pur fruendo gratuitamente del servizio sanitario, tende cronicizzare ed addirittura incancrenire il problema, facendo di tutta un erba un fascio.

Partono da un un loro personale dato di fatto: “tanto comunque vada è colpa dei medici e degli infermieri”. E già qui la voglia di “piantar grane” è insita, fa parte di uno strano modo di pensare e intendere le regole, le priorità e le gravità che ruotano in quel momento in una struttura sanitaria.

 

Questa categoria, che perde facilmente la pazienza, fa scene da baraccone, attua una noncuranza e maleducazione nei confronti di coloro che magari in quel momento stanno tentando di salvare una vita umana, esagera in atteggiamenti del tutto poco consoni e fortemente lesivi.

 

Mi si spieghi cosa significa prendere a spintoni un infermiere, sputacchiare in faccia ad un medico, oppure prendersela con gli arredi e magari anche costosi macchinari indispensabili per le cure dei pazienti distruggendoli a calci e magari urlando dei deliranti vi denunciamo. Ma cosa denunciate se siete voi i primi a commettere dei reati?

 

Auspico che davanti a tali gesti, le aule di giustizia applichino le giuste ed esemplari pene, anche sotto il profilo di risarcimenti economici, sia morali che materiali.

Dico poi un'ultima cosa a questo piccolo ma sempre più agguerrito esercito di cui con una certa frequenza ne sentiamo parlare nei telegiornali.

Può succedere che un medico commetta suo malgrado degli errori, se si ravvisa tale fatto soprattutto con ampia cognizione di causa, il fatto di alzare le mani e altro, non è giustificabile sotto ogni aspetto.

 

Se si è sicuri del fatto proprio esiste la Magistratura dove sporre denuncia. Attenzione però anche la denuncia non deve essere minacciata oppure facile, ma deve essere motivata. Mi pare assurdo e banale ricorrere all'Autorità Giudiziaria perchè devi attendere in pronto soccorso quando ti è stato attribuito un codice verde e ben sai che vi sono ben più gravi emergenze mediche a cui si deve dare l'assoluta priorità.

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