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Perché il traforo del Mortirolo sarebbe un triplo regalo?

CRONACA - 04 03 2020 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) In occasione dell'apertura ufficiale della nuova caserma dei Vigili del Fuoco di Tirano, avvenuta qualche tempo fa, uno dei relatori intervenuti aveva detto: “mentre in altre parti d'Italia si chiude o non si costruisce, in Valtellina si inaugura”.

Devo dire analizzando questa frase che un buon impegno c'è stato e ci sarà. Penso oltre alla caserma, alle tangenziali della bassa valle e agli sforzi messi in campo per giungere a rendere finanziabile e cantierabile quella di Tirano.

Sicuramente altre opere viabilistiche locali, dovranno essere al centro di progetti di revisioni strutturali ed anche la ferrovia Milano-Tirano merita moltissima attenzione al fine di non assistere con una certa frequenza a disagi che colpiscono studenti, pendolari e turisti.

 

Dunque di nastri inaugurali da tagliare spero ce ne siano molti altri per la Valtellina, anche in previsione delle Olimpiadi del 2026.

Pare ancora quasi un'utopia parlare invece del traforo del Mortirolo, anche se quest'opera per la nostra valle avrebbe sicuramente una valenza strategica non di poco conto.

Sono in molti che ne invocano la realizzazione ed i motivi sono tutti validissimi e pienamente giustificati.

Economicamente parlando, per il sistema impresa della nostra valle il traforo rappresenterebbe una risorsa davvero non di poco conto.

Pensiamo alle aziende che producono in Valtellina, la grande maggioranza di queste, per avere le materie prime da trasformare in prodotti finiti, si appoggia su un'unica arteria viaria che porta da e verso le grandi aree industriali e di distribuzione nazionale ed internazionale.

La Statale 36 del lago, però talvolta presenta dei problemi strutturali, che ne inducono o alla chiusura in entrambe i sensi di marcia, oppure sensi unici al fine di ripristinare la viabilità in piena sicurezza.

Tutto ciò, in casi estremi, ha portato ad un isolamento della Valtellina e ad un danno per la sua economia.

 

Non è infatti più pensabile in alcun modo che il traffico veicolare, soprattutto pesante, in occasione della chiusura delle canne di questa arteria debba transitare per la vecchia strada del lago. Tempi di percorrenza enormi, ritardi nelle consegne, ingorghi e rischi di incidenti hanno già dimostrato l'incapacità di questa strada di sopportare l'attuale afflusso.

Per queste motivazioni, non considerando nemmeno la strada del passo dell'Aprica, come soluzione tampone, sposo i molti appelli del nostro concittadino e imprenditore del settore dell'autotrasporto Paolo Oberti che da anni si batte in prima persona al fine di sensibilizzare la realizzazione del traforo del Mortirolo.

Tutto ciò, velocizzerebbe ancor di più la logistica e quindi l'intero settore dell' autotrasporto, indispensabile per l'economia delle nostre valli.

Ecco dunque uno dei primi tre regali che le nostre produttive terre meritano.

 

Certamente l'economia valligiana non si basa solo sull'industria, ma anche sul turismo, sia questo estivo che invernale. Anni e anni di duro lavoro e strategie mirate al fine di renderci competitivi anche in questo rilevantissimo settore, meriterebbero il traforo del Mortirolo, il quale garantirebbe un maggior afflusso turistico, grazie a questa nuova via d'accesso e questo è il secondo regalo che la Valtellina ed i suoi operatori si meritano, anche in prossimità delle Olimpiadi... Il 2026 non è poi così lontano e un accesso in più alla valle gioverebbe di certo costituendo un ulteriore biglietto da visita.

 

In tutta sincerità, non avevo mai collegato la realizzazione del traforo del Mortirolo alla sanità e soprattutto all'ospedale Morelli.

Ne avevo parlato qualche tempo fa con il nostro primo cittadino Franco Spada e devo dire la verità, l'idea non mi è parsa per nulla sbagliata o incompatibile con il rilancio del presidio.

L'idea di ampliare gli afflussi di questo nostro ospedale passa anche dai 100.000 abitanti della vicina Valcamonica che sono parte della nostra ATS.

 

Oggi queste persone fanno registrare per le loro cure un notevolissimo tasso di fuga verso Brescia. Ecco che il traforo, ed una corretta e giusta rivalorizzazione del grande ospedale sondalino, potrebbero giovare a questo storico Villaggio che in tempi passati accoglieva pazienti non solo dalla Lombardia ma dall'intera nazione, in quanto era infatti definito di alta specializzazione e di rilevo nazionale.

Chissà se il tempo trasformerà un progetto oggi poco considerato in un qualcosa di realmente fattibile. Sarebbe la Valtellina ad averne vantaggi, il nostro sistema produttivo, turistico e forse anche ospedaliero. Un sogno nel cassetto? Qualche volta i cassetti si possono pure aprire, trasformando tanto sospirate opere in realtà. E se in Valtellina si inaugura, mentre in altre parti d'Italia si chiude o non si realizza, allora si inizi a pensare con concretezza alla grande importanza di questo progetto! Buon lavoro perché si tratterebbe veramente di un grande taglio del nastro che definirei storico. 

 

Ivan Bormolini

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