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La colpa è tutta del Bajon

CRONACA - 10 02 2023 - Ezio (Méngu)

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/piselli

Sì, è tutta colpa del Bajon. Il Mondo va al ritmo del Bajon nel tempo dì elezioni.  E’ tutto un gran ballare di comizi, di riunioni, di promesse, di pareri favorevoli e contrari. E’ un tempo d’affanno, di corse, di competizione che spesso elettrizza la gente portando incertezza e confusione nella scelta del voto. Tutti i candidati vorrebbero il nostro voto elettorale e…. poi le cose vanno a volte in modo diverso, ma non di certo per colpa  dell’eletto;  per consolarci diamo pure la colpa “al ballo del Bajon” , ballo dal ritmo veloce di origine sudamericana. Aveva ragione Nilla Pizzi e Gino Latilla quando nel’ 53 cantarono la famosa canzone “ Colpa del bajon” portando allegria tra la gente  e sgravandola da tanti pensieri.  Noi, monellacci della contrada di S. Maria, cantavamo quella canzone ritmandola per le contrade, i più grandi e smaliziati la cantavano in modo soffuso anche sotto la finestra dell’ufficio del Sindaco, naturalmente per rallegrarlo di tante scelte andate a male. Ebbene questo ballo popolare dei miei tempi si è insinuato nella mia mente in modo scherzoso ma non troppo. In questi giorni l’ho canticchiato tra me in barba a persone sorridenti e sornione che alla televisione e nei loro comizi promettevano di tutto, seminando le loro locandine fresche di stampa, chiare e pulite come culetto di bimbo.

 

Al ritmo del Bajon narro questo mio “sketch” con il ballo del Bajon , naturalmente per portare un poco di allegria e per togliervi  pensieri gravosi, ma che potrebbe essere idoneo per far  capire di darci una calmata in questo Mondo pieno di dott. Azzeccagarbugli e gente attaccabrighe .

 

Sono le 8.30 appena suonate dal campanile della Chiesa di S. Martino in Tirano quando, passando sul ponte vecchio, vedo l’amico Franco che con impegno sta contando le borchie dipinte di verde pisello sulle travature in ferro. E’ a metà ponte, con le dita che sembrano suonare il pianoforte, poi si dà una manata in testa e dice: “porca la vaca mi sono dimenticato fin dove ero arrivato a contare. Questa è la quinta volta che torno indietro a contare”.

 

Ho visto che parlava con bocca biascicante e ho intuito che era già passato al bar per sorbirsi un paio di bianchini. Gli ho detto:” Franco, non è il tuo mestiere quello di far di calcoli, lascia perdere le borchie colorate perché le ho già contate io anni fa, dovrebbero essere 328”.  Ho sparato il numero di 328 sapendo che ogni numero sarebbe stato da Franco contraddetto.

 

Guarda caso, passa di lì uno di Villa di Tirano. Il villaschi si sa sono dei duri e non mollano mai l’osso. Ha sentito il nostro parlare di numeri e dice: “balle! Le borchie sono 325 le ho contate io nemmeno tre mesi fa”. Il villasco è accompagnato da due amici, ancora più furbetti di lui. Uno è di Lovero e l’altro di Sernio. Quello di Sernio risponde prontamente a quello di Villa: “ma va là, le ho contate io un mese fa: sono esattamente 326”. Quello di Lovero, sarcastico borbotta: “siete degli smemorati e non sapete contare, compratevi un pallottoliere. Le ho contate sull’unghia sono 327 “. La discussione incomincia a scaldarsi e al nostro grappolo di persone, si unisce un gruppetto di curiosi.  E’ gente della nostra Vallata, uomini che di solito vogliono saperne una pagina di più del libro. Gente difficile da accordare, nemmeno nel dire che la terra gira intorno al sole e che è piatta, tanto per il gusto di litigare. Tra loro v’è uno di Tovo che bofonchia e dice: “se volete essere certi prendete una matita e numerate le borchie in sequenza è vedrete che sono 324” .  Il gruppo si infiamma, interviene uno di Mazzo e dice: “Da bravi, andate a consultare l’archivio di Tirano, lì troverete il progetto del ponte. Sulla carta di progetto saranno segnate tutte le chiodature del ponte con le relative borchie e saprete il numero esatto. Comunque per non farvi perdere tempo sono passato un mese fa sul ponte con mia moglie che ha incontrato una sua amica. Loro si sono messe a parlare del più e del meno e io nell’attesa ho contato le borchie colorate. Sono esattamente 329.  Interviene uno di Grosotto che con foga dice:” ha parlato un Mazzulàt ( di Mazzo ) ! Io sono un uomo di Banca, io conto le mazzette di 100 euro tutti i giorni, le mie dita non ne salta una, le borchie colorate sono 324 e senza decimali!” Interviene uno di Grosio che sentendo il Grosottino dichiarare quel numero, con occhi di fuoco ha detto.“ Per l’amor del cielo, tenetemi le mani! Ha parlato uno che non sa nemmeno contare quante pecore ha in stalla. L’estate scorsa l’orso gliene ha sbranate cinque e non se ne è nemmeno accorto. Le borchie sono 330”. Amen!  

 

Dopo questa sfuriata del Grosino con il Grosottino, il gruppo ha ritenuto conveniente, per sciogliere l’enigma del numero esatto di borchie colorate di verde pisello sul ponte vecchio di Tirano, di formare quanto prima, un tavolo tecnico con le persone presenti che, fortuna volendo, avrebbero rappresentato i paesi di Villa di Tirano, di Tirano, Lovero, Sernio, Tovo, Mazzo, Grosotto e Grosio ( perché escludere Vervio? ) e di nominare all’uopo un docente universitario di Analisi Matematica che, dopo una sua conta delle borchie colorate  avrebbe poi sedato tutte le divergenze, naturalmente con ballo finale di tutto il “ tavolo tecnico “ al ritmo… del Bajon.

 

Ezio (Méngu) 

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