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La casa come rifugio antivirus

CRONACA - 29 12 2020 - Ezio (Méngu)

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/Una cantina del Castelàsc  di Tirano
Una cantina del Castelàsc di Tirano

Non mi sarei mai aspettato che dopo 75 anni, per difendermi da una minaccia, avrei dovuto chiudermi in casa il giorno di Natale e il primo dell’anno. Era il 28 aprile del 1945 e io ero bambino. Alla torre Torelli , in Tirano vi era la milizia territoriale , circa cinquecento uomini  presidiavano la caserma in piazza Marinoni. Le salamandre, ovvero i fascisti  chiamati così per via delle loro tute   mimetiche che indossavano,  erano acquartierati  presso le scuole elementari di piazzale Credaro. I Tedeschi  erano al Grand Hotel Tirano  e reparti repubblichini erano  nei pressi delle case popolari di Madonna di Tirano;  la caserma dei Carabinieri  di Piazza Cavour  era presidiata da forze fasciste. Io abitavo con mia mia mamma e mia nonna in via S. Maria . Ricordo che nella gente di contrada quel giorno v’era una grande agitazione , forse per paura o forse voglia di partecipare a quella che sarebbe stata la battaglia di Tirano. Durante quella giornata, uditi i primi colpi di mitraglia che colpivano la torre Torelli, mia nonna mi prese in braccio e scese in “ cànua “ per rifugiarsi da ogni pericolo. Non ricordo altro se non le amiche di mia nonna, che prese dal timore, parlavano, parlavano, parlavano e ad ogni colpo di mitraglia avevano un sussulto. Ricordo d’essere rimasto per molto tempo accanto a mia nonna fino alla sera inoltrata. I segni delle pallottole di quel giorno, per chi vuole vederli, sono tutt’ora visibili  sull’orologio della torre Torelli fermo sulle “ cinque alle cinque “ crivellato dai colpi di mitraglia. Allora io e mia nonna ci eravamo rifugiati in “ cànua “ per paura delle pallottole.

 

Oggidì dopo 75 anni da quel giorno io e mia moglie, come tantissimi, il giorno di Natale e di Capodanno lo passeremo “nel rifugio “ delle nostre pareti domestiche, così come ci è stato imposto dalle disposizioni governative, per evitare non le pallottole ma i colpi di Coronavirus. Delle pallottole almeno si sentiva il sibilo, ma del virus non si sente nulla se non la “ ferita “. che può essere anche mortale dopo alcuni giorni. Quel giorno della “ battaglia di Tirano “ io ero in braccio a mia nonna, ora purtroppo per timore di contagio non potrò tenere accanto,  per molto tempo,  le mie nipotine a causa del pericolo di contagio. Viviamo in tempi postmoderni dove vi sono guerre moderne da combattere, così come infuriano sui mass-media e in Tv tempeste di parole inutili che portano confusione e gran sconquasso nella gente comune. Oggidì oltre alle ferite del corpo vi sono ferite dell’anima, dove le tribolazioni e lo sconforto minano “ la gioia del Natale “. Beati coloro che hanno una fede incrollabile che possono innalzare un possente “ Te Deum “ in questo Mondo dove guerre, carestie e pestilenze, povertà, fanno implorare “ Mio Dio non Ti comprendo, ma spero in Te “ .

 

Ezio (Méngu)

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