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L'Italia riparte

CRONACA - 03 05 2020 - Ercole Ricci

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Sarà una ripartenza protetta quella che attende gli italiani da lunedì prossimo, quando il Paese entrerà nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Come sarà la vita dopo la quarantena? È la domanda che più assilla gli italiani rinchiusi a casa. Intanto gli italiani costretti all’attesa sono concordi nel riconoscere che in questa guerra al virus il plauso va a medici, infermieri e operatori socio-sanitari che da settimane sono impegnati in prima linea, ma non dimenticano neppure chi lavora nella grande distribuzione, che ha impedito il blocco totale e poi ci sono farmacisti, rider, corrieri, bancari e tutti gli addetti alle attività essenziali.

 

Come è noto, sarà una fase delicata, rimarrà il rischio di contagio e per questo si dovrà assolutamente evitare la nascita di nuovi focolai. Il distanziamento sociale ha bloccato l’epidemia ma non il virus, questo deve essere chiaro. Tra gli interventi più attesi dai comuni cittadini anche l’allentamento della stretta per i piccoli spostamenti, in particolare per fare passeggiate o una corsa: e attività motoria all’aperto, far visita ai propri cari anche i bambini potranno tornare a prendere una boccata d’aria, ma solo nelle aree verdi dove sarà possibile contingentare gli ingressi.

 

Certo un pò di angoscia c’è. L'angoscia di dover essere troppo prudenti, di farci sentire impreparati ad affrontare la nuova realtà modellata dal Covid. Perché tutto sarà diverso. Il mondo esterno è diverso, ma anche noi siamo cambiati abbiamo perso un pò lo scambio vitale con l'esterno. La consapevolezza che abbiamo a che fare con un pericolo concreto con la sua pericolosità -il contagio- intesa come minaccia non identificabile ma che potrebbe essere presente ovunque.

 

Al di là del ritorno graduale alla normalità, visto che si dovrà continuare a fare distanziamento sociale usando mascherine e quant’altro, ci sono due fattori che spaventano. Il primo è quello della paura reale di essere più soggetti al contagio prolungando la nostra assenza fuori da quello che ci era descritto come una specie di sicurezza, la nostra casa, ma c’è anche il problema stesso insito in quasi due mesi di “clausura” casalinga.

 

Sentimenti contrastanti che sembrano non svanire neanche con la fine del lockdown, per chi può tornare al lavoro. Se da un lato c’è l’entusiasmo di ricominciare, perché il lavoro è parte della a identità. Il lavoro rappresenta tanto per tutti, anche per quelli che vedono solo il beneficio economico, spesso sottovalutato, dello stipendio per mantenere la famiglia. Dall’altro pensiamo a quello che ci aspetta il dopo-emergenza sanitaria e le garanzie previste per lavorare in sicurezza.

 

Tornare al lavoro sarà pesante per tutti, ma credo sia innegabile che il carico maggiore, mentale e materiale, sia addossato alle donne, soprattutto per quelle che lavorano che oltre ad occuparsi del proprio lavoro, sono quelle che maggiormente si occupano di cucinare, lavare, stirare, preparare liste della spesa organizzare attività e giochi per i figli piccoli, seguire i figli più grandicelli nei compiti e nella gestione dell’infinito tempo libero, Non sarà facile, poiché le grandi sfide dell’uomo non lo sono mai state, ma se avremo ben chiaro l’obiettivo, se sapremo coniugare migliori condizioni lavorative, se sapremo mantenere e rispettare le regole su tutto il territorio nazionale, dinanzi alle sfide che si profilano all’orizzonte, se sapremo mantenere uno spirito fiducioso, penso che possiamo farcela. Ho visto in questa prima fase un senso di responsabilità, una disponibilità al confronto anche a livello internazionale e un’unione tra persone e Istituzioni mai vista prima. Non sarà facile, ma ce la possiamo fare.

 

Ercole Ricci

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