Il consumo di suolo
CRONACA - 07 03 2022 - Ezio (Méngu)
L’altro ieri mi sono ritrovato con un mio caro amico e compagno di scuola romano, di quelli che hanno sempre il sorriso stampato in faccia, poi però quando ti devono dire una cosa anche sgradevole te la rifilano tra i “maroni” come una spada a doppio taglio. L’avevo invitato a Tirano, a casa mia, nei primi anni sessanta e gli avevo fatto da Cicerone per tutta Tirano, raccontandogli i pregi e oscurando i difetti del nostro bel paese. Sono quasi certo che l’amico Valerio aveva “filmato e registrato “il tutto nel suo cervello anche perché allora l’avevo plagiato esaltando la bellezza della nostra Valle e in particolare di Tirano. Dopo tanti anni ci siamo ritrovati, ci siamo visti invecchiati, ma lui aveva sempre quel sorriso e quel modo di fare e di essere un supervisore del Mondo, caratteristico stato di Grazia, di molti Romani. Come allora ho fatto con lui un giro nella città vecchia e sul suo viso ho letto un sorriso di compiacimento, poi siamo passati per la zona trafficata del viale Italia e a questo punto mi ha detto, di botto, come se fosse stato punto da una vespa “Una bellezza da brivido, dai non perdiamo tempo, su dai, andiamo a magnà pizzoccheri ! “. Vedendolo impaziente gli ho suggerito: “ prima di magnà i pizzoccheri non vuoi vedere il bellissimo organo che c’è nel Santuario della Madonna di Tirano ? Avrai anche l’occasione di ringraziare la Madonna per essere venuto, ancora una volta e dopo tanto tempo, in visita alla bella Tirano”. Mi ha risposto, quasi come fosse un comando. “A pancia piena si prega meglio. ,Dai, andiamo a mangiare pizzoccheri! . “ Giunti a Roncaiola, ci siamo fermati sul piazzale innanzi alla chiesetta. La giornata era limpida, appoggiati al guard rail abbiamo “ ammirato “ Tirano. Ho alzato la mano come un Imperatore Romano e con un ampio giro di braccio gli ho detto “ Ammira Tirano e la sua piana“. L’amico Romano mi ha detto con un sorriso tagliente, puntando il dito e facendolo scorrere sulla cittadina e nei suoi dintorni: “ vi siete “magnati” la valle” dai su, andiamo a “ magnare” i pizzoccheri”. Ho ubbidito! Lui si è abbuffato di pizzoccheri e a me sono andati di traverso per via di quella frase “ Vi siete “magnati” ( mangiati ) la Valle.” Finito il week end, lui se ne è tornato nella Capitale e io ho incominciato a meditare su quella parola romanesca “ magnato “ . Valerio era un tipo estroverso e che diceva sempre quello che pensava con la lingua di una spada a doppio taglio. Quell’ espressione romana “ magnato “ che a me stava sulle tette doveva per forza avere un significato. Valerio era venuto a Tirano nel ‘62 e, come sua abitudine, aveva “memorizzato “ ciò che aveva visto nella Tirano di allora. Qualcosa in lui l’aveva colpito vedendo quella di oggi, in particolare guardando Tirano da Roncaiola. Sono abituato a pensare e a non lasciar cadere le cose ed ora eccomi innanzi ad una mappa del territorio di Tirano ( quella che vedete nell’articolo ) . E’ circa del 1935 e per quelli che conoscono bene la zona del Tiranese è significativa, poiché se la guardiamo attentamente essa ci dice quale era lo sviluppo sul piano della nostra cittadina. La mappa ha più di ottantacinque anni ma se ben guardiamo e ricordiamo, suppergiù fin dopo la fine della seconda guerra mondiale, la nostra Tirano è rimasta quasi invariata. Il grosso dell’ espansione è avvenuto solo dopo gli anni cinquanta in modo continuo e continua ancora tutt’oggi. Forse ha detto bene l’acuto Valerio: “Vi siete magnati la Valle”. Sono nato nel 1943 ma ben mi ricordo quando andavo nella “ strada dei sciatt” per bagnarmi le mutande nei prati allagati della Fossola, dove giungeva la “ rùngia “( canaletta di irrigazione) del Poschiavino. Ricordo la prima casa popolare costruita a “ Cà de Diu “, presso la rotonda che porta al parcheggio della ferrovia. Allora in quella casa “ popolare “ non ci voleva andare ad abitare nessuno poiché era in periferia. Ora le case e i capannoni industriali giungono fino quasi alla congiunzione dell’Adda con il Poschiavino e non tutti sono pieni di rumori e di traffici. Ricordo bene quando si andava alla contrada del Dosso passando per via Trivigno e per il Castelàsc. Ora, con la nuova strada che spezza in due la contrada di S. Maria, quella zona è irta di case. Ricordo bene tutta la campagna della zona del “ Fort” e della “ Tunda “ con le sue stradine che portavano ai campi e ai frutteti tra l’Adda e il Poschiavino, area “ consumata “dalla ex- Cartiera che ora giace purtoppo, in stato di abbandono. Ricordo la “ montagnetta” del Campo sportivo di Tirano , la “ colonia” e le due vasche per bagnarsi con l’acqua sabbiosa dell’Adda. Ricordo lo smottamento del Masuccio dove il fango e l’acqua del canalone negli anni ’50 hanno invaso il piazzale della semplice e bella stazioncina di Tirano. Ricordo, presso l’attuale semaforo, la grande zona verde dell’ Albergo Grand Hotel Tirano, il suo parco, e a lato il deposito di camion cinto da mura. Rammento come fosse oggi i due viali sterrati del viale Italia, con il pisciatoio pubblico, i distributori di benzina, e lo storico gommista di fronte al Santuario. Insomma , non ho ancora ottanta anni ma ho nel cervello le foto di una Tirano ben diversa. Quella frase di Valerio “ Vi siete “magnato” la Valle” l’ha tratta dalla sua foto “ cerebrale “ e paragonata alla sua prima visita in Tirano negli anni ’60. Credetemi, quando osservo dall’alto il “ tirùn de vìla” , lo vedo come una galleria di vendite e di esposizione d’auto, di supermarket, di capannoni simili a dadi gettati sul piano. E’ vero : “ Ci siamo magnati la Valle “ magari facendo più affari, ma gran parte del territorio ce lo siamo “magnato”. E ora ? Avanti a “magnare” terreno! Verrà l’agognata tangenziale e “magnerà “ altro terreno, ma va bene così e che Dio, ce la mandi in fretta poiché essa vale un pezzo della nostra salute. Ce lo “magnerà” probabilmente la sottostazione di Villa di Tirano, che di certo è utile e preziosa, forse non troppo graziosa, ma vale oro per la sicurezza e la corretta distribuzione di energia elettrica in Valle e nella Nazione. Attenzione però! Dobbiamo ricordarci che i soldi che provengono dalle molteplici attività sorte in Valle servono certamente per lavorare e produrre profitto ma, come dicevano i nostri vecchi che soldi non ne avevano, i soldi vanno e vengono e si possono anche stampare. Sarà poi difficile stampare pezzi di terreno agricolo, anche se ora hanno inventato la stampante a tre dimensioni. Allora cosa fare ? Se per esigenze impellenti e indispensabili occorre altro suolo per nuove e più svariate costruzioni, prima di costruire i nostri Amministratori ci pensino cento volte. Nei progetti utilizziamo anche i minimi spazi residuali, sfruttiamo anche il sottosuolo, con gallerie, tunnel di servizio ecc. ecc. facciamo nostre tutte le accortezze e gli studi di ingegneria possibili, anche spendendo di più, in modo tale che il terreno che abbiamo consumato per necessità o per forza di causa maggiore non sia troppo di danno per noi e soprattutto per i nostri posteri. Ezio (Méngu)
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