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I covieditoriali: un nuovo senso al 25 aprile

CRONACA - 24 04 2020 - Ivan Bormolini

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/25 aprile

(Di I. Bormolini) Domani, non ci saranno le consuete manifestazioni per ricordare il settantacinquesimo anniversario della Liberazione. Non si pronunceranno i tradizionali discorsi, sempre carichi di storia e di ricordo nei confronti delle gesta di coloro che combatterono per liberarci dal governo fascista e dall'occupazione nazista.

 

Questa ricorrenza, conosciuta anche come anniversario della Resistenza, era stata introdotta e dichiarata festa nazionale il 25 aprile 1946.

Sulla facciata del nostro Municipio, troviamo una lapide che ci ricorda la liberazione dal nazi-fascismo, avvenuta a Tirano il 28 aprile 1945, tre giorni dopo l'insurrezione del Nord Italia.

Allora si era uniti per la rinascita e si affrontava un dopoguerra denso di problematiche, ma sull'esempio dei tanti combattenti per la libertà, il nostro paese pur pagando un durissimo tributo di morti, distruzione, desolazione e miseria era ripartito.

 

Trovo in questo 25 aprile 2020 delle analogie con quello del 1945. In questi mesi abbiamo combattuto e stiamo lottando contro un nemico invisibile che ci ha mostrato immagini di morte che sembravano essere pubblicate ormai solo sui libri di storia.

Mai scorderemo i camion dell'Esercito carichi di bare, che lasciavano Bergamo, non dimenticheremo tanto facilmente quelle fosse comuni scavate negli Stati Uniti per seppellire i morti di un male che ci ha reso altamente vulnerabili, che ci ha toccato e minacciato con ferocia inaudita e incontrollabile.

Domani nell'alzare virtualmente il Tricolore, lasciamo da parte le tante polemiche che in questi giorni si sono susseguite, pur mai scordando il passato, diamo un nuovo senso a questa ricorrenza, che deve essere un ricordo dei tantissimi morti che piangiamo in questi mesi.

 

Il nostro pensiero di estrema gratitudine sia rivolto ai nuovi combattenti di questo conflitto che ogni giorno sono in trincea.

Definiamo giustamente eroi i tanti medici negli ospedali Covid-19, gli infermieri e tutto il personale che in vario modo sta garantendo, soccorso, cura e assistenza, non solo negli ospedali ma anche in altri contesti, non dimentichiamo nemmeno i medici di famiglia, quelli di continuità assistenziale e la loro primaria professionalità nell'individuare i possibili contagiati.

Tanti medici e infermieri, nel compimento della loro professione, hanno perso la vita immolandosi nella lotta contro il coronavirus, il Tricolore e l' Inno Nazionale domani rendano loro il doveroso omaggio.

Nei discorsi che non si terranno nelle piazze o davanti a storici monumenti, immaginiamo di scrivere un grazie collettivo a loro, eroi volontari e vittime di questo nostro tempo e di questa nuova guerra.

 

Pronunciamo un grazie, a uomini e donne che in questi mesi hanno consentito la continuità dei servizi essenziali per il paese.

Dipendenti di industrie aperte per la produzione di beni primari, autotrasportatori, negozianti, farmacisti, coltivatori, Forze dell'Ordine, Protezione Civile e il mondo della scuola che non ha lasciato soli i tanti studenti in questo momento di distanziamento sociale.

E' nostro dovere domani, stringerci attorno a tutti loro con sentimenti di stima, gratitudine e apprezzamento.

Facciamogli sentire il nostro sostegno mantenendo quei comportamenti che devono continuare ad essere rispettosi delle disposizioni impartite in questi mesi. Anche il nostro senso di responsabilità è un modo per onorare questa moltitudine di persone che in vario modo si è esposta al rischio di contagio, pur di non farci mancare nulla.

 

Dobbiamo ripartire, riavviare i motori delle attività piccole e grandi, sulla base di precise indicazioni fornite dalla comunità scientifica e su quelle di chi ci governa.

Tutti assieme ci troviamo al cospetto di un nuovo dopoguerra e di una nuova fase di ricostruzione che sarà lunga, difficile , una strada piena di ostacoli.

Abbiamo letto e sentito in questi giorni, proclami e prese di posizioni che nulla hanno a che vedere con la rinascita. Sono certo che divisioni e lacerazioni, non saranno sicuramente un buon viatico per ricominciare. Le campagne elettorali lasciamole ai tempi che verranno!

 

Buon 25 aprile!

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