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Coronavirus: Prudenza sì, panico no

CRONACA - 29 02 2020 - Ercole Ricci

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/lettera aperta

Non sono nè un giornalista, né un cronista, sono un cittadino italiano che scrive come la vede. Che esprime semplicemente il suo punto di vista su quello che sta accadendo nel nostro paese a causa del coronavirus.

 

La prima domanda che faccio a me stesso è se sia giustificato il panico che ormai ha investito tutta la popolazione. Strade semideserte, supermercati presi d'assalto come non ci fosse un domani, annullato qualsiasi tipo di incontro anche lavorativo tra poche persone. La risposta è decisamente no.

 

C'è una grande differenza tra il prendere sul serio una questione, come in questo caso la diffusione di un virus, e diventare isterici; c'è un abisso tra una giusta prudenza e il panico. Basti pensare che mentre si vietano assembramenti di persone, nel fine settimana tantissimi cittadini spaventati si sono concentrati nei supermercati per l'accaparramento di generi alimentari, creando assembramenti peggiori di quelli che ci sarebbero stati normalmente.

 

Oppure bastano i sintomi di una normale influenza stagionale per fare cadere le persone in stato di angoscia, con il risultato che ci sono ormai migliaia di cittadini che chiedono di fare il tampone: così i tamponi cominciano a scarseggiare e magari rischiano di mancare per quanti ne avranno effettivamente bisogno. Prodotti come mascherine, amuchina o disinfettanti in gel, sono introvabili od a prezzi alle stelle, la speculazione sfrutta la paura del contagio. L'informazione, come sempre riveste il ruolo principale. Anzichè informare, spesso aumenta il panico con scene prese ad hoc e testimonianze a volte non verificate.

 

Altro aspetto che trovo inaccettabile è constatare come la diffusione della nuova epidemia sia diventata occasione per polemiche e, soprattutto, per la diffusione di pregiudizi. Un conto è parlare dei possibili ritardi nel far fronte alla crisi, un'altra è dare per certe "notizie" senza che al momento vi sia alcun riscontro, dando credito a svariate teorie, esprimere opinioni catastrofiste. E’ giusto accertare la verità, però cercando di restare aderenti ai fatti concreti. Pregiudizi e superficialità contribuiscono solo a creare un clima di paranoia assurda.

 

A questo si aggiungono i fattori che aumentano il grado di rischio economico innescato dal virus. La frenata dei consumi, avrà conseguenze pesanti sul tessuto imprenditoriale: potrebbe portare alla chiusura di molte piccole imprese in tutti i settori, dalla ristorazione alla ricettività, passando per il settore distributivo ed i servizi. La situazione è particolarmente grave non solo per alberghi e bed & breakfast, ma anche bar, ristoranti e attività commerciali. Bisogna quindi agire in fretta, e bene. Servono interventi straordinari, la messa a punto di un piano di intervento straordinario per limitare i danni (economici e non solo) causati dal Coronavirus.


 

Trovo tuttavia inammissibile e sproporzionato l’annuncio di alcuni rappresentanti di categorie che dopo un giorno solo, ripeto un solo giorno, hanno asserito di non essere più in grado di pagare bollette, tasse, stipendi. di essere in ginocchio e alla canna del gas, ed hanno proposto di abolire le misure restrittive anti coronavirus. magari non proprio tutte, ma quelle che riguardano la propria attività.

La diffusione del coronavirus può essere interrotta". "Si diffonde con i contatti personali e se mettiamo in pratica le misure giuste di igiene, di individuazione e di isolamento dei casi, potremmo essere in grado di interromperne la diffusione" ad affermarlo è stato il dr Michael Ryan, direttore esecutivo del programma emergenza dell'Oms.

Sono moderatamente fiducioso che le cose possano andare verso un miglioramento graduale. e che le misure adottate daranno risultati positivi.

 

Ercole Ricci

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