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ECONOMIA E POLITICA - 01 09 2018 - Alessandro Cantoni

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Salvini ha almeno due meriti. Il primo è quello di mantenere la parola data agli elettori, mentre il secondo riguarda la sua capacità - rara - di indurre a riflessioni speculative, di carattere filosofico.

Ha minacciato, ma più che una minaccia assomiglia ad un suggerimento, di voler reintrodurre la leva militare ed il servizio civile obbligatori.

 

Perciò il dibattito avvilente di questi giorni ha assunto le peggiori declinazioni etico-morali, tralasciando il merito della questione. Ad affrontare con serietà il problema mi è sembrato piuttosto Nando Dalla Chiesa, che sulle colonne del Fatto quotidiano ha sostenuto una tesi irriprovevole e coerente. Per chi la cercasse, non v'è traccia di alcuna proposta di armare la società. Il lessico di Dalla Chiesa è, caso mai, quello di un uomo che crede nei valori della «coesione sociale», della «disciplina» e del «capitale sociale». 

 

Trattasi invece di un modello, quello proposto dalla Lega e dallo stesso Dalla Chiesa, che mira ad irrobustire il valore della causa comune. Il tutto a scapito di un individualismo bieco e cieco che ci riporta agli anni Ottanta del secolo scorso. Anni meravigliosi, per carità, ma che hanno segnato una profonda frattura tra l'umano e l'umanità, tra l'esserci e il con-esserci.

 

In Essere e tempo, Martin Heidegger parla dell'autenticità: obiettivo, fine ultimo che ogni uomo dovrebbe perseguire. Un cammino solitario, perché, tra tante insidie, è difficile riconoscere l'amico, quell'esserci che si proietta e si progetta nel mondo con noi, insieme a noi.

Ma se il destino di ogni uomo (esserci) appartiene a sé stesso, che ne è dell'universale prendersi cura, aver cura di ogni uomo? Ciò rimane lettera morta?

 

Malgrado ognuno debba affrontare la propria «Notte dell'Essere» (Nacht des Seins), il modo d'essere autentico rimane quello dell'esserci-prendente-cura-e-avente-cura, il quale edifica legami autentici, genuini, con l'umanità e con il «mondo-ambiente» in cui abita ed è immerso.

 

È in questo spirito, e soltanto questo, che dovrà trovare una sua ragion d'essere la leva militare e il servizio civile. Lo scopo è quello di consegnare all'umanità nuovi «angeli del fango», come lo furono i volontari dopo l'alluvione a Firenze del 1966, a servizio della collettività, dell'esserci che ha dignità soltanto se pontifica, costruisce ponti che congiungono e non separano l'umano dal resto dell'umanità. 

 

Alessandro Cantoni

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