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Passato, presente, futuro

ECONOMIA E POLITICA - 26 11 2021 - Silvano Marini

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Egregio direttore, questa << Lettera in Redazione>> che segue, non è stata accolta dalle testate giornalistiche Sondriesi- online comprese- perché indegna di nota. Auspico che venga accolta a Tirano. L’Italia è al 46° posto nella graduatoria mondiale sulla liberà di informazione, ultima in Europa anche per il contributo dei volenterosi media locali. Non il giornale on-line IntornoTirano, che ho da tempo avuto modo di verificare sia la testata nei fatti veramente democratica, non ideologica che dà voce tutti perché non deve parare il cosiddetto a nessuno. Lettera in redazioni: << Apprendo dai mass media locali che è in atto a Sondrio l’ideazione di una Smart City in funzione di un prossimo rilancio ecosostenibile e socioeconomico della città. E’ un atto dovuto, per rimanere al passo con la quarta rivoluzione industriale 4.0, quella della rete internet. Il percorso programmatico della Smart City che l’amministrazione sta mettendo in atto con la revisione del Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU), di cui si sta occupando la società monzese Meta su incarico del Comune, e con la variante del Piano di Governo del Territorio (PGT), il programma dovrebbe nel breve periodo riattivare “l’ecosistema” cittadino e fare uscire il capoluogo dalla cronica recessione, recessione che da alcuni decenni in silenzio la città patisce. Va messo in preventivo che la modifica dei sensi di marcia della circolazione previsti nel nuovo Pgtu potrebbe mettere a rischio qelle attività commerciali già in procinto di abbassare le serrande per la diminuzione di quei pochi e volenterosi clienti ancora rimasti affezionati alla città. Una ricognizione retrospettiva mi porta a verificare oggi se è rimasta traccia del racconto che i sindaci e assessori fecero ai sondriesi negli anni 70/80 sulle prospettive e aspettative futuribili della città di quei tempi. Alcune osservazioni vanno fatte, inerenti alla pianificazione urbanistica di allora e il riscontro oggettivo di oggi. Di quel racconto che allora era futuribile a me sembra che oggi non ci sia traccia. Allora come adesso tanti amministratori buttarono il cuore oltre l’ostacolo, ma evidentemente dalla parte sbagliata se riferita agli argomenti descritti: la demografia, l’economia, l’occupazione e il turismo. La programmazione urbanistica della “città futura” fu affidata al pensatoio milanese EURA (Economisti Urbanisti Architetti) riuniti, i quali prospettarono per gli anni 90 la città di Sondrio popolata da 40.000 abitanti. La redazione cartografica del Piano Regolatore Generale (PRG) suddivise il territorio urbano con puntuali azzonamenti e vincoli urbanistici nei diversi quartieri autonomi della città. Autonomi perché i nuclei abitativi avrebbero trovato nel circondario tutti i settoriali servizi di prima necessità.  Infatti in primis furono previste e “azonate” sul territorio 24 scuole dell’infanzia - frazioni comprese- in ossequio ai lungimiranti standard urbanistici di quel tempo. Oggi, tanto per dire, credo che le scuole predette si contano su una mano. La popolazione del capoluogo è in calo da diversi anni, l’indice demografico è il primo indicatore che misura lo stato di “salute” di una città. Quando in una città diminuisce la popolazione, diminuisce in parallelo il lavoro, l’economica ed anche il turismo, è un dato di fatto, è un sillogismo: date le premesse, le conclusioni sono necessarie. Sondrio se non fosse per l’accoglienza degli immigrati dell’est Europa, Africa e America latina, che compensano l’emigrazione dei giovani, la città sarebbe abitata da meno di 18.000 cittadini. Un declino, che è ben diverso dalla narrazione allusiva che le amministrazioni di allora programmarono per la “città futura”. Tante opportunità negli anni passati sono state perse, sacrificate sull’altare politico delle amministrazioni che per decenni si sono alternate alla guida della Provincia e della Città. Sindaci attenti conservatori del proprio mandato si guardarono bene di andare oltre le “colonne d’Ercole” della Sassella, timorosi che la “città aperta” avrebbe dovuto confrontarsi con realtà diverse dal piccolo mondo cittadino, le nuove opportunità non vennero colte perché avrebbero destabilizzato le loro legittime prerogative amministrative. I Presidenti della Provincia venivano eletti direttamente, per ottenere il consenso e voti su scala provinciale dovevano dare l’impressione al c.d “corpo elettorale” valtellinese che la città non venisse privilegiata da co-progetti finanziati per infrastrutture sovracomunali. Sono tre i progetti entrati nell’agenda programmatica negli anni 90/2010, progetti discussi ma elusi per le cause predette. Se fossero stati realizzati avrebbero cambiato il trend recessivo, non solo economico della città, ma soprattutto relazionale con la città metropolitana di Milano. La prima elusione dei gestori pro tempore del bene comune è stato il nuovo ospedale a valenza provinciale da realizzarsi in zona (ex industriale) detta Carini. L’acquisizione dell’area sarebbe stata permutata con quella di 50mila mq del Moncucco (proprietà ATS?). Il nuovo ospedale, mai supportato dalla Provincia, perché avrebbe attratto utenti/pazienti dall’ospedale di Sondalo - allora autonomo- in cronico declino e quello di Morbegno; ospedali ieri come oggi vetrine mediatiche importanti per chi fa della politica la propria ragion d’essere. La seconda elusione dei gestori pro tempore del bene comune è stato il Polo Fieristico della Montagna da realizzarsi a Sondrio in zona Castellina viale dello Stadio, ma realizzato a Morbegno. La struttura fieristica a valenza extra provinciale avrebbe alterato il paesaggio e il quieto vivere degli influenti residenti del luogo, in più la struttura avrebbe occupato lo spazio di verde pubblico attrezzato, oggi occupato dal campo di rugby. A Sondrio si preferì puntare sullo sport di squadra come mezzo promozionale in fregio alla porta di accesso della città. Con lo sport green non c’è l’ingombrante impatto ambientale di una struttura fieristica e nemmeno la complessa gestione da condividere con altri Enti Locali, che spesso sono in rapporto conflittuale con la città. La terza elusione dei gestori pro tempore del bene comune, è stato il piccolo Ateneo decentrato della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano da ubicarsi al castel Masegra ma realizzato a Edolo. Gli amministratori ritennero che Sondrio non è il luogo adatto per dare l’opportunità ai giovani delle provincie lombarde di laurearsi in: (Tutela dell‘Ambiente in Territorio Montano). La composita cordata del Comune, Provincia e Comunità Montana, BIM e Camera di Commercio non ritenne il progetto milanese vantaggioso per la comunità locale. Nel bresciano la pensarono diversamente, il piccolo Ateneo lo realizzarono con successo a Edolo. Il Nuovo Ospedale di Sondrio, il Polo Fieristico e il piccolo Ateneo avrebbero creato un indotto sufficiente a supportare una città di montagna in evidente declino demografico e socioeconomico. Oggi con l’elezione non più diretta ma di secondo livello della presidenza in capo alla Provincia, il cui ruolo istituzionale è più amministrativo che politico, lascia l’amministrazione della città libera da conflittuali compromessi con l’Ente Locale sovracomunale, conflitti che in passato hanno contribuito al regresso della città. In conclusione, mi auguro assieme a tanti concittadini di Sondrio che nel “capitolato” della Smart City ci sia anche un formale impegno per la costruzione del Nuovo Ospedale di Sondrio. Ne abbiamo bisogno! >> .                                                                                                                                                                                                                   Silvano Marini

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1 COMMENTI

01 12 2021 18:12

Méngu

Non c’è dubbio! Il giornale on –line Intorno Tirano lascia voce libera e indipendente alle idee dei cittadini, di tutti i cittadini. Caro signor Silvano questo è uno dei motivi principali per cui mi piace mandare le mie idee, giuste o sbagliate che siano, al giornale Intorno Tirano per essere pubblicate e dibattute. Ora così come ho inteso il suo “ lamento “ per ciò che succede in Sondrio, mi piace che Lei conosca il “ lamento e la delusione” di molti cittadini Tiranesi per ciò che è successo nella nostra Città riguardo al nuovo PGT, in particolare per ciò che riguarda la prospettiva di una nuova ed estesa area verde in Tirano. Molti articoli sono stati scritti in tal senso, molte firme sono state raccolte, a suo tempo, tra i cittadini di Tirano ma alcune cose importanti sembrano essere state rigettate, ignorate. Io credo che ogni Amministrazione ha la sua responsabilità ed è sicuro che la gente ha la memoria buona e se ne ricorderà nel tempo. Proporrò, per chi legge, un “ pensiero “ scritto a suo tempo del Professor Gianluigi Garbellini, storico e profondo conoscitore del nostro territorio, ad una mia domanda ( sarei lieto se qualcuno la dibattesse senza “ peli sulla lingua “ , sicuro che il direttore Marco Travaglia darà spazio ) sull’ ampliamento del Parco S. Michele. Ne varrà la pena, poiché ogni commento “rimarrà “ agli atti per i nostri figli e nipoti e se ne faranno una ragione. °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° “ Affrontando il cuore della domanda rivoltami, quei prati avevano già in fieri ciò che sarebbe stata in realtà la loro destinazione futura, non più agricola e privata, ma legata allo svago e a disposizione di tutti: una indubbia conquista e una nuova risorsa, in particolare per i residenti dell'area circostante, per i pellegrini e i turisti in visita al santuario e per tutti i Tiranesi. L'ampliamento in discussione, con l'annessione della superstite area verde a S/E fino alla strada di San Giuseppe, nasce di getto e del tutto spontaneamente quale idea - affatto peregrina, ma pienamente naturale - ogniqualvolta si entra nel parco San Michele. L'auspicio e la speranza di un unico grande spazio pubblico sono la logica conseguenza se si considera l'esigenza che sorgerà nel prossimo futuro di una maggiore disponibilità di area verde pubblica, dato l'inarrestabile sviluppo urbanistico della zona, e per il fatto che sussistono, a margine del parco attuale, terreni fortunatamente ancora liberi. L'osservazione in questo senso - salvaguardare la disponibilità dei terreni ai fini dell'ingrandimento del parco limitrofo - del resto era stata fatta dal mio Gruppo e anche dal "Gruppo misto" nel corso della seduta del Consiglio Comunale del 22 settembre u. s. in occasione dell'adozione del PGT. Trova perciò il mio personale consenso, al di là dei progetti dagli stessi nel dettaglio elaborati, la recente proposta avanzata dai colleghi del "Gruppo misto", intesa a salvare da costruzioni quell'area e a creare un "grande parco". I motivi per non lasciar cadere l'ipotesi di inglobamento nel parco San Michele dell'adiacente area verde fino a Via San Giuseppe sono del tutto evidenti, ragionevoli e - pare - condivisi dalla maggioranza della popolazione. Qualcuno, giustamente, fa presente che Tirano dispone già di parchi: quello grandissimo degli Olmi (troppo fuori mano), quello presso la Piazza delle Torri (ritenuto dai più poco adatto per bambini e ragazzi), quello presso l'ex ospedale (troppo piccolo), quello delle scuole elementari di Madonna (non però liberamente accessibile a tutti), quello nuovissimo presso la torre Torelli (un giardinetto artificioso), quello di Piazza Unità d'Italia (con poco verde) e, infine questo di San Michele, che indubbiamente risulta il migliore per la configurazione e la sua ubicazione. Molti, non a torto, invocano maggiore cura e più attenta manutenzione di queste frequentate zone pubbliche. La località del Parco San Michele era chiamata nel passato Missent o Misceent, nome che non a caso ricorda il verbo latino miscent/misceo (si uniscono/ si mischiano). Era infatti il luogo dove le acque del Poschiavino e dell'Adda si univano e si mischiavano: un luogo di incontro da assumere emblematicamente, con il "grande parco" desiderato, a punto di incontro e di fusione di due distinte parti urbane della nostra città: l'agglomerato urbano della frazione di Madonna (che non ha più senso di essere considerata frazione come lo era l'antica Rasica) e quello al suo S/E che è la parte preponderante della moderna Tirano. Il "grande parco", da Piazza Basilica a Via San Giuseppe, con distinte entrate ai due capi, diviene il naturale anello di congiunzione delle due parti dal punto di vista urbanistico e - quello che più conta - dal punto di vista sociale, quale luogo di ritrovo per eccellenza nella pace del verde e nel cuore del tessuto urbano, fatto non certo da sottovalutare. Dice il vero chi sostiene che siamo circondati dal verde delle selve e dei boschi - così si sosteneva anche 30-40 anni fa in Valtellina (Tirano e Sondrio comprese) per giustificare l'assenza di zone verdi all'interno dell'abitato urbano -, ma ben altra cosa è una comoda e pubblica area verde, all'interno della città, presto e facilmente raggiungibile in ogni momento, rispetto al manto verde delle montagne, che non è certo da disprezzare. Che il parco cittadino - se ben tenuto - costituisca naturale sfogo per mamme e tate con bimbi, per bambini, ragazzi, ma anche per persone d'ogni età in cerca di momenti di relaxe, è dato scontato e tanto evidente da non richiedere altre argomentazioni. Credo che la nostra cittadinanza non desideri mega-strutture o cose strane o impossibili (Piazza Unità d'Italia docet), ma razionato verde con parti al sole e altre all'ombra con begli alberi ben curati, disponibilità di panchine e di attrezzature ludiche per piccoli e meno piccoli. Un particolare di grande importanza, a proposito dell'area limitrofa al parco e non coperta da costruzioni, non deve essere ignorato o sottovalutato. Di questo devono rendersi conto gli amministratori, per non pentirsi amaramente in seguito, qualora se ne permettesse l'edificazione: quello della singolarità del luogo, lo stesso che la proposta di PGT sacrificherà totalmente con interventi costruttivi (e distruttivi) - se essa sarà accolta - rendendo in tal modo impossibile l'ampliamento del parco San Michele e annullando uno dei più suggestivi scorci paesaggistici nel cuore di Tirano. Da Via San Giuseppe, per un buon tratto, il terreno in questione, ora del tutto senza costruzioni, permette di inquadrare in superba visione il santuario al centro esatto dell'apertura della Valle di Poschiavo: un quadro naturale che è un peccato distruggere e che conferisce alla strada, già diversamente penalizzata, uno dei suoi tratti più belli. Il "grande parco" con il suo ampio cono visivo sul santuario della Madonna, su Santa Perpetua e sulla valle retica alle sue spalle, fino a scorgere San Romerio e il fondale innevato del Bernina, oltre essere luogo ritemprante con le sue offerte di verde e di svago, si carica di importanti valenze paesaggistiche e perfino storico-artistiche che nessun altro parco pubblico della nostra città può vantare. Serve anche ora quel tocco di lungimiranza che i nostri antenati hanno avuto nel realizzare il viale, che è vanto di Tirano. Perché lasciarci sfuggire l'occasione di creare una struttura pubblica di grande respiro di cui, oltre i cittadini del presente, saranno riconoscenti le generazioni future? Mi rendo conto del sacrificio richiesto ai proprietari dei terreni che dovranno giustamente essere rimunerati, non senza un tributo di riconoscenza da parte dei concittadini. Avranno il coraggio e la necessaria determinazione i nostri amministratori per accogliere la proposta che è nei desideri e nel cuore di moltissimi Tiranesi? Questa è la domanda e questo è in fondo il problema. Mi scuso per la risposta forse troppo lunga, ma forte mi coinvolge la passione in un argomento tanto importante per la nostra Tirano”. Tirano, 25 novembre 2011 Io aggiungo che in data 01/12/2021, secondo l’ attuale PGT, sono “sbocciate ” quattro nuove case, tolto dal PGT un tratto di pista ciclabile in Via S. Giuseppe, in una parte di territorio “ Sacro “ che i nostri Padri chiamavano “ il cono verde del Santuario “ e l’avevano preservato da costruzioni ora, a mio parere” deturpato “ con non solo il mio dispiacere. .