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Lo stop improvviso alla riapertura dello sci moltiplica i danni

ECONOMIA E POLITICA - 15 02 2021 - Redazione

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E’ sempre più notte fonda per il turismo valtellinese, nell’inverno peggiore di sempre. “Soprattutto, fa male l’annuncio di una “marcia indietro” sull’apertura degli impianti da sci quando tutto era pronto, la neve battuta, gli skipass prenotati così come i soggiorni negli agriturismi e negli hotel, che avevano ovviamente calibrato anche scorte e ordinativi. Così, il danno si aggiunge al danno in uno scorcio d’inizio anno a dir poco surreale. Diventa persino difficile quantificare le perdite, oltrechè tracciare una linea di resistenza e prospettiva per le settimane a venire”.

 

Lo afferma Silvia Marchesini alla luce dell’improvviso cambio di rotta sull’ipotesi di riaprire gli impianti sciistici: la lori chiusura anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale, che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro annui, su base nazionale tra diretto, indotto e filiera.

Una decisione destinata – continua Coldiretti Sondrio - ad avere effetti non solo sulle piste ma anche sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi, che dallo stop al turismo sulla neve in Valtellina e Valchiavenna hanno subito un calo di fatturato anche superiore al 90%.

 

Proprio dal turismo invernale – sottolinea la Coldiretti provinciale - dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento.

Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guardava – conclude la Coldiretti – con speranza all’ultimo scorcio seppur con il pesante limite allo spostamento tra regioni ma le aspettative sono andate all’ultimo momento deluse.

 

“Il 2021 è iniziato all’insegna di nuovi e fondati timori per gli operatori delle filiere del cibo, dopo il lungo periodo di lockdown delle feste che ha provocato ulteriori perdite di svariati milioni di euro” rileva Marchesini.

Uno scenario cupo che, oltre ai locali di ristorazione, coinvolge per intero quell’indotto che parte dai campi per raggiungere la tavola: “Le imprese agricole sono l’anello di partenza, che viene colpito a catena, senza contare le perdite drammatiche per il settore agrituristico”.

 

Secondo i dati diffusi da Coldiretti Sondrio, i consumi fuori casa per colazioni, pranzi e cene fuori casa sono crollati quasi della metà nel corso del 2020, con una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dai formaggi al vino, dalla carne all’ortofrutta, che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori, come ad esempio quello vitivinicolo, la ristorazione – continua la Coldiretti provinciale – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

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