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Le distinzioni non servono alla causa italiana ed europea

ECONOMIA E POLITICA - 23 05 2022 - Cs

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Gli accadimenti degli ultimi giorni meritano alcune considerazioni circa l'aggressione russa all'Ucraina e l'autodeterminazione dei popoli. Da un lato pare accertato che ogni cedimento alla volontà di Putin non può che rafforzare le sue intenzioni e spingerlo a rifiutare delle possibili trattative. D'altro canto i Paesi liberi di prendere le proprie decisioni senza sottostare al potere di un despota non possono che ricorrere a metodi pacifici per fare affermare la democrazia. Immanuel Kant insegnava che sono le federazioni tra gli stati l'unico sistema istituzionale deputato a garantire l'assenza di conflitti, e non i regimi autoritari o nazionalisti coi quali è sì possibile tentare il dialogo, ma non provare qualche forma di amicizia. Questi concetti però sembra siano sconosciuti a chi, anche all'interno del governo Draghi, appare più dedito a curare i suoi interessi elettorali piuttosto che quelli del proprio Paese e se ne fa tutore più a parole che nei fatti. Uno Stato degno di questo nome, autorevole e serio, che intende farsi rispettare sul piano internazionale deve mostrare lungimiranza e avere una politica estera condivisa dall'esecutivo e dall'opposizione e, ancor più, solidarietà all'interno del governo stesso, altrimenti non è credibile. I voltafaccia e gli smarcamenti di cui si stanno rendendo protagonisti Conte e Salvini, per non parlare delle tipiche prese di posizione double face di Berlusconi, da sempre avvezzo a smentire quanto affermato il giorno precedente, non aiutano a testimoniare autorevolezza e sono da biasimare. Nel nostro caso l'interesse nazionale può e deve coincidere con quello del contesto in cui l'Italia è inserita, ovvero l'Ue che a sua volta necessita una volta per tutte di una politica estera e di difesa comuni per essere al passo coi tempi correnti. Ma gli anacronistici sovranisti e i superficiali populisti si ostinano a ritenere che sia vantaggioso arrangiarsi per conto proprio, proteggendo in tal modo l'interesse nazionale. Chi lo crede davvero si pone fuori dalla storia e dalla realtà che dimostra invece (vedi la gestione dell'emergenza sanitaria e la risposta alla crisi russo-ucraina) come soltanto con intenti comuni sia possibile far fronte alle grandi questioni d'attualità. Infatti solo le organizzazioni democratiche al loro interno hanno la capacità di ricomporre le divergenze e sanno governare le diversità di vedute e la pluralità di interessi, a iniziare da quelli della difesa e della sicurezza condivise, predominanti in questo momento. Lo hanno ben compreso Finlandia e Svezia, entrambe aderenti all'Ue e tradizionalmente neutrali, che in assenza di un esercito comune europeo hanno chiesto l'adesione alla Nato, alleanza sorta nel corso della guerra fredda fra Usa e Urss a puro scopo difensivo. Una lezione impartita a tutti, e soprattutto a chi sa fare esclusivamente propaganda, in maniera maldestra, pure quando non serve a nulla e diviene anzi controproducente per l'Italia e l'Europa.

 

Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione 'Ezio Vedovelli' Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio       

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