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Ventate d’allegria

CULTURA E SPETTACOLO - 26 07 2018 - Méngu

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/risata

Non so se a voi è mai capitato di vedere una persona ridere a 32 denti. A me è capitato ieri. Ero seduto con mia moglie ad un tavolo d’un grazioso ristorante di montagna. Presso di noi v’era una allegra brigata d’uomini e donne di mezza età. Confesso che ogni tanto, quando sono di buon umore , mi piace guardarmi intorno e osservare la gente.

 

Ieri è stato il caso, anche perché tra l’esserci seduti al tavolo e il presentarsi della cameriera per ricevere l’ordinazione del cibo che volevamo, sono passati tre quarti d’ora. Tre quarti d’ora salutari poiché in quel tempo mi sono ritirato nei miei pensieri e in alcune considerazioni silenti. Non stupitevi del silenzio quasi religioso che ho tenuto a tavola innanzi a mia moglie, anche lei presa dai suoi. Succede spesso dopo cinquant’anni di matrimonio dove ormai tutto si è detto e ogni particolare che succede tra i due è ormai conosciuto senza proferir parola. Questo silenzio coniugale, contornato solo di sguardi e ammiccamenti, penso sia un miracolo della natura umana.

 

Tornando a noi, poco più in là sulla mia destra v’era una bella signora che dopo aver degustato, si fa per dire, decine e decine di forcate di pizzocheri, mostrando un profilo mascellare decisamente robusto, ad una battuta d’un signore anziano seduto di fronte è scoppiata in una esplosiva risata a 32 denti che ha portato una ventata d’allegria in tutta la sala, strappandomi dai miei pensieri. Persino mia moglie ha accennato un vago sorriso che ha reso meno tesa l’attesa della cameriera.

 

Vi assicuro che quel sorriso a 32 denti sarebbe degno d’essere immortalato sulle prima pagine dei giornali. Quello non è stato un sorriso semplice, ma una vera esplosione di allegria, una esplosione vulcanica uscita da un cuore allegro e genuino. Lo dimostrava l’apertura delle ganasce della signora. Il gorgheggio tonante era accompagnato dalla grossa lingua a cascata che usciva da labbra tese allo spasimo come corde di violino. Insomma, io credo che chi le era innanzi avrebbe potuto vedere oltre l’ugola anche parte dell’intestino e forse più giù.

 

La scena poi era condita, dopo quella immane risata, dal frastuono di altre, dallo scontrarsi di bicchieri colmi di vino e dall’ondeggiare in avanti e indietro di stomaci pieni di cibo, da occhi lacrimanti e da fronti madide di sudore. Insomma, si parla tanto dei banchetti degli antichi romani, ma questo non era da meno e differenziava in quanto i commensali erano seduti sulle sedie che a ben vedere andavano loro ormai strette. Il vino e il cibo aveva dato loro allegria, una sana allegria reciproca che aveva invaso ormai parte della sala da pranzo anche se alcuni clienti non davano a vedere, ma guardavano e ascoltavano curiosi.

 

Tra una pausa e l’altra delle risate mi son passate per la testa alcune considerazioni. Ho ricordato d’aver letto un libro assai interessante intitolato “L’arte della felicità“ dove il giornalista Howard C. Cutler intervistava il Dalai Lama. Si spiegava che il vivere felice per i Buddisti è un punto di approdo, di illuminazione ed è quindi giusto cercare in ogni modo di essere felici naturalmente osservando la “regola d’oro“, che dice: “Non trattare gli altri in modi che tu stesso troveresti dannosi“. (Il Budda, Udana-Varga 5.18).

 

Sua Santità, il Dalai Lama Tenzin Gyatzo infatti ride molto volentieri con la gente, è molto affabile e compassionevole così come lo è Sua Santità Francesco. Quasi tutte le religioni cercano la felicità, compreso la religione cristiana che la promuove nella ricerca e nella fiducia in Dio, e non sconsiglia anche le piccole cose di questo mondo quali il buono e sano cibo. Il vivere sereni porta alla felicità in ogni religione e la sana risata è un seme della felicità.

 

Credete voi nel miracolo della trasformazione delle giare piene d’acqua in vino alla nozze di Cana? Sì? Ebbene io credo che gli invitati a nozze quando hanno visto e gustato l’acqua trasformata in vino buono se lo siano bevuto tutto in grande allegria e tra poderose risate insieme a Gesù ridente a 32 denti (compresi il denti del giudizio). Ebbene, in quel ristorante ho visto gente allegra e l’allegria come il riso è contagioso. Buttiamo dunque alle spalle, ogni tanto, i nostri dispiaceri, le nostre preoccupazioni e tutto ciò che ci turba in questa vita, spesso chiamata “valle di lacrime”, e facciamoci venire le lacrime agli occhi con delle belle risate e succulente mangiate.

 

Non manco di ringraziare la gentile signora per la sua risata a 32 denti poiché il riso e la felicità della gente che ci circonda sono come le onde elettromagnetiche che si irradiano nel vuoto e beato chi si sa sintonizzare e sa captare quella musica dell’anima.


Méngu

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