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Tra fede, natura e cultura

CULTURA E SPETTACOLO - 18 08 2018 - Méngu

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E’ Ferragosto. Un amico con calzoni corti, maglietta e scarpe da montagna, mi si avvicina, mentre percorro il viale di Madonna di Tirano e mi dice: “Ciao, dove vai tirato così a lucido?“. Rispondo: “A messa delle ore 11 in Santuario, e tu dove sei diretto vestito da camminatore a tutto punto?". “Risponde: “Vado anch’io al “mio ristoro spirituale“, alle Prese sul lago di Poschiavo”. 

 

Ribatto: “Vorrai dire che andrai a messa nella chiesa di S. Gottardo alle Prese?“ e lui sorridendo: “No, no, non in quella bella chiesetta. Quella chiesetta di S. Gottardo la considero l’angelo che mi introduce lungo lo stretto e ben tenuto sentiero che circonda il lago. Su quel sentiero c’è, da molti anni, la “mia” panchina di preghiera. Quella panchina la raggiungo dopo alcuni minuti di camminata, da quella piccola chiesetta che saluto con piccolo cenno di capo. Raggiungo in estate e quasi ogni domenica mattina, quella panchina, posta poco distante dalla silenziosa e piena d’incanto località Caneo, angolo di paradiso stretto tra secolari faggi e baciato dalla acque del lago. Quella panchina è il mio banco di preghiera.

 

Lì mi siedo con grande sollievo e mi “assento“ guardando il luccichio delle acqua del lago che con il tremolare delle onde sembrano infinite stelle scintillanti che appaiono e scompaiono e mi invitano al pensiero divino. Lo scintillio d’ acque, quel sole tiepido, quella brezza mi fanno sentire la carezza del Creatore sul viso, mi fanno entrare in me stesso e mi pongo le domande fondamentali del mio vivere. In quel luogo non c’è il prete, nemmeno si odono sermoni, c’è soltanto il fruscio delle tremule foglie dei noccioli mossi dalla brezza del lago e il delicato e argenteo suono dei piccoli flutti d’onde che si infrangono sui neri massi.

 

A intervalli di mezz’ora nasce, si rafforza e rimbomba il suono cupo e continuo dello sferragliare del Trenino rosso. Lo si vede serpeggiare sulla sponda opposta del lago e mi fa da campanella, mi distoglie per un attimo dai miei pensieri e mi invita ad alzare lo sguardo verso i monti e il cielo. Volgo lo guardo su quei monti, su quel cielo, è proprio da quel momento che inizia la mia preghiera. Vedo e sento la natura come la tunica del Signore. Innalzo la mia preghiera quieta, silenziosa, dove nessun mio movimento corporale trapela a chi mi passa accanto sul sentiero. Sento solo il mio sospiro e il battito del cuore mentre tutto intorno è silenzio e la gioia mi assale. Sento quei monti e quel cielo, quelle acque che mi circondano più vicine a me, sempre più vicine ed entrano in me sino chiudermi in un tabernacolo con loro dove tutto è sacro.

 

Capisco in quel momento il credo della Chiesa cattolica che rivela e impone ai suoi fedeli la certa esistenza di Dio osservando la natura e tutto ciò che ci circonda. In questi momenti non ho bisogno d’altra teologia, so per certo che Il Signore è sotto ogni pietra che sollevo, lo vedo nei fiori, nello scintillio delle acque, nelle nevi che ancora insistono sulle cime del Bernina. Sento che lo Spirito mi accomuna alla gente, sento vicino anche il prossimo che prima non ho ascoltato e ho rifiutato.

 

In quel via vai di persone che percorrono quel sentiero, dietro di me, in modo silente e rispettoso, mi par di capire che anch’esse cercano quiete e serenità per sfuggire al bailamme, alla confusione, al divertimento senza senso. Sento d’essere fratello di tutti e ogni rancore mi scompare dall’animo. Questi sentimenti li sento maggiormente in queste giornate di ferragosto in cui ci è dato tempo libero. Sento anche il desiderio di camminare, poiché il camminare è sempre segno d’ una meta, segno e accoglimento di progetti che portano a cambiamenti dello spirito.

 

Ecco, caro amico tirato a lucido, ora vado sul lago e mi fermo sulla “ mia “ panchina. Proprio lì trovo e sento la presenza del Signore così e forse più di quanto partecipo alla messa.” L’amico termina il suo “ sermone “, mi guarda sorridendo e dice : “ vai a casa, cambia le scarpe, mettiti i pantaloni corti e vieni con me. Il Signore ha detto: “dove vi sono due o più persone che pregano nel mio nome , io sono in mezzo a loro”. Rispondo: “ E’ tardi ormai. Senti, sta battendo il quarto d’ora prima della messa. Devo andare a messa la domenica, è il mio rito. Ho sempre fatto così sin da bambino. Mia nonna mi diceva che è così che si mette il cuore in pace. Verrò con te la prossima volta , ti ringrazio , ciao.

 

“Giunto in chiesa trovo gente silenziosa seduta nei banchi che aspetta il sacerdote celebrante. Vedo i soliti visi, li saluto con un cenno di capo. Alcuni li vedo fare ventaglio per la calura con il volantino “la Domenica“, altri sono assorti nella lettura del libro dei canti, altri armeggiano con il telefonino. Mi siedo. Arriva il sacerdote con i paramenti sacri e penso alla calura. Inizia la liturgia. Mi guardo intorno e in alto. Vedo statue di Santi, dipinti sacri della tradizione popolare, mascheroni urlanti e spaventosi che mi sovrastano e sembrano ammonire. La mente vola e penso e immagino l’azzurro del lago di Poschiavo, i monti, le cime innevate, la brezza e lo scintillare delle acque del lago. Rimango assorto per un momento e poi capisco il perché Cristo predicava alla sua gente all’aperto, tra prati e in riva al mar di Galilea. La sua casa era sotto il sole e le stelle.

 

Io credo che la natura sia la chiesa del Signore. Tutte le opere, pur sante e belle, che appaiono nelle nostre chiese non possono essere paragonate alla bellezza della natura che ci circonda. Nella predica sento dire dal sacerdote che da indagini risulta che il 50% della gente è agnostica e solo il 18,5% frequenta regolarmente la Messa, il resto risulta poco fedele alla tradizione o si crea una fede personale traendo dai Vangeli ciò che fa loro comodo. Sarà forse vero, ma io credo che la gente agnostica e il restante poco fedele alla tradizione cattolica non sono assolutamente privi d’uno spirito religioso e d’un desiderio di spiritualità. Alcuni cercano se stessi e la propria fede nella bellezza della natura, nell’arte, nella musica, nel canto, nel lavoro, e nell’aiuto reciproco, nel bene e nella giustizia e in altre cose nobili.

 

Io credo che nessuno sia ateo, poiché quelli che negano l’esistenza di Dio negano l’evidenza, anche l’ateo per essere tale, deve credere in Dio per poterlo negare. La religiosità di molti, pur essendo permeata dai Vangeli e della Parola di Cristo, a volte non si manifesta nelle forme tradizionali partecipando ai riti. E’ una fede che si confronta con la scienza lasciando spazio al “buon combattimento“ tra fede e ragione. E’ una religione “ fai da te “, costruita magari fuori dalle religioni tradizionali o dai nuovi movimenti religiosi e che sembra far muovere oltre la metà degli italiani in uno spiritualismo “ etnico-culturale “ . Forse è una religiosità che la chiesa cattolica dovrebbe, con le dovute cautele, accogliere come una forza nuova e chiamare questi fratelli “cristiani culturali “.

 

Ecco perché io credo che la religiosità della gente non è diminuita, anzi direi che è aumentata con questa nuova forma di religiosità, specie in questi tempi di grande confusione d’idee che la Chiesa stessa manifesta ai suoi vertici. Se tanta fede è poco manifesta , forse è perché si aspettano nuove strade di comunione e di condivisione. Per questo Papa Francesco mi pare proteso verso un ecumenismo tendente all’unione delle varie chiese cristiane e ad una forma di preghiera comune. Ma tutto questo lasciamolo come progetto a venire dello Spirito e ai santi uomini di chiesa che si sono succeduti dopo il Concilio Vaticano II . Sì, io credo, che nei prossimi giorni, vestirò camicia, calzoni corti, scarpe da camminata e, dopo la messa in Basilica andrò al “ristoro spirituale“ seduto su una panchina o camminando sul sentiero del lago di Poschiavo inneggiando al Signore come fa da molto tempo il mio amico. La S. Messa e il “ristoro spirituale” possono essere due momenti spirituali, sia pure diversi del cristiano, ma che, a mio parere, accomunano i fedeli alla chiesa di Cristo.

 

Méngu

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