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Quasi serie (124 ), Adriano Rizzi, un medico dal cuore d’oro

CULTURA E SPETTACOLO - 26 04 2017 - Giancarlo Bettini

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/Giancarlo Bettini di Tirano

Sono qui sul piazzale della Basilica a Madonna di Tirano. Disattento sto calpestando lo stemma del mio Comune, il mosaico marmoreo incollato nel mezzo del piazzale stesso in occasione della inaugurazione dei lavori della nuova pavimentazione nel lontano 1958.

 

Per deferenza mi sposto quel tanto che serve per non calpestare ciò che ha del sacro e, alzando lo sguardo vedo arrivare una famigliola con mamma e figli. E’ assente il papà, non avrebbe potuto esserci perché la citata famigliola è giunta al Santuario proprio per ricordare, con la celebrazione di una Santa Messa, che papà Adriano è già dentro ìl sacro luogo e che sa che saremmo arrivati.

 

Adriano, o meglio, il dottor Adriano Rizzi, passato a miglior vita, ci ha convocati per sentirsi ancora una volta contornato da coloro che in vita gli hanno voluto bene e che lo ameranno per sempre.

 

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Ho conosciuto Adriano molti anni fa. Era giunto nel mio studio alla ricerca di un terreno dove costruire la sua casa. Lavorava al Villaggio Sanatoriale di Sondalo, Primario del reparto di chirurgia toracica. Gli ho promesso che avrei trovato qualcosa, qualche terreno per costruirci sopra. Poi ci siamo portati nel vicino Albergo Stelvio per un aperitivo e per conoscerci meglio. Ed è lì che, conversando sulla sanità, avevo capito di avere davanti un galantuomo. Rizzi, successivamente ha trovato una casa in vendita, l’ha comperata ed il mio compito era finito lì. Ma era iniziata l’amicizia. Esistono vari tipi di amicizia. La nostra non era tra quelle che richiedono un continuo frequentarsi. A volte era sufficiente un colpo di telefono per sentirci felici anche se a chilometri di distanza. Non so come spiegarmi, ma è sufficiente anche un solo sentir parlare a Tirano dell’amico non più presente per confermare il sentimento che dovrebbe albergare, quotidianamente in molti di noi. Adriano era occupato, a Sondalo, nel curare i malati colpiti da una malattia che difficilmente perdona, io sempre impegnato al tecnigrafo in ufficio o sui cantieri.

 

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La sue infermiere mi hanno fatto notare la sensibilità del medico. Ad Adriano piacevano anche i piccoli lavori manuali. Con una serie di piccoli chiodi saldati tra loro aveva costruito vari esemplari di Cristo in croce da appendere alle pareti di tutti i locali del suo reparto. Aveva acquistato un piccolo appezzamento, un orto, lungo la strada che porta a Baruffini. Seminava e raccoglieva i prodotti per la sua famiglia e per offrirli agli amici. Più volte mi ha invitato, ma da maleducato non l’ho mai accontentato. Adriano, dopo molti anni di lavoro a Sondalo ha prestato i suoi servigi a Bergamo, all’Ospedale Gavazzeni sempre in qualità di Primario e nei fine settimana ritornava a Tirano. Quell’Ospedale l’ho conosciuto anch’io in anni precedenti al trasloco di Rizzi. Ero stato ricoverato per un periodo di riposo. Ricordo “Villa Quies”, le passeggiate lungo i sentieri del bellissimo giardino.

 

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Al termine della Santa Messa a Madonna di Tirano mi ha accompagnato alla macchina la consorte di Adriano, mamma Bianca. Da queste colonne la ringrazio per aver amato il marito ed i figli. Anche due figli sono medici. Auguro loro una carriera come quella di papà.

 

Giancarlo Bettini

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