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L'IDEVV PENSA ALL'ARCHIVIAZIONE SONORA DEI DIALETTI

CULTURA E SPETTACOLO - 06 01 2017 -

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L’IDEVV - Istituto di dialettologia e di etnografia valtellinese e valchiavennasca presieduto dal noto glottologo valtellinese prof. don Remo Bracchi dell’Università Pontifica Salesiana di Roma, terrà sabato 7 gennaio a Sondrio, nella sala Vitali del Credito Valtellinese, la sua assemblea sociale. I lavori, che inizieranno alle ore 15, prevedono, dopo l’approvazione del consuntivo 2016 e del preventivo 2017, la valutazione dei lavori in corso e le prospettive per quelli futuri, fra i quali figurano: la pubblicazione del Vocabolario dei dialetti della Valmasino di Mario Sognino, di cui è in corso la revisione e alcuni inventari dei toponimi che l’IDEVV cura in collaborazione con la Società Storica Valtellinese. Il pezzo forte dell’assemblea, da sempre caratterizzata da una parte prevalente di carattere scientifico, sarà costituito dalla valutazione di una progetto di archiviazione sonora dei dialetti delle valli dell’Adda e della Mera. L’argomento è già stato oggetto di valutazione nel seminario estivo che annualmente l’IDEVV organizza a Ponte in Valtellina, con la partecipazione di vari docenti universitari collaboratori dell’Istituto (Michele Prandi, Giovanni Bonfadini, Leo Schena, Guido Borghi) e dei nostri ricercatori locali (Gabriele Antonioli, Emanuele Mambretti, Franca Prandi, Augusta Corbellini, Cirillo Ruffoni, Sergio Scuffi, Marco Sampietro). Interverrà in collegamento skype la prof.ssa Silvia Calamai dell’Università di Siena che fu relatrice al seminario estivo sulla sua esperienza di costruzione dell’archivio sonoro di ambito dialettologia della Toscana. L’assemblea è aperta anche a studiosi e interessanti. bcl

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1 COMMENTI

11 01 2017 14:01

Ezio Maifrè

Leggo: “Il pezzo forte dell’assemblea, da sempre caratterizzata da una parte prevalente di carattere scientifico, sarà costituito dalla valutazione di una progetto di archiviazione sonora dei dialetti delle valli dell’Adda e della Mera.” Rendendo merito al lavoro fatto fin ora dalla encomiabile associazione IDEVV, finalmente ho il piacere di sentir dire qualcosa che mi piace e che condivido, poiché sono circa trenta anni che cerco di far intendere a chi mi legge, a chi ascolta i miei scritti in dialetto anche in mp3 ( pubblicati gentilmente su tanti giornali locali) questa “idea”. Ho da sempre sostenuto che i dizionari con i loro vocaboli e i loro cavillosi segni grafici, finiscono spesso nei cassetti e sono d’uso. molte volte, solo per gli esperti del settore o come documento storico. In verità , a mio parere, suona male anche l’espressione “ archiviazione “ sonora . Perché ” archiviare” ? In archivio i dizionari spesso si riempiono di polvere e anche i CD che contengono i suoni. Invece mi piace il vocabolo “ sonoro “, cioè sentirlo parlare, sentirlo leggere non a vocaboli singoli ma in un contesto, poiché con i dialetti ci si può esprimere come in italiano e a volte anche meglio e con più vivacità. Poi non so se ne vale la pena “ fissare “ la terminologia sui dizionari per un determinato tempo storico. Nulla di male se lo si fa, ma si tenga presente che anche i dialetti, oggi parlati, mutano velocemente con il tempo , da paese a paese così come l’italiano. In questi anni ho conosciuto bravissimi poeti dialettali Valtellinesi, ho letto tantissimi loro scritti e li ho raccolti. io stesso ho scritto a una “ valanga” di articoli, racconti , tradizioni , “ poesie “ ecc… ecc. e mi sono accorto che i dialetti non stanno affatto morendo, semmai ci vuole gente di buona volontà ( non necessariamente luminari ) che incoraggino la gente a parlarlo, a scriverlo, ad ascoltarlo con i moderni mezzi , ad esempio, il computer. In Valle esistono delle belle riviste scritte anche in dialetto tenute in vita da pensionati, anziani e anche da qualche giovane. Insomma , tutto bene quello che ha fatto sin ora l’associazione IDEVV ( non sono però a conoscenza d’un loro giornale dedicato ai dialetti ) e ora , con questa nuova iniziativa " sonora " spero si possa dare un ulteriore impulso. A mio parere, ripeto , semplicemente basterebbe accontentarsi nel parlarlo, nello scriverlo, nel sentire semmai la lettura di poesie, testi, racconti, commedie teatrali ( come si sta già in parte facendo ). Poi occorrerebbe far intendere ai nostri i Amministratori locali che il dialetto, come l’arte, la musica, la poesia ecc.. ecc. è un patrimonio culturale da tutelare . A Tirano lo dice chiaramente anche lo Statuto e in parte lo si attua. Prego i Signori Professori dell’ IDEVV di non aver a male se ho espresso la mia opinione personale nata da quasi trenta anni di esperienza con la collaborazione di Amici che il dialetto tiranese lo mastica ancora come il pane.