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Le tappe dei figli

CULTURA E SPETTACOLO - 06 11 2017 - Méngu

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Ci sono tre tappe nella vita dei nostri figli. La prima, forse la più felice, è la tappa della fanciullezza, dove papà e mamma sono gli idoli. Il sorriso dei genitori, i gesti, il suono delle parole, la presenza, persino il loro incedere sono per loro una guida sicura.

 

Poi arriva quasi all’improvviso la seconda tappa  in cui il fanciullo diventa ragazzo. Qui inizia la vera corsa della vita e i figli iniziano a competere con i genitori.  E’ una sfida silente, strisciante fatta  a volte di silenzi, mugugni, dinieghi, parole forti, contrapposizioni e duri confronti. Il giovane giudica i genitori volgendo lo sguardo verso di sé, ma anche verso il prossimo che lo circonda. Si chiede quale è il suo modo di vivere, la sua posizione sociale, il suo stato di benessere, la sua educazione, il suo successo personale. Confronta se stesso e i suoi genitori con gli altri. Scopre così le ipocrisie, le simulazioni, i difetti, le debolezze dei genitori, ma anche le virtù.

 

Quel filo che i genitori hanno tessuto per educare il figlio si rompe. Da un capo sta il vissuto dei genitori con la voglia di imporre delle scelte dettate dall’esperienza e dall’altro capo del filo il figlio con mille domande, con il suo desiderio di indipendenza e di volere vivere la propria vita. Il figlio è ormai grande ed è una crisalide che si chiude per diventare farfalla e volare. E svolazza per anni.

 

Poi arriva alla terza tappa che è quella dell’uomo adulto e la competizione esistenziale tra genitori e figli non è ancora finita. Sovente scatta inevitabilmente il senso di rivalsa dei figli sui genitori. Non è raro il caso che il figlio colpevolizza i genitori anziani con domande dure  come “perché mi hai messo al mondo?“  o come “perché non mi avete dato una sufficiente istruzione?“. Questi figli spietati scaricano impietosamente sui genitori i loro insuccessi della vita, i loro vizi, le loro debolezze: insomma li accusano  di non aver dato loro una educazione sufficiente per superare le inevitabili difficoltà  della vita.

 

Capita anche di vedere che inizialmente i figli amano i loro genitori, poi silenziosamente li giudicano e li abbandonano come degli spietati  accusatori senza possibilità di riconciliazione e perdono. Da qui nasce una tremenda verità per i genitori che non andrebbe mai dimenticata : non basta che si facciano i figli, ma occorre anche crescerli, educarli  perché queste cose non accadano. Fare i genitori è un mestiere, ma un’arte molto difficile, specie ai nostri giorni. Essere genitori responsabili e crescere figli adorabili, a mio parere,  è un santo lavoro al pari e forse più del vivere venerabile dei Cardinali per non andare oltre.

 

Occorre però ribadire che educare  i figli è un dovere dei genitori ma anche della società ed anche dovere dei figli dare il loro contributo  d’ ascolto e di ubbidienza. La nostra società pullula di figli svampiti e di genitori sbadati e assenti con il risultato che sono sotto i nostri occhi ogni giorno. Senza generalizzare è bene ricordare che se nella vita ci sono inevitabili momenti difficili o drammatici da superare, si superano dandosi aiuto reciproco e non scagliandosi pietre l’un l’altro, specie nella terza tappa della nostra esistenza.

 

Méngu

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