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Le mura al tempo dei grigioni e il castello sforzesco

CULTURA E SPETTACOLO - 18 06 2020 - Ivan Bormolini

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/castello tirano
Il castello di Santa Maria

(Quarta ed ultima parte di I. Bormolini) In queste ultime settimane vi ho parlato, seppur sommariamente, delle vicende legate alle mura di Tirano. Ho rinviato a quest'ultima parte, alcuni cenni sulla cinta muraria nel periodo della dominazione dei Grigioni iniziata nel 1512 e sul castello Sforzesco di Santa Maria.

 

LE MURA DI TIRANO E I GRIGIONI - Inizialmente i nuovi padroni delle nostre valli, come già accennato avevano deciso di eliminare i torrioni sopra le porte. La cerchia muraria veniva lasciata intatta infatti, la sua completa demolizione si sarebbe rivelata un'impresa dai costi troppo elevati.

Tuttavia in modo maldestro e se vogliamo irrispettoso nei confronti di quest'opera, i dominatori autorizzavano la popolazione a costruirvi sopra le proprie abitazioni.

Facciamo un salto in avanti del tempo di qualche anno, siamo esattamente nel 1620, quando il 19 luglio prendevano il via nei pressi del palazzo Pretorio e dentro lo stesso i Vespri Valtellinesi, meglio conosciuti con il nome di Sacro Macello.

 

Sono passati esattamente quattrocento anni da quei drammatici eventi.

A battaglia conclusa e vinta, il capitano Giacomo Robustelli, principale organizzatore della rivolta contro gli oppressori delle Tre Leghe, cercava immediatamente di trarne profitto.

Il suo disegno era quello di riorganizzare politicamente e militarmente la Valtellina, terra dalla quale gli ultimi superstiti Grigioni erano frettolosamente fuggiti.

Il Robustelli aveva istituito in valle un governo provvisorio, ottenendo aiuti militari dalla Spagna che dominava Milano.

 

Il valoroso capitano, ovviamente ben immaginava un imminente ritorno dei Grigioni e per questo motivo aveva fatto rimettere in efficienza le mura di Tirano e si apprestava a difendere la valle dal ritorno delle agguerrite truppe elvetiche.

Non aveva certo sbagliato calcoli e previsioni, infatti nei primi giorni del mese di settembre, un grosso contingente di truppe dei Grigioni era già in marcia dalla zona del bormiese verso Tirano con il preciso intento di punire i rivoltosi e riprendere il dominio sulle nostre terre.

Dall'inizio del Sacro Macello, al nuovo arrivo dei Grigioni erano passate poche settimane. Era ovvio che fossero inferociti e nella loro discesa verso Tirano, avevano incendiato Sondalo, Grosio e Mazzo, seminando rovine sino a Sernio. La mattina dell'11 settembre erano disposti in assetto di guerra alla Valchiosa con l'intento di marciare su Tirano e prenderla d'assalto.

 

Ecco qui che le mura di Tirano tornavano alla ribalta, infatti potevano costituire un solido sbarramento. Probabilmente al fine di risparmiare il borgo e la popolazione, si era deciso di affrontare i Grigioni nella zona di Tirano, pur poggiando sulle mura di Tirano.

Si era trattato di una battaglia dura e sanguinosa, durata per tutta la giornata, alla fine i valtellinesi avevano colto una strepitosa vittoria.

A questo punto è logico pensare a una cosa: se le sorti di quello scontro si fossero mostrate avverse alle truppe spagnole e al Robustelli, si può pensare che comunque le mura di Tirano sicuramente ermeticamente chiuse nei principali accessi ed anche in quelli secondari, avrebbero giocato una funzione determinante per la difesa del borgo.

 

IL CASTELLO DI SANTA MARIA - Per quel che concerne questo monumento di Tirano, va detto che veniva definitivamente distrutto dai Grigioni al loro rientro nel 1639, dopo il Capitolato di Milano.

Precedentemente nel 1623, il castello passava ai Presidi Pontifici e l'ingegner Baldovino ne aveva rifatto mura, terrapieni e trincee.

Un certo cavalier Francesco Tensini ( o Terzini ) di Cremona, nel 1626 ne rinforzava le difese.

Oggi, ne ammiriamo l'imponente mastio, una torre di sei metri per lato che si eleva su quel poco che resta delle mura castellane.

Addirittura si apprende, una notizia davvero poco edificante: per ben 46 anni tra il 1800 ed il 1846, il Comune di Tirano aveva emanato una serie di provvedimenti contro gli abitanti della contrada di Santa Maria, colpevoli di aver più volte estratto pietre e sassi dalle vecchie mura al fine di servirsene per opere private.

 

Eccoci ad un importante fatto: tra il 2000 e il 2003, vi è stato un importantissimo intervento conservativo delle parti superstiti, con conseguente sistemazione dell'area.

Tutto questo, ha dato o meglio restituito dignità e fruibilità al nostro Castellaccio con parti ben idonee all'organizzazione di eventi in una suggestiva cornice storica.

Durante le opere e la campagna di scavi archeologici condotti contestualmente al restauro, sono emersi dei reperti.

Frammenti d'intonaco affrescati e ceramiche, tra questi il piatto con il volto di una dama che potrebbe essere Beatrice d'Este, moglie di Ludovico il Moro, oltre a questi sono venuti alla luce altri oggetti in pietra ollare ed elmetti.

Tutto, pare oggi una testimonianza di vita nel castello, che analizzando bene tutte le date e le vicende legate a Ludovico il Moro, pare essere stata piuttosto breve.

 

FONTI: TIRANO IN CARTOLINA. Autori: Enzo Brè e Michelini Falciani. Stampa: Tipografia Petruzio Tirano

TIRANO IL CENTRO STORICO: Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio

 

Carissimi lettori, anche questa mia piccola ricerca che ho voluto condividere con voi termina qui. Mi fermo con le mie rubriche per due settimane. Non vado in ferie, ma ho semplicemente bisogno del tempo adeguato per dar vita ad un nuovo progetto che vi proporrò durante luglio e agosto, a presto.

 

Ivan Bormolini 

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