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La nostalgia e il vivo ricordo degli emigranti tiranesi

CULTURA E SPETTACOLO - 29 08 2019 - Ivan Bormolini

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/Monumento dell'Emigrante
Monumento dell'Emigrante

Nel mio pellegrinare sul Social Facebook, qualche settimana fa ho visto un post di una tiranese che da molti anni ha lasciato Tirano. Eloquente è stata la foto postata, ovvero il Monumento dedicato agli Emigranti.

 

L'opera è una stele bronzea detta appunto “la Stele degli Emigranti”, realizzata da Mario Negri, notissimo artista originario dell'Aprica ma con legami per via materna a Tirano.

E' stato giusto e doveroso che passate, attente e sensibili Amministrazioni Comunali, abbiano voluto su progetto dell'architetto Giancarlo Bettini, dedicare un luogo al perenne ricordo a questi tanti tiranesi che spinti da necessità hanno lasciato quell'allora nostro paesello con nostalgia, malinconia e grandi incertezze.

Avevano portato con loro poco, qualche vestito riposto in una valigia di fortuna, magari malconcia, ed erano partiti da quella stazione di Tirano in cerca di lavoro, fortuna e sudati guadagni.

 

Sono ancor oggi convinto che nella storia del bel teatro dialettale tiranese, l'opera scritta e diretta da Lele Lucini intitolata “La valis del barba Giacum”, nella sua schietta ironia e nei tanti spunti di riflessione che ha offerto in un numero infinito di repliche, sia stata viva testimonianza di quelle persone, di quei nostalgici e contrastanti sentimenti che avevano vissuto. Ma anche, nello stesso tempo di quanto bene, quegli emigranti avevano fatto per coloro che erano rimasti a Tirano. Questi nostri emigranti, partiti un giorno per luoghi e lingue sconosciute, dure da capire, con l' altrettanto duro e pesante lavoro quotidiano, avevano saputo ridare qualche sicurezza ai loro cari e in molti casi si erano realizzati ed impegnati nel costruirsi un futuro in quelle terre, che all'inizio parevano ben poco ospitali, ostili e sentimentalmente fredde. Un duro pane quotidiano farcito solo da quella voglia di tornare.

 

La potenza dei social network, oggi ci consente di apprezzare alcune belle storie di concittadini che hanno lasciato la nostra città anche in epoche più recenti, giovani e meno giovani che con noi, tiranesi come loro, mantengono un forte legame di amicizia e ricordi. Un bel filo diretto tra l'Australia, l' America, il Canada ed altre nazioni, dove tanti emigranti tiranesi vivono e lavorano e che con un post si sentono un po' più a casa, ovvero nella nostra e loro Tirano.

 

Tra gli emigranti tiranesi più conosciuti vi era il compianto Lazzaro “Cici” Bonazzi. Quest'uomo, che ha vissuto per tantissimi anni nella lontana Australia, non solo è stato testimone e esempio vivente del fenomeno dell'immigrazione di epoche passate, raccontandolo con tanti particolari, ma ci ha lasciato una grande eredità.

 

La sua produzione letteraria dialettale, il suo vocabolario “Italiano-tiranese”, assieme ad altre pubblicazioni, ci narra davvero uno spaccato di vita tiranese d'altri tempi, riunendo vicende legate a quel numeroso popolo che in quegli anni di miseria aveva deciso, o meglio era stato costretto, a lasciare i luoghi natii.

Riporto qui, un suo scritto tradotto dal dialetto tiranese. Leggendolo e rileggendolo, mi sono convinto che in quelle parole, siano racchiusi tanti pensieri e sentimenti legati a tutti coloro che hanno fatto quella triste valigia.

 

Chi nòtri po 'n sa! Chi siamo poi noi!

Chi siamo poi noi,

che gridiamo così forte

per farci ascoltare?

 

Chi siamo poi noi,

che piangiamo la notte

senza mai riposare?

 

Chi siamo poi noi,

diventati ormai grigi

perchè siamo invecchiati?

 

Nati a Tirano,

non siamo forestieri

ma vostri paesani.

 

Siamo come fratelli,

cresciuti sotto un tetto

in quei luoghi così belli.

 

Parlavamo assieme,

quel bel dialetto

fin dai primi anni.

 

Lì sotto il Masuccio,

in quell'aria così fine

ci conoscevamo un po' tutti.

 

Non contiamo poi niente,

ma abbiamo nostalgia

che strugge la mente.

 

Non siamo dei signori,

ma tiriamo a campare

con anche dolori.

 

Chi siamo poi noi,

che non domandiamo niente

ma soltanto ritornare?

 

Tanti anni fa,

conoscendo i dintorni

eravamo di casa.

 

Lì nella pianura,

c'è il nostro bel paese

con aria montana.

 

Abbiamo poi fatto il pelo,

tutti con il sudore

sotto il medesimo cielo.

 

Senza aver peccato,

lontani siamo andati

per il pane guadagnare.

 

In mezzo ai villani,

ci siamo fatto onore

perchè siamo di Tirano.

 

Perchè possano vivere,

il posto abbiamo lasciato

agli altri più giovani.

 

Le radici son rimaste,

ma noi siamo andati

a fare l'emigrante.

 

Lì abbiamo lasciato tutto,

partendo da casa

per fare come dei muti.

 

Sentiti ci siamo offesi,

comprendendo niente

di quella lingua inglese.

 

Chi siamo poi noi,

che scriviamo così tanto

senza prendere risposta?

 

Chi siamo poi noi,

che dopo tanti anni

siete riusciti a scordare?

 

Perchè è lì muta,

la gente di Tirano

che amica era tutta?

 

Forse è anche

che il tempo non c'è

e la carta vi manca.

 

Qui siamo ad aspettare,

scusate se ve lo dico,

le notizie di casa.

 

Non arriva mai niente,

che rappezzi questo cuore

ormai tutto rotto.

 

Abbiamo sembre quel nodo,

incastrato nella gola

che la ottura e la strozza.

 

Per sempre piangere,

ormai siamo asciutti

da quasi seccare.

 

Tutto lì abbiamo lasciato,

partendo quel giorno

con soltanto le due mani.

 

Non abbiamo preso niente,

con un piccolo fagotto

siamo partiti quasi nudi.

 

Proprio tutto abbiamo lasciato,

per lì voi curare

quel nostro giovane passato.

 

Come fa un buon dottore,

non lasciatelo morire

ma curatelo con amore.

 

Forse anche in un bel giorno,

se riusciamo a ritornare

lo troviamo ancora lì.

 

Così tanto da lontano,

noi siamo qui

e domandiamo una mano.

 

Chi siamo poi noi,

che ormai verso la fine

siamo prossimi ad andarcene?

 

Chi siete poi voi,

che fate finta di niente

e neanche scrivete?

 

Fate un po' contenti,

questi poveri emigrati

fuggiti dalla mente.

 

Trovate un po' di tempo,

per scrivere due fogli

senza darli al vento.

 

Non si fa poi fatica,

prendere una matita,

e buttar giù qualche riga.

 

Qualche parolina,

anche a casaccio

fa da medicina.

 

Un foglietto e una busta,

con applicato un bollo

noi lo gustiamo.

 

Chi siamo poi noi,

che sarebbe così facile

poter accontentare?

 

Chi siete poi voi,

che senza saperlo

il nostro Tirano vi godete?

 

Chi siamo poi noi, narrava “Cici”, e poi chi siete poi voi?

Riflettiamo bene, se avete letto tutte queste belle parole, vi sarete accorti di una cosa, un particolare non di poco conto: “Fate un po' contenti, questi poveri emigranti fuggiti dalla mente”. Ed ancora: “Non si fa poi fatica, prendere una matita e buttar giù qualche riga”.

Pare evidente che che ad un certo punto, questo fiume di persone per qualche tempo sia stato scordato.

L'epoca di un nuovo e ritrovato benessere, aveva probabilmente fatto quell'intenso flusso migratorio. E' stato dunque stato una ricchezza morale che successivamente a questi tanti volti e storie di vita, sia conferito il giusto onore ed elogio proprio con quel monumento ed un largo a loro dedicato.

Oggi, per motivi di studio e di lavoro, tanti giovani, come confermano le statistiche nazionali, partono verso destinazioni migliori, dove realizzarsi e dar vero frutto alle loro vocazioni.

L'Italia sta perdendo cervelli, non è più in grado di dar loro certezze. Tra di loro anche qualche tiranese, che ha lasciato il paese, oppure ha individuato in aziende internazionali, presenti anche in Italia, uno sbocco professionale che li vede impegnati, con successo, fuori dalla nostra regione.

Sarebbe positivo, culturalmente e umanamente costruttivo, che l'attuale Amministrazione Comunale si facesse capofila, di un progetto capace di radunare i talenti tiranesi che in Italia e nel mondo fanno tanto, conservando tenacemente il loro legame con Tirano.

Penso ad un ritrovo, a delle serate ben organizzate, dove questi imigranti d'oggi, possano tornare nella loro Tirano, non solo per una visita famigliare, ma per testimoniare le loro esperienze.

Che bello sentirsi dire “Il comune di Tirano da voce agli emigranti tiranesi in Italia e nel mondo”.

Sono ovviamente certo che non tutti potranno essere presenti, ma la potenza della comunicazione di oggi, consente video conferenze e testimonianze in diretta.

 

Fonte per la poesia di Cici Bonazzi: “'L cambrìn dèla memoria” seconda edizione . Autore Lazzaro Cici Bonazzi. Stampa complilato e stampato in proprio 4 Jagara Street Aranda ACT 2614 Camberra Australia

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