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L'emigrazione in Valtellina dal tardo Ottocento alla Prima guerra mondiale

CULTURA E SPETTACOLO - 28 07 2022 - Ivan Bormolini

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Monumento dell'emigrante a Tirano

(Prima parte di I. Bormolini) Con questa mia piccola ricerca ho voluto indagare sulla figura di un nostro autorevole e illustre concittadino, Bernardino Mazza (1871-1962), fondatore dell'Ufficio del Lavoro e dell'Emigrazione di Tirano, primo cittadino dal 1920 al 1922 e successivamente dal 1946 al 1949, succedendo a Nicola Lucini.

Prima di giungere a Bernardino Mazza, alla sua instancabile opera, è doveroso analizzare alcuni aspetti del fenomeno emigratorio in valle nel tardo Ottocento sino allo scoppio del primo conflitto mondiale, questo consentirà di comprendere meglio la sua azione.

Occorre dire in primo luogo che il tutto in quelle epoche, aveva assunto numeri molto elevati, sia nelle uscite emigratorie continentali che in quelle extra continentali.

Le cause o motivazioni, che spiegavano una così importante crescita, erano più di una: la principale però derivava dell'allora struttura economica esistente in Valtellina, che vedeva un assoluto predominio dell'agricoltura. In quest'ambito vitale per il sostentamento delle nostre genti, la disponibilità di terra coltivabile era limitata, a questo si aggiungeva un crescere dell'andamento demografico ed anche una congiuntura negativa derivante dalle malattie della vite e dalle cattive annate agrarie, il quadro generale dunque non consentiva nel solo settore agricolo di dare lavoro a tutta la manodopera disponibile.

Il mercato interno non permetteva di trovare con facilità altri sbocchi occupazionale, vista la modestia del tessuto economico locale che aveva un basso livello di diversificazione e specializzazione.

L'epoca dell'industrializzazione appariva ancora lontana, ma certamente la Tirano di allora poteva vantare un baluardo occupazionale quasi tutto al femminile, mi riferisco allo storico opificio Mottana.

Era una fiorente filanda fondata già nel 1849 da Giuseppe Mottana che nel 1863 vedeva impiegate ben 115 persone.

Certamente la lunga storia della Mottana, ricca di avvenimenti produttivi ed anche di storiche vertenze, da sola assieme ad altri ancora timidi esempi di comparsa di industrializzazione in valle, non poteva far fronte ad una sempre maggior richiesta di lavoro per garantire il sostentamento delle famiglie, così in numero sempre crescente, molti valtellinesi varcavano i confini della provincia e della nazione alla ricerca di maggiori fortune.

C'è un dato molto significativo che dice che per oltre trent'anni, dal 1880 sino allo scoppio della Prima guerra mondiale, la provincia di Sondrio figurava ai primi posti nelle statistiche nazionali inerenti all'incidenza dell'emigrazione in rapporto alla popolazione residente.

Non si trattava di un fenomeno fisiologico di scambi stagionali di manodopera con la confinate Svizzera, ma di uscite con durata media di assenza di un anno per le destinazioni europee e di ben sei anni per quelle oltre Oceano, a questo si aggiungeva il flusso migratorio verso le principali città italiane. 

L'occupazione in Svizzera risultava composta da qualche qualificazione: domestiche, muratori e boscaioli, di diverso carattere era quella transoceanica che vedeva partire giovani privi di specifiche mansioni.

I primi concittadini che in condizioni inumane avevano varcato l'Oceano, lasciavano le nostre terre con l'intento di guadagnare, tornare, riscattare il livello, ampliare la proprietà oppure, costuirsi nei luohi natii terra, quanto bastava (due locali) per poter continuare a svolgere in condizioni migliori il loro lavoro di contadini.

 

LA SOCIETA' UMANITARIA. Il processo migratorio, dopo un rallentamento negli ultimissimi anni dell'Ottocento, era poderosamente ripreso con l'inizio del nuovo secolo.

Il tutto aveva generato la necessità di mettere a disposizione alcuni servizi a supporto e tutela di coloro che emigravano. Anche in Valtellina era imperante questa attività, quindi le organizzazioni con quell' obiettivo entravano a far parte delle molteplici iniziative promosse dalla Società Umanitaria di Milano.

Questa nasceva nel 1892 dal lascito del facoltoso imprenditore mantovano Prospero Moisé Loira, uomo definito ricco di averi e di sensibilità sociale verso le classi popolari maggiormente bisognose.

Egli aveva devoluto il suo ricco patrimonio per la costruzione di una società che avesse lo scopo di “mettere i diseredati, senza distinzione, in condizione di rivelarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro ed istruzione”, tutto questo corrispondeva all'Art. 2 dello Statuto della Società Umanitaria di Milano.

Dopo un difficoltoso avvio, l’Umanitaria si era saputa conquistare il fattivo appoggio della parte più progressista della città e questo le aveva permesso di intraprendere una poderosa mole di iniziative in più campi, tra cui quello della tutela degli emigranti.

Collaboravano con l’Umanitaria uomini provenienti dalla miglior tradizione repubblicana e socialista lombarda e questo aveva facilitato i rapporti anche con quei socialisti riformisti tiranesi che erano particolarmente sensibili ai problemi degli emigranti, tra loro ricordiamo Dino “Bernardino” Mazza, Egidio Vido e i medici Ausonio Zubiani, Alfredo Martinelli e Pietro Fojanini, confluiti con altri nel nuovo Partito Riformista Socialista.

La Società Umanitaria aveva interesse ad estendere anche nella nostra provincia la sua azione di tutela degli emigranti e dei suoi uomini erano già stati presenti in Valle nei primi anni del Novecento, tenendo cicli di conferenze sia in Valtellina che in Valchiavenna, come riportano i faldoni dell’archivio della Società Operaia della Valchiavenna, relativamente agli anni 1903 3 1904.

Si era trattato di un felice incontro di sensibilità ed intenti tra gli uomini del sodalizio milanese ed i riformisti tiranesi che aveva permesso di porre mano, anche in provincia, alla costruzione di specifiche organizzazioni rivolte agli emigranti fino a giungere alla costituzione dell'Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione di Tirano. 

Dopo questa premessa, ci ritroveremo mercoledì prossimo per analizzare le prime vicende tiranesi del Segretariato dell'Emigrazione sino a giungere alla nascita dell'Ufficio del Lavoro e dell'Emigrazione

 

FONTE: LA SCODELLA IN FRANTUMI. Autore: Pierluigi Zenoni. Stampa: stampato per conto de l’Officina del libro dalla Tipografia Bettini. Dalle pagine 241,242,243,248,249.

Per la citazione dell’opificio Mottana: TIRANO. Il centro storico storia arte architettura. Autore: Gianluigi Garbellini. Stampa: Lito Polaris Sondrio. Dalla pagina 196.

Immagine di copertina di Ivan Bormolini

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