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I “Filò” della Rina – S. MARTINO E SERAFINO

CULTURA E SPETTACOLO - 07 05 2014 -

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/SAN-MARTINO
Nel caldo umido della sua stalla nonna Rina ci raccontò questa bella storia. “Cari ragazzi, sapete come si chiama quel Santo a cavallo che vedete dipinto sulle vetrate della bella chiesa Parrocchiale di Tirano? Lo so che il nome l'avete sulla punta della lingua ma non vi esce. Allora ve lo dico io! E' San Martino patrono di Tirano. Sapete dirmi perché è a cavallo di un cavallo, con una spada in mano intento a tagliare a metà il suo rosso mantello davanti ad un povero che supplica la carità? Vedo la vostra punta del naso di colore rosso e allora, per non farvi dire bugie , la risposta ve la dò io. E’ un signore a cavallo che incontra un povero infreddolito che gli chiede la carità. Siccome era un signore buono ha tagliato a metà il suo mantello; un pezzo l’ha tenuto lui e l’altro l’ha dato al povero. Voi ragazzi cosa ne pensate di questo bel gesto di altruismo? Per capire, cari ragazzi , vi racconterò una storia vera avvenuta tanto tempo fa in Australia. Tra di voi vi saranno ragazzi che leggendo la storia sbufferanno; quelli li chiamerò ragazzi capricciosi. Vi saranno poi ragazzi che non diranno nulla, ma penseranno tante cose belle e buone; quelli li chiamerò ragazzi dal cuore sincero e buono. Poi vi saranno quelli che sentiranno nel loro cuore salire la bontà, farsi strada il desiderio di aiutare gli altri più deboli e questi vorrei chiamarli ragazzi giusti. Sentite cosa successe!! Tanti e tanti anni fa in contrada S. Maria, in una casa molto antica, proprio sotto le mura del castello di S. Maria (Castelàsc), nacque da Lucia e Antonio un bel bambino di nome Serafino. Papà Antonio e mamma Lucia erano contadini poveri. Il loro orto serviva a mala pena per sfamarli. Papà e mamma, sebbene vivessero nella povertà, insegnarono a Serafino la virtù della carità e come esempio portarono la bontà di S. Martino. Vi ho detto che erano poveri, ma per quella famiglia ogni giorno che nasceva era come se la luce del Signore illuminasse la loro casa. Solo i semplici e gli umili hanno quella luce, molte volte solo i poveri perché solo loro sanno dare il vero valore alle cose della vita. Il loro pane non era come il pane dei ricchi che molte volte non ha sapore, la loro fame non era come quella dei ricchi che non segna il tempo, la loro gioia di vivere era quella di vedere un' ape su un fiore e una farfalla volare tra l'erba. Questa è la gioia che dà il Signore alla gente povera, è il compenso grande che dà il Signore per la vita grama su questa terra. Ebbene, dovete sapere che papà Antonio durante la guerra aveva aiutato un giovane di nome Amilcare, salvandogli la vita. Finita la guerra Amilcare era emigrato in Australia ed aveva fatto fortuna, così era diventato possidente di immensi terreni coltivati. Amilcare aveva un figlio di nome Martin nato in Australia da una donna inglese, bella ma avara. Diventato vecchio Amilcare si ricordò di Antonio e nel testamento scrisse:"Lascio le mie terre a Serafino, figlio di Antonio di Tirano che mi salvò la vita e a Martin , mio figlio, a condizione che la loro proprietà sia definita da loro stessi. Ognuno di loro partirà a cavallo all'alba dalla mia casa, farà il giro che riterrà più equo e il terreno delimitato da quel giro sarà di loro proprietà. Però al calare del sole ognuno dovrà essere a casa, pena perdere la proprietà delimitata dal giro a cavallo." Serafino, all'alba si mise a cavallo e delimitò la sua proprietà facendo un lungo giro intorno alla casa e pensando di aver avuto terra già a sufficienza decise di tornare a casa un' ora prima che calasse il sole. Martin, noto come ragazzo ambizioso e avaro come sua madre, al nascere del sole partì al galoppo con il suo stallone facendo un lunghissimo giro per possedere più terra possibile. Fu così che calcolò male il percorso e al tramontare del sole era ancora lontano della sua casa e rientrò a notte fonda. Come da testamento Martìn perse tutta la sua proprietà. Martin l'ambizioso e avaro, si disperò, pianse e supplicò Serafino di non lasciarlo nella povertà. Serafino pensò alla sua Tirano, al suo orticello, pensò alla sua chiesa Parrocchiale, pensò a S. Martino e pensò di ripetere quel gesto. Divise la sua proprietà in due come fosse il famoso mantello. Martin abbracciò Serafino e si sentirono felici e furono amici inseparabili per tutta la loro vita. Cari bambini, dovete sapere che la carità e l'amore sono sentimenti che abbracciano il mondo e sono perenni nel tempo, sgorgano dal cuore buono e sincero come il vostro”.

Ezio Maifrè

Per leggere in dialetto tiranese : clicca qui.

Per leggere l’e-book, in costruzione, dei “filò” di Rina clicca qui.

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