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Giovanni Battista Marinoni e la minaccia di esilio

CULTURA E SPETTACOLO - 30 10 2019 - Ivan Bormolini

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/palazzo homodei

(Terza parte di Ivan Bormolini) All'inizio di questo mese, vi ho parlato delle storiche vicende legate all'organo del santuario. Ner farlo avevo citato anche Giovanni Battista Marinoni. Era chiaro anche in quella circostanza, per alcuni versi complessa, che lo stesso godesse di ampia stima da parte della nostra diocesi.

Il 6 settembre 1624, il vescovo di Como Cardinale Desiderio Scaglia, conferiva “ al nostro diletto in Cristo Gio. Battista Marinoni di Tirano in Valtellina, della nostra diocesi di Como”, la tonsura clericale e i quattro ordini minori.

Tutto questo non faceva abbandonare al Marinoni il legarsi in prima persona alle travagliate vicende che interessavano la gente del suo tempo, quindi i tiranesi ed i valtellinesi.

 

I Grigioni, al fine di ottenere la restituzione della Valtellina, mandavano ambascerie ad uno dei comandanti in campo, un tale De Couvres.

Quest'ultimo il 3 novembre invitava i rappresentanti dei comuni valtellinesi ad una riunione. La stessa evidentemente voluta e caldeggiata dai Grigioni non aveva avuto seguito.

La motivazione era semplice ma nello stesso tempo pericolosa, i valtellinesi infatti non avevano accettato l'invito.

E' chiaramente ovvio che tale negazione doveva essere ben motivata ed ampiamente documentata.

Qui, in questa controversa questione, si inseriva ancora una volta la figura del nostro Marinoni, egli presentava un memoriale dove tra l'altro si affermava di “non poter discendere ad accordi senza il consenso del Papa”. Si trattava comunque di una risposta dai caratteri sospensivi.

Tra provocazioni e realtà dei fatti, il De Cuovres, aveva avuto l'insana idea di servirsi delle maniere forti, intimava l'esilio al Marinoni e minacciava lo sterminio dei nostri convalligiani.

 

E qui cari lettori, pensando ad uno smargiasso De Couvres, mi allontano un poco dalla fonte che sto consultando, mi torna infatti alla mente la famosa battaglia del Campone e le gesta del nostro San Michele.

Anche in quella circostanza battagliera ricordo un altrettanto smargiasso e borioso colonnello bernese al comando delle truppe dei Grigioni. Costui portava una collana con tanti ed ampi anelli ed aveva promesso ai superiori di tornare vincitore e con tanti testicoli di preti, quanti erano gli anelli della sua collana.

Lo sappiamo come si era conclusa quella battaglia e la buona sorte aveva voluto che i testicoli dei preti fossero rimasti al loro posto. Non tanto tempo dopo anche la minaccia del De Cuorves si era ridotta ad un nulla di fatto.

Infatti, i valtellinesi accettavano di trattare e qualcosa si era ottenuto anche in favore del Marinoni che non era più soggetto a minacce o sentenze di esilio.

 

Concludo questa terza e penultima parte sulle vicende legate a Marinoni dando qualche notizia sul palazzetto Homodei Marinoni a Madonna di Tirano.

Appena entrati in via Rasica, lasciandoci alle spalle la piazza Basilica, sulla destra notiamo il portale d'ingresso che porta al bel cortile del palazzetto Homodei Marinoni. Nella parte superiore del portale c'è una secentesca scena dell'Apparizione affrescata sul fastigio. Peccato che sia ormai stinta e rovinata.

Appena varcato il portale, notiamo che anche internamente questo è dipinto sul frontone, ancora ben conservato risulta l'affresco della prima metà del XVIII secolo raffigurante San Michele che sconfigge Lucifero.

Si tratta di un edificio che risale al 1576, di particolare interesse sono i tratti rinascimentali, si vedono cornici in pietra alle finestre e caratteristici comignoli a torretta. Dagli spazi verdi della scuola Marinoni e della scuola Il Quadrifoglio, si può notare oltre alla bella facciata sud anche un particolare comignolo a torretta di foggia veneziana.

Davvero interessante è il portale in pietra verde di Tresivio, dove nella parte superiore è presente lo stemma Homodei con le iniziali del costruttore Gian Maria, padre del pittore Giovan Pietro attivo nella decorazione delle volte e delle pareti del santuario. Chi ha avuto modo di leggere la mia piccola ricerca sulle vicende legate all'organo del santuario, potrà ricordare come lo stesso Giovan Pietro era stato tra gli oppositori di questo grandioso strumento, in quanto la grande cassa oscurava le sue opere.

 

La lapide sulla facciata ovest ci fornisce preziose indicazioni: la prima che ci testimonia la residenza di Giovan Pietro, la seconda e già citata annovera che il Marinoni vi aveva dimorato dal 1638 al 1656, anno della sua morte.

Interessante è anche l'ultima parte che cita la presenza nella casa dei deputati del santuario,

Marinoni infatti lasciava per testamento la casa e le annesse pertinenze alla chiesa di Madonna. I deputati del santuario ne avevano fatto sede ufficiale dell'archivio e dell'amministrazione del tempio Mariano.

Nel 1798 questa bella casa veniva incendiata dai soldati francesi, poi era stata adibita a trattoria con alloggio e sede scolastica, sino alla sua alienazione da parte del nostro comune agli inizi del Novecento, interamente restaurata è oggi abitazione privata di proprietà Garbellini.

 

Chi come me ha avuto l'onore di essere ospite del professor Gianluigi Garbellini, avrà potuto ammirarne anche gli interni, ogni angolo pare essere testimone ancor oggi di secoli di storia e vicende dei personaggi che vi hanno abitato. Nella sala l'occhio non può non indugiare sul soffitto dove vi è una decorazione raffigurante una veduta del santuario visto dalla salita che conduce a Santa Perpetua, si tratta di una tempera dei primi dell'Ottocento.

Oltre al santuario spiccano le famose botteghe realizzate per la fiera di San Michele e si nota nella sua originaria costruzione anche il palazzo San Michele.

 

(Fine terza e penultima parte, la quarta verrà pubblicata domani)

 

FONTI: La Chiesa di San Martino in Tirano. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa finito di stampare nel mese di dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio.

Tirano Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa. Lito Polaris Sondrio.

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