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Eugenio Morelli: il suo impegno per la Valtellina, la sua abilità medica in guerra e il sanatorio tipo

CULTURA E SPETTACOLO - 07 11 2019 - Ivan Bormolini

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Dal sito del Senato della Repubblica

(Seconda parte di I. Bormolini) Abbiamo visto ieri quanto fosse ampia e densa di studi l'attività di Eugenio Morelli. Tuttavia egli non aveva mai scordato la sua terra d'origine ed anche in questo contesto vi aveva lavorato in prima persona. Era il 2 agosto 1912 quando veniva eletto consigliere provinciale del Mandamento di Tirano e sempre nel 1912 membro della Giunta esecutiva della Federazione Democratica Valtellinese.

 

Ampio era stato il suo interessamento ai problemi sanitari della provincia: sul giornale “la Montagna”, organo del Partito Socialista Riformista Valtellinese, aveva dibattuto la questione ospedaliera inerente alla distribuzione degli ospedali nel territorio. Attenzione siamo ancora lontani in linea di tempo dal suo diretto interessamento che riguardava lo studio per la realizzazione del Villaggio Sanatoriale che porterà il suo nome.

Si era occupato dei problemi agricoli, adoperandosi per i sussidi ai contadini e per la costruzione o il miglioramento delle loro case, era divenuto anche presidente della Cattedra ambulante di agricoltura di Sondrio.

 

Allo scoppio del primo conflitto mondiale, Morelli era in prima linea come maggiore medico di complemento; sul fronte del Piave nel 1917/18 si era guadagnato due croci al merito di guerra, un encomio solenne e due medaglie d'argento al valor militare.

E' dunque evidente che anche sui campi di battaglia, Morelli non si era sottratto al suo dovere di medico e gli encomi appena citati ne sono la testimonianza.

Negli ospedali da campo egli aveva applicato nelle ferite toracico-polmonari la collassoterapia del pneumotorace artificiale del suo maestro Forlanini, modificando opportunamente apparecchiature già esistenti e creandone di nuove.

I successi dell'innovazione terapeutica si erano dimostrati notevoli tanto che la mortalità dei feriti toracici era scesa dal 34% al 5%.

Questi apparecchi dunque si erano rilevati di fondamentale e diremmo vitale importanza appunto da venire adottati dal Regio Esercito ed il professor Morelli veniva incaricato dalla Direzione della Sanità Militare per tenere lezioni sull'argomento presso la Scuola degli Ufficiali Medici di Firenze.

 

Questa sua esperienza nel campo della medicina militare di allora, veniva riportata nel libro “La cura delle ferite toracico-polmonari” pubblicato nel 1918 in cui era riportata la commovente prefazione del suo maestro Carlo Forlanini, scritta appena due giorni prima di morire.

Al ritorno alla vita civile, dal 1919 al 1924, Morelli aveva diretto come incaricato, la Patologia speciale medica di Pavia. Sempre nel 1924 a seguito di un concorso, veniva nominato professore ordinario di Patologia medica dell'Università di Pavia, incarico ricoperto sino al 1928.

L'anno prima era stato nominato vicepresidente della Federazione italiana contro la tubercolosi.

 

Lasciata Pavia, nel 1928 veniva chiamato all'Università di Roma a dirigere la Clinica della Tubercolosi e delle malattie respiratorie.

Si trattava della prima cattedra di tisiologia in Italia e la seconda la mondo dopo quella di Parigi fondata nel 1927 da Léon Bernard.

La sede della clinica era il vecchio sanatorio Bernardino Ramazzini che i romani avevano battezzato Porta Furba, dal nome della località dove sorgeva.

In questa sede venivano iniziati i corsi di specializzazione in tisiologia, era nata la scuola romana di tisiologia, e la prima scuola di fisiatrica italiana dalla quale erano usciti i grandi nostri tisiologi quasi tutti successivamente direttori dei sanatori dell' INFPS e dei consorzi provinciali antitubercolari. Il professor Morelli ne era l'indiscusso caposcuola.

A Porta Furba prendeva il via la lotta organizzata contro la tubercolosi. In quel contesto al fine di rendere operante la legge sulle assicurazioni obbligatorie era necessario, oltre alla formazione dei medici specialisti, costruire edifici per “la rete sanatoriale assicurativa”.

Morelli, nominato “Alto consulente medico” per l'assicurazione contro la tubercolosi, presso la Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, apporta con l'aiuto di ingegneri e del direttore sanitario, i progetti del “sanatorio tipo”.

Nella sede del Ramazzini veniva allestito un padiglione sperimentale, dove venivano condotti gli studi preliminari e le prove sperimentali di materiali ed attrezzature, quasi tutti ideati dallo stesso Eugenio Morelli.

 

IL PROFESSOR EUGENIO MORELLI E LA TECNICA EDILIZIA OSPEDALIERA: in questo contesto ci avviamo a conoscere non solo un medico ed un professore di altissimo livello, ma anche un attentissimo e geniale innovatore della tecnica edilizia ospedaliera. Un fattore quest'ultimo importantissimo per la riuscita delle cure contro quella tubercolosi che Morelli aveva trasformato in una crociata scientifica e morale contro il massimo flagello sociale di quell'epoca.

E' infatti vero che la tubercolosi già dagli ultimi decenni dell' 800, e sin poi per la prima metà del secolo scorso era la malattia infettiva più temibile per infettività e mortalità.

Egli, discuteva con i tecnici ogni minimo particolare inerente all'edilizia: dal tipo di illuminazione, al riscaldamento, alla pavimentazione, occupandosi delle caratteristiche che anche il letto di degenza doveva avere.

 

Non solo, si era occupato degli avvolgibili e delle verande, dei lavandini e delle sputacchiere, sino a studiare la grandezza di porte e finestre. Non aveva tralasciato nemmeno l'orientamento e la capienza del sanatorio, l'architettura della facciata, l'altezza dell'edificio e la cubatura delle camere.

Era sua preciso compito la scelta dei luoghi dove dovevano sorgere le nuove costruzioni sanatoriali, vagliando le condizioni climatiche e le situazioni demografiche, sociali ed economiche.

Morelli aveva percorso tutto il territorio nazionale ed aveva fatto della nostra penisola, isole comprese, un vero e proprio cantiere sanatoriale.

In pochi anni nascevano il Forlanini di Roma, il Principi di Piemonte a Napoli, il Centro sanatoriale di Forlì, il primo preventorio italiano a Sondrio e gli altri i sanatori italiani che in tutto erano circa una sessantina.

 

In merito al Villaggio Sanatoriale E. Morelli, in questa storia di grande lungimiranza costruttiva e volontà di combattere contro la tubercolosi, era da considerarsi il culmine di un'azione statale essendo divenuto il più grande Istituto per la cura della tubercolosi di tutta Europa.

A volerne la sua costruzione, nella nostra zona montana era stato proprio Eugenio Morelli, il quale, nel 1928 aveva fatto eseguire un'analisi sulle condizioni morfologiche di una vasta area e Sondalo era risultato il luogo ideale per la realizzazione del sanatorio.

La sua costruzione iniziata nel 1932, era proceduta a ritmo elevatissimo. In soli sei anni venivano eretti ben nove padiglioni in grado di ospitare 300 malati ciascuno.

I lavori venivano ultimati nel 40, ma solo nel novembre di sei anni dopo i primi malati potevano farvi accesso per le cure adeguate.

 

(Fine seconda parte, domani l'ultima)

 

FONTI: Storia della medicina e della sanità in Valtellina. Dalla peste nera europea alla seconda guerra mondiale (1348-1945). Autore Pierluigi Patriarca. Società Storica V altellinese. L'officina del libro editore. Stampa: Finito di stampare nel mese di novembre 1988 dalla Tipografia Bettini Sondrio.
Il Villaggio sanatoriale Morelli di Sondalo. PDF Politecnico.it Storia Cultura. Eventi Culturali.

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