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E voi chi dite che io sia?

CULTURA E SPETTACOLO - 16 09 2018 - Don Battista Rinaldi

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Siamo arrivati al centro del vangelo di Marco, ma anche all’interrogativo fondamentale che l’evangelista ha preparato in molte occasioni: prima con la testimonianza data a Gesù nel battesimo (questi è il Figlio mio, l’eletto…), poi con l’affermazione degli spiriti impuri (Tu sei il santo di Dio), poi con la domanda che ritorna sulle labbra dei discepoli e dei suoi compaesani (Chi è costui?). Ora la domanda è posta direttamente da Gesù ai suoi discepoli: ‘ma voi chi dite che io sia?’

 

Ovviamente una domanda non retorica, né che si attende una risposta preconfezionata, da catechismo. Gesù attribuisce una certa importanza alle domande, alle preoccupazioni, alle sofferenze delle persone; la salvezza si comprende a partire dalle domande, dalle preoccupazioni e dai drammi della gente.

 

Gesù non si aspetta una formula, ma una decisione di vita. L’autentica confessione dell’identità di Gesù avviene attraverso la vita, è una scelta di campo. Mentre diciamo di essere cristiani dobbiamo prendere coscienza che dobbiamo ancora diventare cristiani. È facile dare a Gesù un’identità che non disturba i nostri interessi; mentre nella risposta deve apparire chiaro con quali criteri guardiamo alla storia umana: con quelli di Cristo o con i nostri?

 

Nei criteri di Cristo l’obbedienza si manifesta nel fatto che il Figlio dell’Uomo ‘deve’ molto soffrire. Un ‘dovere’ che non rinvia a una volontà crudele di Dio che vuole uno spargimento di sangue per essere soddisfatto. È un dovere che sgorga dall’incontro tra la libertà di Gesù e la volontà del Padre; per cui vive gli eventi della passione e morte nella fedeltà a Dio, nell’amore e nella libertà. Per questo invece che suscitare immagini perverse di Dio, quel ‘dovere’ indica lo scandalo di un Dio che ha scelto di farsi conoscere agli uomini sulla croce, cioè nel dono totale di sé senza tornaconto; luogo simbolo anche di tutte le sofferenze umane.

 

E questo diventa lo scandaloso cammino che anche il discepolo deve seguire. La parola di Gesù è sempre scandalosa e paradossale, che si scontra con i pensieri e le parole degli uomini. Perfino Pietro è richiamato a tornare al suo posto: ‘dietro a Gesù’ e non davanti o di fianco con la pretesa di insegnargli la via giusta.

 

Ai discepoli e alla folla Gesù chiede di rinnegare se stessi, prendere su di sé la croce, donare la vita: parole che urtano la sensibilità attuale dove ciascuno cerca il proprio tornaconto e il proprio benessere, anche spirituale. Si dimentica che il centro della vita di Gesù e del credente è l’amore: una vita spesa liberamente nell’amore fino alla morte.

 

Il vangelo ci mette così di fronte alla dialettica tra senso e non-senso che non mira a distruggere i valori umani, ma obbliga a decidere quale significato vogliamo dare alla nostra vita.

 

Don Battista Rinaldi

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