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Due carri di oggetti preziosi partirono dal santuario alla volta di Milano

CULTURA E SPETTACOLO - 12 09 2019 - Ivan Bormolini

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/santuario, altare

Vi faccio partecipi di alcune mie curiosità inerenti al nostro magnifico santuario. Chi tiranese, oppure da pellegrino giunto da altri luoghi in visita al nostro tempio mariano, oltre alla preghiera e alla devozione, non può non soffermarsi ad ammirare lo stupendo altare dell'Apparizione e nello stesso tempo lo scurolo posto nel vano dietro l'altare stesso?

Ai lettori propongo una ricerca in due puntate, una pubblicata in data odierna ed una domani.

 

L'altare dell'Apparizione, è indubbiamente un'opera di grande pregio e bellezza nel suo armonioso disegno architettonico.

Ci troviamo al cospetto di un manufatto che risulta essere più recente rispetto alla cinquecentesca cappella ed ai suoi ornamenti originari.

L'altare, veniva nuovamente realizzato tre il 1801 e il 1802, basandosi sul progetto dell'architetto Giovanni Maria Pianta di Milano nella celebre bottega di Gabriele Longhi di Viggiù.

Lo scorso anno, sempre nel mese di settembre, ricordando la storia dell'Apparizione, vi avevo parlato, degli eventi del quarto cinquecentenario (1904), includendo in quel viaggio anche le opere d'arte realizzate per la ricorrenza.

 

Faccio oggi un salto indietro di cento anni. in quel 1804, in occasione del terzo centenario dell'Apparizione, si desiderava disporre il nostro tempio, di un nuovo altare degno della rinomanza della Madonna di Tirano. Quest'opera doveva rimpiazzare, senza rimpianto alcuno, l'esistente altare rovinato e profanato. Ma perchè profanato?

Il 18 dicembre 1798, è da ricordare come una delle date più terribili per il santuario, il rettore Pietro Alessandro Sertorio in lacrime, assisteva impotente all'atto di spoliazione dell'altare dell'Apparizione.

Era infatti perentorio un'ordine di Bernardo Piazzi di Ponte, commissario del Dipartimento, di Filippo Ferranti, segretario dell'agente della Repubblica Cisalpina per i beni nazionali e del presidente della municipalità di Tirano, Nicola Visconti Venosta.

Questi, a loro volta, erano incaricati dal Direttorio di Milano, per “depredare” l'altare.

Venivano sottratti dallo stesso ben sette pesi e quattro libre di argento puro ( circa 60 chilogrammi ), si trattava di tutto il sontuoso rivestimento in lamine d'argento.

 

Il prezioso apparato, era realizzato, con più commissioni, tra il 1683 ed il 1690, dall'orafo milanese Federico Perego.

Quella storica espoliazione, assieme alle lastre cesellate dell'altare, comprendeva altri arredi ed oggetti, in oro ed argento, comprendenti i monili offerti dai fedeli alla Madonna, alcuni dei questi poi resi.

Analizzando oggi la vicenda, è chiaro che ci troviamo al cospetto di uno scempio perpetato in quel luogo sacro.

Aggiungo in quella drammatica circostanza, una narrazione scritta da Monsignor Lino Varishetti, che mi pare essere molto esaustiva:

Nel 1798 gli stessi Francesi, nel nome delle libertà, predicate dalla dalla Rivoluzione Francese, si ritennero autorizzati a depredare anche il santuario di Tirano.

Vi saccheggiarono tutto quello che cadde loro sotto mano: e oggetti di valore andarono irrimediabilmente perduti e quei focosi giacobini, spogliarono ampiamente perfino l'altare di legno dell'Apparizione, coperto di lamine d'argento....

Rispettarono però il famoso dono done del Richelieu, Forse ebbero timore di quel loro potentissimo antenato....”

E per dare ulteriore testimonianza di quei fatti predatori aggiungo un'altra testimonianza sempre del Varischetti che fornisce anche la data precisa di quei sinistri atti:

Il 18 dicembre 1798, emissari della Repubblica Cisalpina, asportavano, sotto lo sguardo atterrito del vecchio rettore del santuario, apparati e vasi sacri e ori donati alla Beata Vergine e altri oggetti di incalcolabile valore storico e artistico. Lo stesso altare dell'Apparizione, che era di legno con decorazioni in lamine d'argento, fu devastato. Un cronista dell'epoca lasciò scritto che due carri di oggetti preziosi partirono dal santuario alla volta di Milano”.

 

Ma lasciamo la storia, per parlare di arte: L' intero e rinnovato altare è ricchissimo di opere, ognuna della quali meriterebbe degna descrizione, parliamo infatti da capolavori di grande valenza.

Queste, nessuna esclusa, porta l' occhio all'antica icona intagliata da Giovan Angelo del Majno tra il 1519 ed il 1524.

Posta nell'edicola sovrastante l'altare, questa bellissima visione, incarna un pezzo importantissimo della storia di Tirano e non solo.

Potremmo, dopo il prodigioso evento della Folla, descriverne una lunga narrazione, costellata da eventi, molti dei quali miracolosi, ben narrati e testimoniati nel Libro dei Miracoli.

Ma voglio rimanere attento a quella scena che ha ben più dell'artistico. In quell'icona della Madonna di Tirano, non coglie indifferenza alcuna lo sguardo della Vergine, esso è materno e osserva il figlio nel giaciglio.

 

Va detto che quel Bambino Gesù, non è l'originale, risale ad un'opera di Carlo Panizza del 1948 e la culla risulta essere intagliata dai fratelli Andreola di Bormio negli anni cinquanta del secolo passato.

Nell'icona, Maria, indiscussa Regina del Cielo, è in piedi su una nube sorretta da angeli.

Non è questo un caso, ma il tutto ci richiama alla scurolo ed agli ex voto, ma di questo vi parlerò domani.

 

(Fine prima parte)

Ivan Bormolini

 

FONTI: La Madonna di Tirano. Monumento di fede di arte e di storia. Autore Gianluigi Garbellini. Finito di stampare nel mese di giugno 2004 dalla Tipografia Polaris Sondrio.

Tirano. Autore don Lino Varischetti. Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.

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