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Cosa ci ha insegnato il Coronavirus?

CULTURA E SPETTACOLO - 10 06 2020 - Ezio (Méngu)

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Consiglio di saltare a piè pari questo scritto a chi pensa che la morte “tocca sempre prima gli altri“. Il vocabolo morte, nella società postmoderna, è spesso ‘”rifiutato “ persino sulle scritte degli avvisi funebri. La morte appare nel nostro immaginario spesso rappresentata da un uomo pallido, dal mantello e cappuccio nero, dagli occhi tetri e profondi che con la sua falce fa gran mietitura d’esseri umani. Ma non sempre ha questo aspetto, talvolta assume i connotati, come nel caso del Coronavirus, di una minuscola pallina invisibile di gelatina. Questo virus, nella sua massima virulenza, ha fatto una gran mietitura di anziani, giovani, e meno giovani demolendo in un pochi giorni un sistema di vita consolidato da anni. Inutile raccontare le infinite sofferenze e i disastri economici che ha portato. Poniamoci invece una domanda: “cosa ci ha insegnato il Coronavirus ?” “Nulla”, mi par di sentir dire da molti , “ le sciagure arrivano senza ragione, sono come mostri che vanno combattuti e sconfitti “. Altri dicono “ sono segni di un “disegno intelligente” che non riusciamo a comprendere “. La domanda me la sono posta anch’io e come risultato mi sono risuonate nelle orecchie alcune parole di un Sacerdote, parole sante che tante volte transitano in un orecchio per uscire dall’altro. Le aveva proferite un mese prima della pandemia con braccio teso e con quell’enfasi che non lasciano dubbi sulla verità dettata da una profonda fede. Aveva detto ai fedeli : “noi non moriremo mai”.

 

La morte quel sacerdote l’aveva cancellata dal suo vocabolario convinto che essa sia solo un passaggio terreno, insomma un ponte per transitare in un luogo promesso. Penso che aveva ragione e ragione da vendere, poiché si muore per un nulla e quanto meno te lo aspetti. Le sue parole sono state per me una grande consolazione nella bufera del Coronavirus che ha spirato furibondo per tre mesi e che anche ora aleggia minaccioso. Con l’espressione “Noi non moriremo mai” penso che il caro Don abbia fornito ai fedeli una corazza per prevenire la paura della morte, poiché la vita continuerà nella sua completa interezza anche dopo la nostra morte fisica. Il coronavirus morirà, noi no ! Se il virus ha sulla sua gobba gelatinosa la scritta “ a chi tocca, tocca, non guardo in faccia nessuno !” con quella espressione del sacerdote troviamo anche il coraggio guardare in faccia il coronavirus senza tremore, poiché nessuno potrà ucciderci per sempre. Ora chiunque abbia letto queste quattro righe, scritte con il cuore, sappia che noi tutti siamo come dei sottili evanescenti soffioni di fiore di tarassaco. Anche coloro che parlano con alterigia, che ne sanno una pagina più del libro, che camminano per le strade mandando innanzi prima la pancia e dopo il loro cervello sono soffioni di tarassaco.

 

Basta un “furioso colpo di coronavirus” che la vita terrena si disperde nell’aria come la sottile semente del fiore e rimarrà solo il gambo che presto si seccherà e si disperderà nel terreno . Chi ha buon seme darà altri fiori, i grami e i malvagi avranno il loro seme tra i sassi e i rovi . Non lo dico io, lo dirà la vostra coscienza se l’ascoltate per benino. Il coronavirus ci ha insegnato che colpisce tutti indistintamente, buoni, cattivi, vecchi e giovani, luminari e ignoranti, ricchi e poveri, bianchi e neri, persone di qualsiasi razza senza distinzione. Il coronavirus mi ha ricordato che la pietà, la condivisione, l’amore verso gli altri è una potente medicina per farci scoprire le nostre debolezze e miserie, che il male può essere anche salvezza di molti, che la privazione del culto Divino può essere più dura del morso della fame , che pregare per gli altri è salvezza per noi stessi perché troviamo, nel nostro cuore, nella preghiera quello che mai ci saremmo aspettati. E a voi la pandemia cosa ha insegnato ?

 

Ezio (Méngu)

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1 COMMENTI

11 06 2020 13:06

Méngu

Rispondo a Ricü Selvadech, ( pseudonimo di un Signore che per sua fortuna sarà anche “ selvadeck” ma che nel suo commento dimostra un critica acuta e di una intelligenza non comune. Nel mio scritto avevo terminato con la domanda:” cosa ci ha insegnato il coronavirus ?” Ricü ha risposto, nel suo pieno diritto di esprimere la sua opinione, su temi. che a mio avviso non fanno una grinza, anzi dimostrano quella “ fierezza valtellinese” di voler capire le cose imposte dal’alto. Nel mio scritto aveva trattato due temi che, devo dirlo, sono esperienze di vecchi quale sono. Avevo trattato il tema della vita . Avevo scritto che, in qualsiasi occasione di sventure e pericolo di morte , occorre per aver forza, coraggio e consolazione di “ tirare avanti “ chinare il capo e sperare in Dio e quello della pochezza umana. Mi piace ora ricordare anche quello della grande solidarietà della gente comune dimostrata in questa occasione quando si è nel bisogno e nella sventura. Chi è più Giusto di colui che da la vita per aiutare gli altri ? Io non so se Ricü è vecchio o giovane, ma dal suo commento appare una grande vitalità e forza, nel torto o nella ragione, di quella forza che dovremmo avere in ognuno di noi perché le cose vadano meglio e siano condivise dalla gente. Ricordando le varie trasmissioni televisive dei luminari “ dell’epidemia “ il mio cervello è confuso da mille verità e non so a quella che devo dar retta. “ Chi legge il commento sotto avrà modo a sua volta di meditare. Grazie. ************ Commento di Ricü Selvadéck su Facebook.. • Il virus ci ha insegnato anche che le forze dell'ordine obbediscono al padrone e non sempre sono al fianco dei cittadini, che molti sindaci si credono influencer e fanno i loro proclami sui social, molti invece si credono sceriffi ed è ancora peggio. Che la paura è un ottimo metodo di governo, che chiamare le cose con un altro nome o con un nome straniero le fa sembrare meno amare Ad esempio lock down = ARRESTI DOMICILIARI. Ci hanno fatto credere che la nuova fede sia il distanziamento sociale senza che nessuno riflettesse sul significato del termine, se per evitare il contagio devo tenere almeno un metro di distanza dai miei simili lo chiamo distanziamento fisico! Distanziamento sociale significa distanziare o abolire i rapporti sociali! Forse a qualcuno fa paura che il popolo si possa riunire discutere e magari addirittura ribellarsi e quelli che più hanno paura di questo sono gli stessi che si riempiono la bocca di parole come democrazia e libertà, se in Italia ci fosse democrazia e libertà forse questi individui sarebbero in galera se non addirittura giustiziati per tradimento. Ci ha insegnato che la chiesa che purtroppo spesso mette il naso dove non dovrebbe condizionando la politica, questa volta non è stata in grado di difendere i diritti dei fedeli e di libertà di culto, non capisco perché si possa entrare in un supermercato seppure con le dovute precauzioni e non si possa andare in chiesa, moschea o sinagoga con le stesse precauzioni! Io ricorderò tutta la vita questa esperienza, porterò con me il ricordo di tutti i morti e di tutti quelli che hanno sofferto ma soprattutto non riuscirò mai a scordare l'esperienza carceraria che abbiamo subito, il doversi guardare le spalle se andavo in un bosco o nella baita perché potevo essere sanzionato, il timore che se andavo dai miei genitori potevo essere ruffianato da un vicino, non potrò mai scordare nemmeno i complici di questo regime e non potrò più portare loro lo stesso rispetto di prima!