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Che dire: speriamo in bene! Buon anno!

CULTURA E SPETTACOLO - 31 12 2017 - Ivan Bormolini

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L'anno che sta per terminare, è stato un periodo ricco di eventi, spesso di natura positiva e pure negativa, ogni anno è così, ogni bilancio ha i suoi pro ed i suoi contro.
Certo, guardando all'economia del Paese, qualche spiraglio positivo lo si è intravisto: la ripresa pare essere iniziata e finalmente una timida luce in fondo al tunnel la si inizia a percepire. Tuttavia i problemi legati alla grave crisi economica che ci ha colpito per anni sono ancora molti e si devono trovare delle soluzioni che al momento non paiono a portata di mano ed immediatamente fattibili. 
Che dire: speriamo in bene e buon anno! 

 

Parlando di problematiche del nostro Paese, il dato sul numero degli italiani che vivono in povertà, magari dopo una vita di lavoro, fa riflettere. Esiste e sono le statistiche a confermalo, che in Italia l'indice di povertà è elevatissimo ed è paragonabile ad alcuni Paesi dell'Est Europa. Un amaro record, se ci pensiamo bene, che tocca disoccupati, anziani e intere famiglie. Occorreranno a breve delle fattive risposte a questa gravissima condizione sociale.
Che dire: speriamo in bene e che questi indici di povertà col tempo possano fornire numeri reali meno allarmanti.
E' evidente che l'anno che sta per terminare, a livello lavorativo, ha segnato qualche dato positivo: sono diminuite le ore di cassa integrazione in molti comparti produttivi, sono pure calati i licenziamenti o le aziende che hanno definitivamente cessato l'attività.
Tuttavia questo non porta ancora alla soluzione dei tanti problemi legati al mondo del lavoro, in quanto permangono alti i dati sulla disoccupazione sia questa giovanile che in altre fasce di età.

 

Alcuni, anzi direi molti imprenditori, non esistano ad affermare che nonostante una timida ripresa, rimane impossibile fare programmi ed investimenti sul medio e lungo termine. E' quindi innegabile che si lavora giorno per giorno e questo certo non giova, per esempio, sul tema delle assunzioni e sugli andamenti economici delle aziende stesse, piccole, medie e grandi. La burocrazia e altre a volte assurde incombenze di certo non favoriscono la ripresa, ma costituiscono regole e balzelli di davvero difficile interpretazione.

 

A dimostrazione che la crisi in Italia non è finita ci pensano i casi emblematici di questi ultimi tempi e che riguardano marchi storici del Made in Italy, ovvero la Melegatti, Borsalino e l'annosa situazione che interessa le acciaierie Ilva. Certamente ci saranno comunque altre situazioni che vivono momenti non facili. C'è da sperare che l'anno nuovo porti ad una più consolidata ripresa e che dai momenti di pesante incertezza si passi ad un'epoca di ritrovato ottimismo che si potrebbe tradurre in una maggiore fiducia sia per gli imprenditori sia per le maestranze e le loro famiglie.
Che dire: speriamo in bene e buon anno!

 

Politicamente parlando, presto gli italiani aventi diritto al voto saranno finalmente chiamati alle urne per esprimere il diritto e dovere di voto come sancito dalla nostra Costituzione, che proprio il 27 dicembre ha compiuto settant'anni.
L'augurio è che chi è candidato, di qualsiasi partito o schieramento politico, e risulterà vincitore abbia capacità, coscienza e serie motivazioni per governare il Paese, magari per un lungo periodo. Il lavoro da compiere, cari politici, è davvero tanto, così come sono tante le aspettative degli italiani, su variegati temi che a vario titolo interessano da vicino i cittadini nella vita quotidiana.
Che dire: speriamo in bene e buon anno, ma soprattutto buon lavoro al futuro premier del Paese e al futuro Governo! 

 

Nei ricordi del 2017, c'è pure lo sport: ha pesato l'eliminazione della nostra Nazionale di calcio dai Mondiali di Russia 2018. In molti hanno paragonato questa esclusione all'andamento generale del Paese. Forse non è il caso di fare di tutta un'erba un fascio: questo fallimento storico del calcio italiano era nell'aria da tempo e la disfatta contro la Nazionale Svedese poteva essere prevedibile e non certo una sorpresa amara degli ultimi cento ottanta minuti.
Che tutto ciò serva da lezione per gli anni futuri, sia da monito per coloro che governernano il calcio italiano e per coloro che lo giocheranno sul campo.
Che dire: speriamo in bene e buon lavoro, prima che un buon anno!

 

Guardando al difficile e complesso panorama internazionale, è pensabile che, oltre alle guerre in atto, non se ne vadano ad aggiungere altre. Tutto questo minerebbe un difficile quadro internazionale che vive sul filo del rasoio.
Non scordiamocelo, anche il terrorismo è guerra aperta, senza regole e senza confini; colpisce subdolamente, nella frazione di tempo di un istante, e miete ignare vite.
Che dire: speriamo in bene e buon anno! Che le armi tacciano, ed i governanti sappiano trovare la via della diplomazia e del dialogo costruttivo, il tutto al fine di trovare i giusti compromessi, senza consegnare alla storia ulteriori tributi di vite umane che sono impotenti, che nulla possono, ma che subiscono.

 

Ed infine buon anno a noi tiranesi, lettori e clienti inserzionisti di questa testata. 
Che dire: buon anno di cuore a tutti, che sia un anno di salute, di lavoro, di vita famigliare e quant'altro ancora...
Che dire: senza troppo pepe o eccessiva polemica... Infine, è poi l'agorà che parla, che dice la sua a livello tiranese. La sostanziale verità dei fatti non è attesa in questo nuovo anno, ma guarda al 2019. Nel 2018, infatti, gli orditi e le trame della politica locale verranno tessute, con abili manovre, sicuramente non pubbliche. Sarà il 2019 a consegnare un verdetto e chissà quale sarà o come sarà targato: novità, conferme, nuovi nomi.. E' sicuro che in quest'anno se ne parlerà, in silenzio ma se ne discuterà.

 

Che dire: buon anno all'Amministrazione e buon anno a coloro che lavorano per un'alternativa, ammessa che quest'ultima sia vera e fatta di nuove idee.
Buon anno!

 

Ivan Bormolini

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