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A Tirano presentato il volume sulle locali mappe censuarie dell’Impero austro-ungarico

CULTURA E SPETTACOLO - 18 02 2020 - Redazione

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/Mappe censuarie dell’Impero austro-ungarico, Distretti di Tirano e Bormio

Sabato 15 febbraio un pubblico attento e interessato ha seguito la presentazione del volume relativo ai Distretti di Tirano e Bormio nella prima metà dell’Ottocento, organizzato dall’amministrazione Comunale in collaborazione con la Biblioteca Arcari.

La curatrice del volume, Cristina Rainoldi, ha contestualizzato le mappe relative a Tirano e al suo territorio all’interno dell’imponente opera di rilevazione ultimata dall’amministrazione austriaca, dal 1815, dopo il passaggio della Valtellina e della Valchiavenna all’Impero d’Austria.

 

Scopo del catasto particellare era l’imposizione fiscale che permettessero alle casse di Vienna di far fronte al finanziamento dei progetti innovativi ai quali, peraltro, doveva partecipare, per la metà della spesa, anche ciascuna amministrazione comunale.

La relatrice ha tenuto ad evidenziare le difficoltà tecniche nella realizzazione di mappe catastali “parlanti”, in un’epoca dove mancavano le odierne tecnologie ed ogni rilievo andava eseguito a mano con il solo aiuto della bussola e del goniografo, portandosi a spalla, pure in luoghi impervi, la pesante tavola pretoriana.

 

Oggi le mappe rappresentano una documentazione precisa che permette di affiancare all’interesse storico anche l’apprezzamento per la cura iconografica come si può rilevare sfogliando le pagine del volume che mette a confronto passato e presente grazie all’abbinamento di mappe (con brevi testi tratti da autori coevi) e ortofoto attuali.

 

Tirano, in quel periodo borgo già popoloso e attivo, venne scelto come capoluogo di un ampio Distretto amministrativo e censuario e quindi si arricchì di uffici e servizi che richiederanno negli anni a seguire significativi interventi urbanistici e di riordino del territorio come la costruzione del rettilineo tra Madonna e il centro, il proseguimento della strada dello Stelvio e la realizzazione dell’attuale piazza Cavour, luogo simbolico del nuovo corso. A queste opere si aggiunsero l’arginatura dell’Adda e del Poschiavino e la loro rettificazione, la realizzazione dell’ospedale nel luogo dove sorgeva un antico convento e l’individuazione di un’area cimiteriale lontana dall’abitato.

 

Lo storico locale professor Gianluigi Garbellini, guidando la “lettura” delle mappe proiettate, ha magistralmente messo in evidenza la correlazione tra gli eventi catastrofici ambientali (alluvioni e frane) ed il mutare degli assetti del territorio. L’idrografia è elemento significativo per comprendere la società preindustriale tiranese dove le risorse economiche non derivavano solo da agricoltura e allevamento con relative fiere, ma anche dell’artigianato legato allo sfruttamento delle rogge che fornivano energia idraulica a mulini, segherie, fucine…

 

Il Sindaco, architetto Franco Spada, plaudendo all’iniziativa culturale, ne ha sottolineato l’attualità in quanto una buona comprensione dell’evoluzione urbanistica della città rappresenta la condizione per interventi di recupero e di integrazione rispettosi delle specifiche vocazioni dei luoghi, delle costruzioni, dei percorsi e dei collegamenti funzionali tra i vari agglomerati.

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